Pedofilia: la Ue chiede norme più severe per grooming e turismo sessuale. Reato penale anche solo visionare foto pedopornografiche

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Pedofilia Internet

Gli abusi sessuali sui bambini sono crimini ignobili che segnano per sempre la vita delle vittime. Per questo la Commissione europea vuole nuove regole per obbligare gli Stati membri a inasprire le sanzioni verso coloro che si macchiano di quest’orrendo reato. La Ue chiede altresì ai governi di perseguire penalmente reati quali il grooming (fingersi ‘amici’ dei bambini su internet per abusarne) e il turismo sessuale, anche se avvenuti al di fuori della Ue, e un maggiore impegno nella prevenzione e nella protezione delle vittime, con particolare riferimento a trattamenti ‘personalizzati’ affinché i responsabili non siano nelle condizioni di reiterare il crimine. Secondo i dati Ue, infatti, circa il 20% degli autori di reati sessuali tende a commettere nuovamente il reato dopo la condanna.

 

“Sfruttare sessualmente un minore significa usare un bambino o un adolescente come un oggetto sessuale arricchendosi sulle sue sofferenze”, ha affermato il commissario per gli Affari interni Cecilia Malmström, sottolineando che “…scaricare e visionare materiale pedopornografico su Internet comporta un aumento dei casi di stupro di minori proprio per produrre quelle immagini”.

 

Sul web, infatti, i pedofili hanno trovato un terreno fertile di occasioni: secondo Telefono Arcobaleno, ogni giorno nascono 135 nuovi siti pedofili e 3 nuovi gruppi pedofili sui social network. Non solo una devianza di pochi individui senza scrupoli, dunque, ma un vero e proprio business che vede in prima fila, sia per diffusione sia per consumo, Europa e Stati Uniti.

Altri dati inquietanti vengono forniti dall’Interpol, secondo cui ogni anno vengono offerte online almeno 500 mila nuove immagini pedopornografiche originali, e si contano 550 mila immagini di abusi su 20 mila bambini, di età sempre più piccola: l’età media stimata dei bambini sfruttati è passata dai 10 anni del 2003 ai 7 anni del 2007, con punte di età a volte molto più basse. Di questi bambini, solo 500 sono stati identificati e salvati dal 2001.

 

Gli introiti illeciti legati al commercio di materiale pedopornografico sono stimati in oltre 4 miliardi di dollari l’anno: l’accesso ad un sito pedopornografico costa in media 50 euro, e un sito pedopornografico ha in media al giorno oltre 400 clienti.

 

“La risposta della Ue – ha aggiunto la Malmström – non potrebbe essere più chiara e risoluta. Tutto quel che sarà possibile fare contro questo fenomeno, la Ue deve farlo e lo farà”.

 

La proposta presentata oggi dalla Ue – che sostituirà una direttiva del 2004 e si basa su una proposta presentata nel marzo del 2009 – oltre a caldeggiare pene più severe per l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori, chiede agli Stati membri di introdurre un quadro normativo che consideri reati penalmente perseguibili anche il grooming – che consiste nell’adescare minori online per carpirne la fiducia e poterne abusare – la semplice visualizzazione di materiale pedopornografico anche senza scaricare i file o anche l’istigazione di un minore a posare in atteggiamenti sessualmente espliciti di fronte a una webcam.

 

Secondo la Ue dovranno essere perseguiti, una volta tornati in patria, anche i ‘turisti sessuali’, coloro cioè, che si recano all’estero per abusare di minori.

 

Le giovani vittime dei pedofili riceveranno consulenza e assistenza legale gratuita e maggiori tutele verranno introdotte, “per evitare loro – ha spiegato la Commissione – traumi aggiuntivi quando devono testimoniare di fronte alle autorità giudiziarie e di contrasto e al pubblico in aula”.

 

Le nuove norme – che dovranno essere ora esaminate dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei Ministri – prevedono quindi l’interdizione del condannato dall’esercizio di attività che comportino contatti con minori. Misura che, ha concluso la Ue, “deve essere effettiva in tutta l’Unione e non solo nel paese in cui è stata pronunciata la condanna”.

 

La proposta è consultabile al seguente indirizzo:

http://ec.europa.eu/justice_home/news/intro/news_intro_en.htm