Digitale terrestre. Siddi all’Agcom: ‘Nuovo sistema rischia di mettere in difficoltà le Tv locali’. Intanto la Ue prende ancora tempo sul caso Sky

di Antonietta Bruno |

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Franco Siddi

La riduzione delle frequenze multiple disponibili e il passaggio delle tv locali a canali con frequenze ‘più deboli’, rischierebbe di mettere in ginocchio il sistema delle tv locali già impegnato a fronteggiare l’impoverimento delle risorse disponibili per effetto della crisi economica e il costo degli investimenti per la rimodulazione delle trasmissioni sul digitale“. Ad esprimere tale preoccupazione, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che in una lettera al presidente di Agcom, Corrado Calabrò, interviene nuovamente sui paventati effetti negativi che il nuovo ordinamento automatico del telecomando della Tv digitale e le ipotesi del nuovo piano delle frequenze, porterebbero causare al sistema delle televisioni locali.

 

Tagli all’occupazione in primis, oltre che problemi sull’estensione del pluralismo dell’informazione. “Per questo riteniamo che vada assicurato lo spazio qualitativamente e quantitativamente adeguato per le tv locali” ha detto, aggiungendo che “per quanto riguarda il telecomando digitale terrestre, riteniamo che si debba tenere conto di un principio di federalismo televisivo rispettoso delle scelte, delle abitudini, degli orientamenti del pubblico di riferimento in ciascuna area regionale. Sicuramente nei primi dieci canali, regione per regione o bacino per bacino, non possono mancare le tv locali di più consolidata presenza nelle preferenze dei cittadini“.

Non sta a noi indicare la soluzione tecnica – si legge ancora nella missiva di Siddi – ma sicuramente l’opportunità del nuovo piano di assegnazione delle frequenze è l’occasione per garantire spazi adeguati a tutti gli operatori, per una nuova attenzione al sistema della televisione locale, che pure è chiamato a compiere un decisivo passaggio di trasformazione verso una dimensione imprenditoriale efficiente e valida, da considerare con pari dignità. E’ l’occasione perché gruppi dominanti e oligopolisti, siamo sicuri e che anche l’Autorità ne convenga. Non siano né appaiano come beneficiari di pregio di un bene pubblico – continua – Per essere ancora più chiari, non siamo interessati allo scontro tra i grandi gruppi (Mediaset, Sky e la stessa Rai) per ottenere per sé le migliori frequenze ma perché siano messe in pari disponibilità tutte le risorse tecniche e non siano lasciate le più deboli al polo cosiddetto minore, seppure da collocare ai primi posti in più di un caso in diversi bacini”.

Poi le conclusioni e le richieste al presidente Calabrò: “chiediamo una definizione del nuovo assetto delle tv nazionali e locali sul telecomando digitale, un equilibrio di massima garanzia idoneo a tenere insieme le diverse esigenze e soggettività“.

 

Ma se per la Fnsi va necessariamente ‘assicurato uno spazio qualitativamente e quantitativamente adeguato per le tv locali‘, nessuna decisione arriva dalla Commissione europea sulla regolamentazione della piattaforma satellitare Sky. Questione al vaglio degli esperti del settore sin dallo scorso mese di marzo ma  che ad oggi, a circa due mesi di distanza, il Commissario Ue per la Concorrenza Joaquin Almunia, sta prendendo ancora tempo.

Dai ‘market test‘ effettuati dai servizi della Commissione, a quanto si è appreso, è risultato che la maggioranza degli operatori sarebbe in linea di massima contraria all’ingresso di Sky sul digitale terrestre prima del termine fissato da Bruxelles, mentre i consumatori guarderebbero con favore a questa prospettiva.

La Ue sarebbe quindi orientata a consentire a Sky uno sbarco ‘limitato’ sul digitale terrestre attraverso l’assegnazione di una frequenza per trasmettere solo in chiaro. Stando alle sommarie informazioni raccolte, il servizio giuridico della Commissione avrebbe però scartato l’ipotesi di un provvedimento ‘veloce’, indicando invece la necessità di intervenire sulla questione attraverso una modifica della decisione presa nel 2002, quando Bruxelles diede il via libera alla fusione tra Telepiù e Stream vietando a Sky di entrare sul digitale terrestre prima del 2012 proprio in virtù della sua posizione dominante sul mercato della tv a pagamento.