Cellulari assolti dal rischio cancro? Pubblicati i risultati del ‘maggiore studio’ mai condotto. Ma niente certezze sugli effetti a lungo termine

di Alessandra Talarico |

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“Nel complesso, nessun aumento del rischio di glioma o meningioma è stato osservato con l’utilizzo di telefoni cellulari”. E’ questo uno dei principali risultati emersi dallo studio Interphone, avviato nel 2000 e annunciato come uno tra i progetti scientifici più completi, avendo coinvolto 13 paesi (Italia inclusa) a livello mondiale – oltre 10.700 persone, tra i 30 e i 59 anni di età – con un protocollo standardizzato al fine di aumentare al massimo la capacità di individuare i rischi legati ad alcuni tipo di cancro.

Lo studio, finanziato dall’Unione europea con un importo di 3.800.000 euro e pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, si poneva l’obiettivo di valutare la possibile relazione fra l’uso del telefono cellulare e alcuni tipi di cancro, in particolare i tumori del cervello, del nervo uditivo e della ghiandola parotide. Ai partecipanti è stato chiesto se avessero mai usato un cellulare, da quanto tempo avevano iniziato, quante volte al giorno e per quanto tempo lo utilizzavano.

 

Coordinato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC), il Progetto Interphone è giunto tuttavia alla conclusione che, anche se non si è rilevata una connessione diretta tra l’esposizione ai campi elettromagnetici dei cellulari e l’aumento di gliomi o meningiomi, neppure tra gli utilizzatori a lungo termine (10 o più anni) “…i possibili effetti sul lungo periodo di un uso intensivo dei cellulari richiedono ulteriori indagini, soprattutto tra gli utenti più giovani”.

 

Insomma, nonostante fosse stato definito “il più grande studio epidemiologico” condotto finora per accertare la possibile relazione tra un uso intenso del telefonino e l’insorgere di particolari patologie, Interphone non ha dato alcuna certezza né conclusione definitiva.

‘I risultati non ci permettono di dire che c”è qualche rischio associato all’uso dei telefonini – ha commentato Christopher Wild, direttore dell’IARC – ma è anche prematuro affermare che il rischio non c’è”.

 

Alcuni dati, ha sottolineato ad esempio Paolo Vecchia, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità – che ha curato la direzione delle indagini per l’Italia – potrebbero essere stati falsati da motivi psicologici: i risultati hanno palesato, infatti, una minore possibilità di sviluppare i tumori studiati in coloro che usavano poco il cellulare rispetto anche ai soggetti sani, mentre per gli utilizzatori più costanti, che comunque non trascorrevano più di mezz’ora al giorno al telefonino, il rischio di sviluppare un glioma è risultato maggiore di quasi un terzo.

“Ma questo risultato è probabilmente falsato – ha spiegato Vecchia – dal fatto che chi aveva contratto un tumore potrebbe avere involontariamente esagerato il tempo passato al telefonino: fra i malati, ad esempio, alcuni hanno dichiarato utilizzi superiori alle 12 ore al giorno, o in tempi in cui il telefonino non era ancora stato inventato”.

 

I risultati dello studio possono comunque ritenersi validi anche se molti dati si basano sulla ‘memoria’ degli intervistati e quindi possono essere errati e nonostante negli ultimi anni le abitudini d’uso del cellulare siano cambiate, e ora probabilmente gli utilizzatori frequenti usino il telefonino molto più di mezzora al giorno, come gli ‘heavy user’ considerati nello studio, che – sottolinea comunque l’Istituto Superiore di Sanità – è lo studio più informativo finora realizzato, non solo per le sue dimensioni, ma anche per l’omogeneità delle procedure adottate nei diversi contesti locali, che permette di valutare quanto siano replicabili le osservazioni.

 

“Si tratta – hanno spiegato i ricercatori dell’ISS – di un risultato particolarmente solido sia perché le dimensioni dello studio assicurano margini di errore davvero ridotti, sia perché l’omogeneità dei risultati ottenuti in tanti Paesi diversi contribuisce a rafforzarne l’attendibilità”.

“Le osservazioni – hanno concluso – sono coerenti con i risultati degli esperimenti in laboratorio che non hanno finora dimostrato che i campi elettromagnetici a radiofrequenza usati nella telefonia cellulare abbiano effetti cancerogeni“.