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Svolta storica per il web: è finalmente possibile usare caratteri non latini nei nomi di dominio

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Una giornata ‘storica’ per il web: per la prima volta dalla sua creazione nel 1998, l’Icann ha infatti reso possibile l’uso di caratteri non latini nei nomi di dominio, consentendo l’introduzione di indirizzi e domini web con caratteri ASCII, quindi in cinese, cirillico, coreano, giapponese o arabo.

 

I primi paesi a poter utilizzare i domini internazionali (IDNs) saranno proprio quelli di lingua araba: Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Finora, l’indirizzo internet poteva essere scritto in arabo, ma non il suffisso geografico (come .it, .fr, .us) alla fine dell’indirizzo. Uno dei primi siti a beneficiare di questa apertura è quello del ministero delle comunicazioni egiziano.

 

Il cambiamento, definito una “svolta epocale per quella metà dell’umanità che non utilizza caratteri latini” dal Ceo Icann Rod Beckstrom, è solo il primo passo verso l’internazionalizzazione di internet, dopo la fine dell’accordo con il ministero del commercio americano, che ha avuto fino alla fine di settembre 2009 il ruolo di supervisore unico dell’operato dell’associazione.

 

La decisione di aprire internet ai caratteri non latini arriva dopo sei anni di discussioni e lavoro tecnico.

Tecnicamente, l’introduzione dei nuovi IDNs sarà possibile grazie alla creazione di un diverso sistema di traduzione nel Domain Name System, che consentirà a differenti alfabeti di essere convertiti nel giusto indirizzo. Il sistema è stato testato per un paio d’anni e l’Icann è fiducioso sulla sua riuscita.

 

Inizialmente, tuttavia, ci saranno alcune restrizioni: per il primo anno, infatti, il cambiamento si applicherà solo ai Top Level Domain gestiti dai governi (.it, .us, .uk), che rappresentano il 40% dei domini mondiali. Inizialmente non saranno dunque consentite, ad esempio, versioni non latine dei suffissi .com e .Org e (che sono generic top level domain) e i singoli paesi potranno richiedere per le loro lingue ufficiali un solo suffisso, che dovrà in rispecchiare la denominazione del Paese stesso.

 

Finora, sono circa una ventina i paesi che hanno richiesto l’approvazione del proprio dominio con caratteri locali.

“Adesso comincia la parte più difficile – ha sottolineato comunque l’Icann – bisogna infatti che i paesi comincino ad avviare i processi per permettere l’accesso al maggior numero possibile di abitanti di giorno in giorno”.

 

C’è ancora da risolvere, inoltre, qualche piccolo problema tecnico prima che il sistema possa funzionare correttamente.

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