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eGov: il governo approva nuovo Codice di amministrazione digitale. Risparmi per 200 mln solo con la PEC e maggiore controllo corruzione

Italia


Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo di modifica al Codice dell’amministrazione digitale (Cad) proposto dal Ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Lo ha annunciato lo stesso Ministro in una conferenza stampa al termine del Cdm.

“Il nuovo codice comporterà enormi risparmi – ha detto Brunetta – si risparmierà a regime nel 2012 tre milioni di fogli di carta

 

Con il nuovo Codice “sarà possibile una riduzione dei tempi per le pratiche dell’80% e una riduzione di un milione di pagine l’anno per ora con l’obiettivo di arrivare all’eliminazione di 3 milioni di pezzi di carta entro il 2012. Si metteranno da parte 200 milioni di euro solo per le raccomandate”.

Inoltre, ha sottolineato Brunetta ci saranno relative riduzioni dei costi della giustizia con le notificazioni telematiche che costano mediamente 8-9 euro l’una.

Entro 3 mesi, dall’entrata in vigore del decreto, le pubbliche amministrazioni utilizzeranno soltanto la posta elettronica certificata, risparmiando 200 milioni di euro, per tutte le comunicazioni che richiedono una ricevuta di consegna ai soggetti che hanno preventivamente dichiarato il proprio indirizzo. I cittadini che non vorranno aderire continueranno a ricevere le comunicazioni con le vecchie modalità.

 

Le nuove norme prevedono sanzioni per le amministrazioni inadempienti e premi e incentivi per quelle ‘virtuose’, garantendo loro la possibilità di riutilizzare, almeno in parte, i risparmi ottenuti grazie all’uso delle tecnologie.

Le risorse per realizzare il piano pari a sei miliardi sono già stanziate per il periodo 2009-2012.

 

“Una pubblica amministrazione trasparente, digitalizzata e più efficiente, è la vera risposta al problema del fenomeno della corruzione”, ha quindi sottolineato Brunetta.

“Il nuovo Codice dell’amministrazione digitale è una risposta seria e ferma per evitare e combattere la corruzione, gli abusi e gli sprechi diffusi. I fenomeni corruttivi si marginalizzano e diventano fisiologici ai livelli di altri paesi esteri”.

Brunetta inoltre ha spiegato che “molti fenomeni corruttivi riguardano gli enti locali” perché dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha abolito il Coreco, “non hanno più controlli”.

 

Brunetta ha fatto l’esempio degli appalti: “Se ogni passo dell’assegnazione fosse pubblicato online, tutto sarebbe più trasparente e i fenomeni di corruzione e di devianza diminuirebbero verticalmente”.

Se la PA è “opaca, deresponsabilizzata, polverosa” è un “ricettacolo per la corruzione”. Una pubblica amministrazione che premia il merito, invece, è “il miglior antidoto al fenomeno della corruzione”.

Per il Ministro, ogni dirigente della Pubblica Amministrazione dovrà predisporre dei piani anticorruzione e ha chiesto oggi in Consiglio dei Ministri di integrare il ddl specifico. Il Consiglio ha solamente avviato l’esame del testo senza giungere alla sua approvazione.

 

Il decreto legislativo che introduce il Codice dell’amministrazione digitale è stato già esaminato dal governo nella riunione di fine gennaio che si è svolta a Reggio Calabria. La riforma, prevista dalle legge del 2009 su sviluppo economico e competitività, punta a rendere effettivo l’impianto del Codice già previsto nel 2005 adeguandolo allo sviluppo delle Ict.

 

Il decreto si propone di premiare le migliore pratiche, assicurare un miglior servizio e relazioni più semplici con cittadini e imprese, aumentare e controllare la digitalizzazione dell’amministrazione utilizzando i risparmi derivanti dalla riorganizzazione delle strutture e dei servizi. Ma anche di garantire più sicurezza dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture. Il tutto senza nuovi oneri per le finanze pubbliche.

 

La digitalizzazione dell’azione amministrativa, infatti, è stata una priorità del programma del governo Berlusconi riaffermata nel piano industriale della pubblica amministrazione presentato a maggio dal ministro. Si punta, infatti, ad allineare le nostre amministrazioni a quelle dei Paesi più avanzati: “Altrimenti strutture obsolete e procedure interminabili continueranno a gravare sul sistema Italia di costi e adempimenti da scoraggiare l’afflusso di capitali internazionali a vantaggio di paesi, anche emergenti, che hanno più decisamente imboccato la strada della modernizzazione”.

 

Tra le sanzioni previste dalla delega al governo per la modifica del Codice ci sono per le amministrazioni che non osservano il Codice l'”inibizione dell’erogazione dei servizi disponibili in modalità digitali attraverso i canali tradizionali” e l’individuazione di meccanismi per quantificare i mancati risparmi. Obiettivo: introdurre decurtazioni alle risorse già assegnate o che dovranno essere assegnate.

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