Pirateria: la Spagna discute ancora l’approvazione della legge ispirata alla francese Hadopi. Ma come frenare diversamente la crisi?

di Raffaella Natale |

Spagna


José Luis Zapatero

Un consiglio dei ministri straordinario riunito a Siviglia ha approvato il progetto di Legge sull’Economía Sostenible, che pretende “cambiare il modello produttivo spagnolo” riducendo il peso del settore edile e immobiliare e aumentando quello dell’energie rinnovabili e dei settori tecnologici, così come ha spiegato il premier spagnolo José Luis Zapatero in una conferenza stampa posteriore.

 

Le nuove norme prevedono anche delle misure contro la pirateria internet sulla linea della legge francese Hadopi, con la costituzione di una Commissione per la proprietà intellettuale (Cpi) con poteri per chiedere la rapida chiusura di quei siti che permettano di scaricare illegalmente contenuti protetti da copyright.

 

Dopo la polemica scatenatasi lo scorso dicembre, quando venne resa nota per la prima volta la proposta, l’esecutivo ha stabilito che sia un tribunale a decidere la chiusura delle pagine e ha dato all’Audiencia Nacional il compito di stabilire, entro 4 giorni, se le pagine segnalate dalla commissione devono essere chiuse.

Appena resa nota l’approvazione della norma, detta anche legge Sinde – dal cognome della regista e ministro della Cultura Angeles Gonzales-Sinde -, la rete si è di nuovo ribellata. Come a dicembre, più di 30 mila pagine hanno pubblicato un manifesto a favore della libertà, mentre i più visitati siti di Spagna che offrono link a contenuti protetti (giochi, canzoni, film), come Cinetube o SeriesYonquis, contengono avvisi per gli utenti.

 

Altri siti e blog citano invece la ‘storica’ sentenza del tribunale catalano che, la settimana scorsa, ha dichiarato legali i siti peer-to-peer.

Il giudice ha stabilito che offrire link che rimandano ad altri contenuti – anche coperti da copyright, come succede nei P2P – non è illegale.  

“In senso lato – spiega la sentenza – il sistema di links costituisce la base stessa di internet e una moltitudine di pagine (come Google) fanno ciò che si vuole impedire con questa causa“.

Secondo il giudice inoltre “le reti P2P, in quanto mere reti di trasmissione di dati tra privati, non vulnerano alcun diritto protetto dalla legge sulla proprietà intellettuale“. Per il quotidiano Publico la sentenza è “storica” perché è la prima del genere e mette in difficoltà la Sgae (la Siae spagnola) che aveva presentato la denuncia. La Sgae chiede la chiusura dei siti illegali di file-sharing.

Gli internauti, che hanno applaudito alla sentenza, criticano inoltre la nuova legge perché non colpisce chi carica o scarica contenuti protetti in rete, bensì “i messaggeri”, quei siti che indicano, con un link, dove trovare i contenuti.

 

Scettica sulla nuova legge è anche la Procura dello Stato, che in un rapporto giudica “dubbio” il fatto che la protezione della proprietà intellettuale “sia messa allo stesso livello” della difesa nazionale, della protezione della salute pubblica, della dignità delle persone o dell’infanzia.

La legge antipirateria, approvata nel pacchetto della legge sull’economia sostenibile, passerà ora in parlamento, dove potrà essere emendata, per essere probabilmente approvata prima delle vacanze estive.

 

Il consiglio, riunito per la prima volta a Siviglia dalla fine della dittatura, ha inoltre approvato lo stanziamento di 456 milioni di euro per aiutare le zone colpite dalle forti alluvioni, mareggiate e nevicate. Il terzo inverno con più precipitazioni dal 1947 ha provocato ingenti danni soprattutto in Andalusia ed in Catalogna.

Il leader del Pp Mariano Rajoy ha definito la legge “l’ennesimo esercizio di fuga del governo per non affrontare i problemi”. Con il Consiglio del 19 marzo sono due le visite che il premier ha fatto all’Andalusia in una settimana. I risultati di sondaggi resi noti nell’ultimo mese a mezzo prevedono – per la prima volta in 30 anni – la vittoria dei popolari alle regionali andaluse del 2011.

 

Il progetto di legge prevede un controllo più rigido del settore finanziario – con l’obbligo per le aziende quotate in Borsa di informare gli azionisti sull’entità dei salari dei dipendenti – e benefici fiscali per chi intende creare una piccola impresa; bonus anche per le aziende che investono nella ricerca e sviluppo e un maggiore sostegno dello Stato agli esportatori.

 

Il premier socialista ha definito la legge fondamentale “per il presente del Paese, perché dovrà contribuire alla ripresa economica e alla creazione di posti di lavoro, e per il futuro, dato che rappresenta un nuovo schema di crescita”. La Spagna ha cavalcato per decenni il boom dell’edilizia, principale pilastro – insieme al turismo – del “miracolo spagnolo”: il settore rappresentava quasi il 20% del pil; dopo lo scoppio della bolla immobiliare, in concomitanza con la crisi economica globale, Madrid è entrata in recessione dal terzo trimestre del 2008 con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 19%.

 

Sicuramente le disposizioni contro il downloading illegale dovrebbero sostenere l’industria dei contenuti vessata dalla pirateria come dimostra anche lo studio economico della società indipendente TERA Consultants che mostra il risvolto drammatico sull’economia del lavoro in Europa.

 

Nel 2008, le industrie creative dell’Unione Europea, cinema, musica, televisione e software, hanno offerto un contributo pari al 6,9% o a circa 860 miliardi di euro al totale del PIL europeo, con una quota del 6,5% dell’occupazione totale dell’UE, pari a circa 14 milioni di lavoratori.

 

Sempre nel 2008, a causa della pirateria (e principalmente della pirateria digitale) le industrie creative dell’Unione Europea che hanno maggiormente subito l’impatto delle attività illecite (cinema, serie televisive, produzione musicale e software) hanno registrato perdite pari a 10 miliardi di euro ed un totale di 185.000 posti di lavoro in meno. Solo in Italia i danni sono stati di 1,4 miliardi di euro con 22.400 posti di lavoro perduti.

 

Sulla base delle attuali proiezioni e in assenza di cambiamenti significativi nella politica del settore, le industrie creative dell’Unione Europea potrebbero subire entro il 2015 perdite pari a 240 miliardi di euro e 1,2 milioni di posti di lavoro in meno.

Se le perdite derivanti dalla pirateria digitale dovessero crescere a questo ritmo, il settore registrerebbe nel 2015 perdite nei settori di produzione musicale, film, serie TV e software per circa 32 miliardi di euro.

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