Donne e Tv. E. Manna (Censis): ‘E’ ora di darsi una mossa. Non mancano sensibilità e ingegno istituzionale: basta volerlo’

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Riportiamo di seguito l’intervento di Elisa Manna, Responsabile Politiche Culturali Censis, al workshop ‘Donne in TV e nei Media: un nuovo corso per l’immagine femminile’ che si è tenuto a Roma il 15 aprile.

Italia


Elisa Manna

Illuminante, per capire quanto l’Italia sia in ritardo sul fronte del rispetto della dignità della donna nei media, è il confronto con gli altri paesi Europei.

Il libro bianco “Women and media in Europe” realizzato dal Censis per l’Unione Europea non lascia dubbi: in Italia combattiamo ancora con un’immagine povera, schematica, stereotipata per la quale la donna in Tv o è una velina seminuda tutta vezzi e mossette (che fine ha fatto il vero fascino erotico delle donne?) oppure è una “donna del dolore”: vittima di violenze o madre assassina, stuprata o carnefice. Delle altre, le donne della realtà c’è   poco o nulla e fa pensare che il genere televisivo che più si avvicina alla realtà sia costituito dalle fiction.

 

Ancora un altro dato di riflessione: le donne “competenti” esperte di medicina,economia o diritto sono pochissime in tv ,mentre sappiamo che nella realtà le donne hanno raggiunto e superato gli uomini in molte di queste discipline. Però abbondano le esperte di astrologia, natura, cucina.

E negli altri Paesi europei? Con buona pace di quanti per dovere d’ufficio sostengono che è dappertutto la stessa cosa, il Libro Bianco “Women and Media in Europe” ci svela un universo di leggi, codici di autoregolamentazione buone pratiche che producono una rappresentazione della donna ben diversa, assai meno stereotipata e che maggiormente riflette i reali progressi raggiunti nella realtà dalle donne.

Quasi tutti Paesi includono ad esempio nel contratto che lega il servizio pubblico televisivo allo Stato articoli specifici che mirano a tutelare la dignità dell’immagine femminile che è, lo ricordiamo diritto costituzionale delle donne.

Alcune televisioni, è il caso dei Paesi Bassi, hanno un intero Dipartimento dedicato alle questioni di genere e sempre nei Paesi bassi esistono Linee Guida governative sulla rappresentazione di genere nei media.

 

La Svezia vanta un codice di autoregolamentazione e un’istituzione governativa volta a contrastare la rappresentazione della violenza sulle donne nei film.

Anzi, la Svezia è da questo punto di vista un altro Pianeta: vengono varate campagne di comunicazione integrate su più mezzi che coinvolgono in contemporanea iniziative nelle scuole a carattere estensivo su tutto il territorio nazionale volta a contrastare gli stereotipi di genere (progetto Flicka)

In Gran Bretagna si moltiplicano i codici di autoregolamentazione e varie best practices  sotto l’egida della BBC o dell’OFCOM (la nuova, mega Authority  per le comunicazioni). E si potrebbe continuare a lungo.

 

Si obietterà: ecco il vecchio, buon Nord Europa da sempre amante del politically correct. Niente affatto. In Spagna (che non definirei Nord Europea), ogni regione ha una sua legge dedicata alla rappresentazione delle donne nei media  dove è previsto di tutto, perfino che non si può rappresentare in un film un uomo che schiaffeggia una donna in preda a una crisi nervosa perché questo potrebbe dare “delle idee” agli spagnoli, a quanto pare piuttosto maneschi…

E la Slovenia, che afferma in uno dei suoi codici che non si può usare l’ammiccamento sessuale allo scopo di attrarre l’attenzione in pubblicità?

Insomma è ora di darsi una mossa. Non manca al nostro paese la sensibilità diffusa e l’ingegno istituzionale: basta volere.  

 

 

Women and media in Europe – Libro bianco realizzato dal Censis per l’Unione Europea

di Elisa Manna, Responsabile Politiche Culturali Censis

 

 

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