Servizi innovativi e tecnologici: persi 90 mila posti di lavoro dall’inizio della crisi

di |

Italia


Information Technology

Il maggior calo occupazionale fra aprile 2008 e settembre 2009 riguarda il lavoro autonomo. A fine III trimestre del 2009 il trend su base annua, con  +1,2%, lancia un timido segnale positivo, subito contrastato dal dato congiunturale (III su II trim. 2009) che con -0,5% segnala un passo indietro, confermando le difficoltà dell’economia italiana sugli investimenti in innovazione.

 

La crisi ha colpito duro anche il mondo dei servizi innovativi. Lo segnala l’Osservatorio sull’occupazione di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici che evidenzia come – dall’informatica alle telecomunicazioni, dalla radiofonia e televisione all’ingegneria, ai servizi di consulenza, di comunicazione e marketing, di certificazione – a partire dal secondo trimestre 2008 fino al terzo 2009 abbia perso complessivamente 90.000 posti di lavoro. Dopo il picco occupazionale (+10%) registrato nel primo trimestre 2008, che aveva portato il totale degli addetti a 2,5 milioni, il settore ha sofferto nel giro di un anno e mezzo un calo del 3,6%, tutto concentrato nella componente del lavoro  indipendente, essendo quella dipendente rimasta sostanzialmente immutata per effetto della  sostituzione tra uscite ed entrate di lavoratori.

 

Per quanto riguarda il 2009, solo alla fine del terzo trimestre, dopo quattro trimestri consecutivi negativi, il settore ha fatto registrare un primo segnale positivo con una crescita tendenziale dell’1,2%, dovuta all’andamento positivo della sola occupazione dipendente (+3,1%), mentre si conferma il dato negativo (-2,1%) per quella indipendente. In termini congiunturali, nel III trimestre dello scorso anno, tuttavia, si è verificato un arretramento di -0,5% (+0,1% i dipendenti, -1,6% gli autonomi), a conferma che il ciclo economico, pur mostrando piccoli segnali di ripresa, mantiene ancora inalterati i fattori di crisi che tengono a freno gli investimenti produttivi, in particolare quelli legati all’innovazione.

 

Le aziende del settore impegnate a fronteggiare i tagli dei budget dei loro committenti (imprese e Pa), tendono, infatti, a difendere il proprio patrimonio occupazionale interno, ma sono costrette a decurtare le collaborazioni esterne di consulenti e specialisti, che non trovano giustificazione in assenza  di nuovi ordini e progetti.

 

D’altro canto nell’ultimo trimestre dell’anno il clima di fiducia delle imprese dei servizi, seppur ancora negativo, appare per la prima volta in salita. L’auspicio è che si passi dalla politica dell’emergenza a una visione più strategica, in grado di rafforzare i tiepidi segnali di ripresa.