Decreto Romani: le nuove norme approdano al governo con la soddisfazione dell’Agcom

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Romani

Il Decreto Romani in dirittura d’arrivo. Lunedì prossimo 1 marzo le nuove norme che recepiscono la Direttiva Ue su servizi media e audiovisivi approderanno al governo. Al massimo potrebbe esserci uno slittamento poco probabile alla settimana successiva.

 

A dare la notizia lo stesso viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, che ha dichiarato: “Mi sembra che le osservazioni del Parlamento abbiano risolto tutte le problematiche, in particolare sul presunto controllo del Web che noi non abbiamo mai avuto intenzione di effettuare”.

Le nuove disposizioni, ha spiegato il viceministro, rispettano pienamente quanto previsto dalla Direttiva Ue sui contenuti televisivi che adesso grazie alle nuove tecnologie vengono trasmessi anche in rete.

Romani ha poi rivelato di aver ricevuto una lettera dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in cui si esprime “soddisfazione piena sul testo del decreto. Per cui anche la dissintonia che si era creata con il presidente Calabrò è stata risolta”. 

 

In occasione del parere positivo della Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato, Alessio Butti (Pdl), relatore sul provvedimento, ha spiegato che “non c’è nessun filtro. L’unica cosa prevista è una semplice dichiarazione di inizio attività ma che non comporta alcun controllo preventivo. Poi, se il sito manda in rete delle cose non dignitose, sarà l’Autorità casomai a intervenire”.

Morsa allentata anche sulle responsabilità editoriali dei provider. Tra i primi punti del parere, articolato in nove pagine, c’è “…una definizione più precisa dei soggetti che rientrano nella definizione di servizi di media audiovisivo, e quindi nella disciplina della direttiva europea. Si stabilisce senza equivoco che i blog di video amatoriali, i giornali online, i motori di ricerca, le versioni elettroniche delle riviste non sono disciplinati dalla nuova normativa, sono liberi”.

Dunque – ha evidenziato Butti – come avevamo detto fin dall’inizio, nessuna censura alla rete. Al punto tre ho anche ulteriormente precisato che la responsabilità editoriale incombe su terzi e non sui provider che ‘ospitano’ e trasmettono contenuti realizzati da altri”.

 

Il parere, poi, “su richiesta dell’Autorità, specifica meglio che le telepromozioni sono consentite solo nell’ambito dei programmi e precisa alcuni dettagli relativi alla pay-per-view”, ha continuato il relatore.

 

Quanto alla Logical channel numbering (Lcn) cioè l’ordinamento automatico dei canali sul nuovo telecomando digitale, “si prevede che spetti all’Autorità definire criteri e blocchi dei numeri, nell’ambito dell’istruttoria che è già in corso e terminerà a breve; al ministero, invece, va il compito di assegnare il numero del telecomando alle emittenti ma anche di sanzionare quelle che non rispettano la posizione assegnata loro, anche con la revoca dell’autorizzazione a trasmettere fino a due anni”.

 

Sul fronte dei minori, il parere Butti prevede, tra l’altro, che “oltre al riferimento al Comitato di applicazione del codice media e minori, venga inserita l’intesa con l’Autorità” e che “il bollino per segnalare i programmi a rischio per i minori venga trasmesso all’inizio e nel corso della trasmissione”.

 

Dopo alcuni punti dedicati ad accogliere le richieste del mondo dell’emittenza locale, in particolare radiofonica, il testo stabilisce ancora che “il product placement venga inserito anche nei programmi sportivi” e che su questo fronte “spetti all’Autorità verificare che si applichi l’accordo di autoregolamentazione tra i broadcaster”.

C’è poi il capitolo sulla tutela del prodotto audiovisivo europeo, “nel quale vengono ripristinati gli obblighi di investimento e programmazione, nonché le sottoquote per il cinema italiano, da definire con un regolamento che avrà tempi più stretti”. E ancora, una delle questioni più discusse, cioè la cosiddetta autorizzazione generale per i nuovi siti Web: “premesso che si tratta di una dichiarazione di attività e niente altro – ha commentato Butti – il parere precisa che va richiesta all’Autorità, non al ministero, e che non c’è nessun filtro e nessun controllo preventivo dei contenuti: la verifica dell’Agcom avviene infatti dopo che il sito ha avviato la sua attività”. Infine viene tolto l’obbligo di rettifica per il Web.

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