Televoto: business tra i 15-30 mln di euro. I consumatori chiedono ad Agcom blocco fino all’adozione di un regolamento comune

di Raffaella Natale |

Italia


Televoto

Il Festival di Sanremo ha scatenato una vera e propria disputa sul sistema del televoto. La giuria dei professori d’orchestra non ha gradito la classifica dei finalisti della kermesse canora e ha aperto una discussione nazionale sulla correttezza del sistema di voto dei telespettatori.

 

Per Adoc, che denuncia le zone d’ombra e i molti dubbi sorti durante il suo utilizzo, si tratta di un giro d’affari tra i 15 e i 30 milioni di euro per cui non è prevista alcuna regolamentazione.

 

Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc, ha spiegato: “Secondo le nostre stime, il televoto in Italia ha un giro d’affari che oscilla tra i 15 e i 30 milioni di euro basti pensare che durante un reality possono arrivare anche 15 mila voti al minuto, che la media di voti ricevuti è di circa 100 mila sms per i programmi più in vista, con punte anche di 2 milioni di voti durante le puntate conclusive”.

 

L’associazione ha raccolto numerose testimonianze e segnalazioni sulle incongruenze del televoto: ci sono dei ragazzi che hanno speso anche 235 euro per puntata, lamentandosi in più occasioni del mancato invio del voto e dell’occultamento dei risultati finali dell’esito di una sfida, senza la certezza che il conteggio dei voti pervenuti in trasmissione sia stato correttamente assegnato.

 

“Molti guadagnano in questo business – ha evidenziato Pileri – gli operatori telefonici, che prendono la parte più consistente, tra il 40 e il 50%, poi i produttori del programma, i titolari del format, le reti tv e infine le società esterne che gestiscono il televoto. A perderci sono solo i telespettatori, ai cui non viene fornita una adeguata informazione e una corretta pubblicità E gli scandali si moltiplicano, basti pensare a quanto avvenuto negli Usa per il programma American Idol, dove risultò che l’operatore telefonico AT&T aveva truccato l’esito del televoto”.

 

L’Adoc ha inviato all’Agcom una richiesta di regolamentazione del sistema, omogenea e universale.

 

“Abbiamo richiesto il blocco del televoto per tutte le trasmissioni in cui viene utilizzato – ha detto ancora Pileri – fino a quando non verrà adottato un regolamento comune, univoco, corretto e trasparente, soprattutto per quanto concerne i costi, le modalità di raccolta e divulgazione dei voti, la gestione da parte di un ente terzo e il controllo da parte di rappresentanti dei consumatori e utenti. Occorre prevedere inoltre un limite ai voti esprimibili per sessione e dalla stessa utenza e il divieto di televoto di massa da parte di gruppi organizzati. Abbiamo richiesto, inoltre, di prevedere l’obbligo dell’indicazione del numero totale di televoti espressi alla fine di ogni sessione, e non solo la percentuale come avviene ora e di subordinare l’utilizzo del televoto all’adozione di un regolamento, da parte del programma che ne farà uso, che sia unico e invariabile per tutta la durata della programmazione e sia depositato presso un’autorità di garanzia”.

 

La Codacons s’è già rivolta alla Guardia di Finanza di Sanremo e all’Agcom chiedendo di sospendere i risultati del Festival di Sanremo e verificare le utenze di provenienza dei votanti per escludere che siano collegate ad agenzie specializzate che lavorano nel campo.

Si sono nel frattempo moltiplicate le lamentele degli spettatori che puntano il dito contro il televoto. Per la maggior parte, ha spiegato il Codacons, si tratta di gente delusa dal risultato che ha premiato i tre finalisti, qualcuno però, si lamenta anche “perché non è riuscito a televotare. Si tratta di casi isolati e che comunque non possiamo verificare, comunque c’è chi riferisce di aver ricevuto un messaggio che lo informava che il suo televoto non era andato a buon fine”.

 

“Noi non diciamo che il meccanismo non funziona ma sosteniamo che non è più adatto al Festival e a trasmissioni di quel tipo. Si tratta di un meccanismo meno democratico visto che non tutti hanno dimestichezza con il cellulare”, ha fatto sapere il Codacons rilanciando invece la giuria demoscopica.

 

Sulla stessa linea anche AudioCoop, il coordinamento nazionale di discografici indipendenti che rappresenta oltre 120 marchi della nuova scena musicale italiana.

“Il Festival di Sanremo  – si legge nella nota – si conferma ancora di più legato agli interessi dei reality musicali e dei personaggi televisivi legati a Rai e Mediaset, allontanandosi sempre di più dalla ricerca e innovazione fatta dalla discografia del nostro paese, che esce dopo il Sanremo 2010 fortemente penalizzata”.

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