Argentina: Telecom Italia smentisce rumors, ‘Diversi gruppi ancora in corsa per quota Sofora’

di Alessandra Talarico |

E sull'affaire Telecom-Telefonica, Gabriele Galateri dice: 'Di questo argomento si è parlato anche troppo. Un po' più di tranquillità farebbe bene a tutti'.

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Telecom Argentina

Telecom Italia ha smentito le indiscrezioni secondo cui sarebbero rimasti solo due acquirenti disposti a rilevare la quota italiana in Sofora, la holding che controlla Telecom Argentina.

Ieri, l’agenzia di stampa Reuters, citando una fonte anonima, aveva riferito che erano rimaste in corsa soltanto Corporacion America, controllata da Eduardo Eurnekian ed Ernesto Gutierrez (molto vicina al governo Kirchner) e il gruppo di logistica guidato da Alfredo Roman.

 

Le offerte dei due gruppi sono state inviate a Credit Suisse, advisor di Telecom Italia, e si aggirerebbero tra 580 e 630 milioni di dollari.

 

Secondo precedenti indiscrezioni di stampa, in corsa per l’acquisizione della quota Telecom in Sofora ci sarebbero – oltre al consorzio Eurnekian e Gutierrez – anche il gruppo Clarín, il magnate messicano Carlos Slim e lo stesso gruppo Werthein (che controlla l’altro 50% di Sofora), l’emittente televisiva via cavo Telecentro, il fondo d’investimento Pegasus e la real estate IRSA.

 

La fonte citata da Reuters, tuttavia, sostiene che questi gruppi – o quelli che tra loro avevano veramente intenzione di presentare un’offerta – si sono ritirati dalla gara.

 

Il portavoce di Telecom Italia, Massimiliano Paolucci, ha inoltre ribadito che non c’era alcuna deadline fissata a lunedì per la presentazione delle offerte.

“C’è ancora un certo numero di pretendenti e stiamo lavorando a una short list”, ha spiegato il gruppo, sottolineando “IRSA è ancora in corsa”.

 

Ieri, intanto, il presidente argentino Cristina Kirchner, è tornato sulla questione Telecom Argentina, affermando che il governo “…non consentirà alcun monopolio”, dopo che martedì un tribunale di Buenos Aires ha bloccato l’esecutività della decisione dell’Antitrust (CNDC), che imponeva a Telecom Italia la cessione della partecipazione in Telecom Argentina entro il 25 agosto.

 

Il governo aveva quindi minacciato ritorsioni – il ritiro della licenza e la nazionalizzazione del gruppo – se Telecom Italia non avesse rispettato questi obblighi.

 

Sia gli azionisti Telco, la holding che controlla il 22% Telecom Italia, che la stessa società italiana, hanno presentato ricorso contro la decisione dell’antitrust argentino, ritenendo la decisione di imporre tempi e modi per la cessione soltanto un espediente per abbassare il prezzo di vendita e rendere possibile l’acquisizione delle azioni da parte di elementi vicini al governo e che non sono disposti a pagare secondo il loro reale valore di mercato.

Il gruppo Telecom Italia, infatti, è estraneo alle vicende che hanno spinto l’antitrust argentino a chiedere la dismissione della quota di Sofora: il problema riguarda infatti Telefonica, il cui ingresso in Telco – la holding che controlla Telecom Italia – provocherebbe a detta del governo una distorsione della concorrenza, in quanto il gruppo spagnolo controlla l’altro grande operatore del Paese, Telefonica Argentina.

 

L’operazione è stata conclusa nel 2007 quando Telefonica, Intesa, Mediobanca, Assicurazioni Generali e Sintonia hanno acquistato oltre il 22% di Telecom Italia da Olimpia e hanno formato il consorzio Telco.

 

La scorsa settimana sia l’industria telefonica europea che Confindustria hanno chiesto alla Commissione europea di intervenire per tutelare gli interessi del gruppo italiano dalle vessazioni del governo argentino.

 

Dopo l’incontro di ieri tra l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè e il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, oggi, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss, il presidente Gabriele Galateri è intervenuto sul tema della presunta imminente fusione con Telefonica affermando che “Di questo argomento si è parlato anche troppo, io preferisco non aggiungere altro’.

“…Un po’ più di tranquillità – ha concluso – farebbe bene a tutti”.