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Innovazione. Italia 8a nel G12 per brevetti depositati. Unioncamere: ‘Tutela proprietà industriale importante contributo a competitività’

Italia


È la Stmicroelectronics a tenere alto il nome dell’Italia in materia di brevetti, con 1.539 domande di brevetto europeo in 10 anni.

E’ quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio sui brevetti, marchi e sulle domande di design, realizzato da Unioncamere, secondo cui il nostro paese, pur continuando a dimostrarsi più incline sul lato della tutela dell’impresa e della creatività che su quello della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, risulta all’ottavo posto tra le 12 nazioni più industrializzate per numero di brevetti europei depositati.

L’analisi di Unioncamere e Dintec – presentata nell’ambito del convegno “Piccole e medie imprese, innovazione e politica industriale: la collaborazione con le Camere di commercio”, organizzato dal Ministero dello Sviluppo economico nell’ambito della Giornata mondiale per la proprietà intellettuale – sottolinea che il nostro Paese concentra la propria capacità innovativa soprattutto in alcune nicchie di mercato, quali quella biomedicale e quelle legate ai processi di packaging (Spedizione; imballaggio; immagazzinamento; movimentazione di materiale sottile o filamentoso).

 

Le domande di brevetto depositate dall’Italia tra il 1999 e il 2008, dice ancora lo studio, sono state 36.324, pari al 3% di quelle presentate allo European Patent Office (EPO), che ne ha pubblicate 1,11 milioni circa.

In termini di domande di marchio comunitario depositate tra il 1999 ed il 2008 presso l’Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno (UAMI), i paesi più attivi risultano essere gli Stati Uniti, con il 18,8% del totale domande, la Germania che raggiunge il 16,8% e la Gran Bretagna con l’11,8%. L’Italia segue con una quota dell’8,5%.

 

In termini di marchi depositati nel 2008, sottolinea ancora lo studio, l’Italia risulta quinta nel G12, dietro ad altri 3 Paesi europei: Germania, Gran Bretagna e Spagna.

 

Il nostro paese, con un tasso medio di variazione annuo del 4,6%, ha comunque messo a segno performance migliori di altri paesi Ue come la Gran Bretagna, la Germania e la Francia. Siamo tuttavia ancora lontani dai livelli della Spagna (+12,5%) e dell’Australia (+10,9%).

 

Sono le imprese a dare il contributo più importante alla produzione di brevetti, con l’86% delle domande pubblicate nel periodo preso in esame dallo studio. Le domande con titolare un’impresa italiana sono state 46.293: con una quota dell’8,5%, l’Italia si posiziona così al quarto posto fra i paesi del G12.

 

Oltre a Stmicroelectronics, nella top ten compaiono C.R.F. Società Consortile per Azioni (565); G.D.(406); Telecom Italia (306); Pirelli Pneumatici (320), Basell Poliolefine Italia (169), Pirelli & C. (156); Pirelli Cavi e Sistemi (155); Sigma-Tau Industrie Farmaceutiche Riunite (153) e Fiat Auto S.P.A (151).

Ai centri di ricerca e alle università vengono ascritti appena il 2,2% delle richieste, mentre è evidente il gap tra nord e sud del paese: l’81,6% delle domande pubblicate dall’EPO tra il 1999 ed il 2008 proviene infatti dalle regioni del Nord, il 13,2% dal Centro e soltanto il 3,9% dal Mezzogiorno d’Italia.

 

“Il sistema camerale – evidenzia Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – è convinto che la tutela della proprietà industriale possa dare un contributo importante alla competitività delle imprese, sia a quelle dei segmenti tecnologici più elevati sia a quelle del Made in Italy, per le quali la qualità dei prodotti rappresenta un valore meglio difendibile attraverso il marchio e il design. Questa attenzione al tema della proprietà industriale, che le Camere hanno da molto tempo, è stata anche recentemente riconosciuta al sistema camerale dalla riforma varata nel febbraio scorso”.

 

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