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Audiovisivo: dal digitale terrestre all’ultrabroadband per IPTV, chi è dentro e chi è fuori? Per l’Italia si delineano nuovi scenari

Italia


Sky esce ufficialmente con una posizione e, dopo settimane di indiscrezioni, per la prima volta l’amministratore delegato Tom Mockridge ha escluso al momento l’ingresso della piattaforma sul mercato del digitale terrestre.

Mockridge ha dichiarato che l’opportunità per la Pay TV riguardante l’assegnazione di 5 multiplex per ora non si presenta “perché ci è proibito operare sul digitale”, ma ha aggiunto che in futuro le cose potrebbero “cambiare”.

 

A riguardo, la settimana scorsa, il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani ha incontrato il Commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia per capire la posizione della Ue sulla richiesta di Sky di potere entrare nel digitale terrestre come operatore di rete e fornitore di contenuti premium, prima della scadenza imposta da Bruxelles al 31 dicembre 2011. Di fatto se la Ue abbreviasse la durata degli impegni imposti alla Pay TV che fa capo a News Corp di Rupert Murdoch, Sky potrebbe con tutta probabilità partecipare alla gara per il dividendo digitale: una competizione su cui, come ha sottolineato il viceministro, la presenza di Sky “potrebbe incidere” dal momento che non si svolge su offerte economiche ma in beauty contest. Dei 5 multiplex digitali che saranno messi a gara quando l’Agcom ultimerà il regolamento, 3 sono destinati ai nuovi entranti.

 

Romani, che non è voluto entrare nel merito del confronto avuto con Almunia, si è limitato a ricordare che “ci sono degli impegni attraverso i quali Sky, che è monopolista sul satellite e quasi monopolista sulla pay tv non può e non deve entrare nel digitale terrestre, né come operatore di rete, né come fornitore di contenuti a pagamento, fino al 31 dicembre 2011″ .

 

Tuttavia l’operatore ha chiesto alla Ue di poter anticipare l’ingresso nel settore anche a fronte dell’accelerazione che il passaggio al nuovo segnale televisivo ha avuto in Italia.

“Avevamo notizia – ha commentato Romani – che qualcosa poteva cambiare in queste condizioni poste a Sky e legittimamente una delegazione italiana si è recata a Bruxelles per capire meglio la situazione”.

 

Sky sostiene infatti che, pur essendo monopolista al 98% sulla piattaforma satellitare, il veto imposto dalla Ue a operare sul digitale terrestre (13 milioni di decoder già installati in Italia e 23 milioni a fine 2011) non prima del 2012, sarebbe da considerarsi superato.

 

Tuttavia al momento così è deciso e a Sky non resta che farsi da parte e a Mockridge lamentarsi del ritardo dell’Italia nel digitale.

 

Ieri, in occasione della presentazione del libro ‘ReteItalia’ del presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, ha ribadito che E’ molto importante sfruttare la crescita dell’economia digitale per uscire dalla crisi. L’attuale profilo internazionale dell’Italia è piuttosto ridotto”. Aggiungendo che “il miglior esempio” di un Paese che sa sfruttare al meglio l’economia digitale è “la Francia, con Parigi che è un polo fondamentale”.

 

L’Ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, ha invece lanciato la sua provocazione: “Sosterremo gli investimenti per la banda ultralarga nel momento in cui anche in Italia ci sarà un progetto come Canvas“, ha precisato, riferendosi al progetto che in Inghilterra coinvolge pubblico e privato (BBC, Channel 4, Five, ITV e i provider British Telecom e Talk Talk) per creare uno standard comune per la trasmissione di contenuti su IPTV.

 

Oggi Paolo Romani, parlando della società della rete per lo sviluppo dell’NGN a banda ultralarga, ha commentato: “Non so se Mediaset sia interessata. Detto questo, nella grande società della rete, oltre ai soldi pubblici, ci vorranno anche i finanziamenti privati. E penso alle Poste, alle Fs, agli investitori istituzionali come la Cdp. Poi se ci vogliono stare anche i player attuali, e quindi da Vodafone a Mediaset, da Fastweb a H3g, non ci sarebbe nulla di male”. 

 

Bernabè aveva annunciato a ottobre l’intenzione di investire 720 milioni di euro entro il 2011, cifra che sarebbe dovuta salire a 6 miliardi entro il 2016.

 

Davanti ai vertici di Rai, Mediaset e Sky Italia, Bernabè ha precisato: “ho sempre detto che il problema della banda ultralarga è di domanda, occorre che ci sia un’audience, qualcuno che vuole quel tipo di servizi come la tv digitale: nel momento in cui si vuole fare un progetto come quello inglese siamo disponibili a investire per la banda ultralarga”.

 

 

Nei giorni scorsi, Telecom Italia e Intel hanno avviato una partnership per la distribuzione di servizi internet e TV online di nuova generazione che adottano la piattaforma software open source MeeGo.

Il primo prodotto Telecom Italia dotato della piattaforma MeeGo sarà CuboVision, il nuovo dispositivo broadband multimediale che permette di vedere sul televisore di casa i canali del digitale terrestre free e pay, le principali WebTV della rete, richiedere film in pay-per-view, acquistare applicazioni free e pay attraverso un application store e gestire contenuti personali come foto, video e musica.

 

Per banda larga di può pensare a una velocità di circa 1,2 Mbit/s e per la ultra larga a oltre 30 Mbit/s, velocità che serve appunto per servizi come quelli televisivi.

“Bisogna prepararsi“, ha detto Bernabè rivolgendosi ai numeri uno di Rai, Mediaset e Sky Italia.

“Se utilizziamo un approccio difensivo ci troveremo probabilmente davanti a un’aggressione che verrà da Google, da Hulu e invece – ha continuato Bernabè dobbiamo trovare insieme una risposta prima che arrivino in Italia”.

“Se si decide di far convergere sulla Iptv un progetto comune siamo disponibili a sostenere gli investimenti” e “reperire le risorse non è un problema”.

“Non si può fare una previsione del costo dell’investimento – secondo l’Ad di Telecom – Ciò che interessa è capirne la redditività”.

 

“Si può fare – ha risposto Fedele ConfalonieriNoi mettiamo i contenuti: abbiamo investito tanto nel digitale ma poco importa che vada per terra, per aria o dove”.

“Se la tv su banda larga diventa possibile saremo operativi’ gli ha fatto eco Mockridge.

 

Più cauto Paolo Garimberti, presidente Rai, che ha evidenziato: “…se avessimo la certezza delle risorse, potremmo guardare al futuro in termini di sviluppo tecnologico”.

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