Come sopravvivere nell’era digitale: contenuti a pagamento e multipiattaforma? A New York editori a confronto

di Raffaella Natale |

Stati Uniti


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I media tradizionali saranno obbligati a moltiplicare i supporti se vorranno sopravvivere e svilupparsi nell’era digitale. Direttamente dall’ultimo summit sui media di New York, Bloomberg Business Week, Renee Plato, vice presidente della distribuzione dei video digitali per Disney, ha sottolineato che “il marchio dovrà superare tutti i supporti, perché l’obiettivo è adesso quello di raggiungere il pubblico ovunque si trovi e sul miglior schermo disponibile (Tv, pc, lettore o cellulare)”.

La Plato non ha tralasciato di chiedersi se esiste anche un modo per far pagare ai consumatori questa “comodità d’accesso“.

 

Il canale televisivo dedicato allo sport Espn (Disney) gestisce già sei canali, alcune emittenti radiofoniche, un sito internet e delle applicazioni per telefonino che consentono di guardare avvenimenti sportivi in diretta, una rivista e marchia anche dei videogiochi prodotti da Electronic Arts.

Il direttore Raphael Winick ha spiegato: “Cerchiamo d’essere il punto di riferimento per chi ama e segue lo sport, per tutti quelli che ne parlano e interagiscono con lo sport a prescindere se lo fanno dal salone di casa guardando la Tv o sul telefono, con gli amici o leggendo un giornale in aereo”.

 

Ma mentre Espn cresce la redazione del canale Tv ABC (sempre controllata dalla Disney) ha annunciato grossi licenziamenti e giornali e riviste americane hanno difficoltà a trovare nuove fonti di guadagno per compensare l’abbattimento delle entrate pubblicitarie e la concorrenza di internet. 

 

“Non ci sono più dubbi che i modelli sui cui poggiava l’informazione vanno rivisti”, ha ribadito la Plato. Ma gli old media non sono morti anzi stanno conoscendo una nuova fase di sviluppo di cui però beneficeranno le società che sapranno adattarsi rapidamente ai cambiamenti in atto.

 

Pam Horan, presidente dell’associazione degli editori online, è del parere che “la pubblicità resterà una fonte di guadagno importante, ma la realtà è che, per fare questa transizione, gli editori devono trovare nuove fonti di entrate”.

 

Alcuni pensano di far pagare i visitatori dei siti internet, come è riuscita a fare la News Corp , la holding del magnate Rupert Murdoch, con il sito del Wall Street Journal o come farà dall’anno prossimo il New York Times.

 

Ma non tutti gli editori sono d’accordo. Julie Michalowski, vicepresidente di Condé Nast, che pubblica riviste come Vogue, The New Yorker o Wired, si oppone al modello di ‘internet a pagamento’.

“Non credo sia una buona strategia – ha spiegato – isolare improvvisamente tutti i contenuti e dire agli utenti che possono accedervi solo se pagano”.

“Noi preferiamo pensare a sviluppare relazioni digitali con i nostri clienti su più supporti”.

 

Il canale info24 CNN (Time Warner) ha invece preferito investire pesantemente nel proprio sito internet, finanziato dalla pubblicità, e prossimamente lancerà un’applicazione per iPhone che si potrà scaricare al prezzo di 1,99 dollari.

“Internet è un grande campo di sviluppo – ha commentato Jon Klein, presidente della CNN – così come il settore mobile e negli Usa anche il cavo”.

“Siamo presenti su molte piattaforme – ha concluso- e credo che questo sia il modello di sviluppo vincente”.

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