Telecom-Telefonica. Stampa rilancia sull’ingresso di Mediaset. Da Confindustria, nuovo appello alla Ue per tutelare gli asset argentini

di Alessandra Talarico |

Paolo Romani: 'Non entro nei rapporti tra aziende. Il governo può intervenire soltanto con la moral suasion'.

Italia


Franco Bernabè

Anche il Financial Times è intervenuto questa mattina sullo strano rapporto tra Telefonica e Telecom Italia, al centro in questi giorni di una ridda di speculazioni che vorrebbero la società spagnola pronta a inglobare il partner-rivale italiano, col nostro governo in prima linea a difendere, ancora una volta, l’italianità del gruppo e delle sue infrastrutture.

 

Si tratta, potremmo dire, di un film già visto, se non fosse che stavolta sembrano esserci segni più tangibili della volontà di Telefonica, e del governo spagnolo, di concretizzare quelli che finora sono stati solo rumors.

Ad alimentare questa ipotesi, le dichiarazioni rese nel corso di una recente visita nel nostro Paese dal ministro spagnolo dell’industria Miguel Sebastian, che ha chiesto all’Italia maggiore ‘reciprocità’ negli investimenti. Dopo tutto, nota anche il FT, “Enel ha acquisito il gruppo Endesa (il maggiore fornitore spagnolo di energia elettrica) e Mediaset si sta espandendo in Spagna”.

 

Ed è ancora una volta Mediaset, secondo il Financial Times, l’anello mancante per comprendere l’attuale scenario: il gruppo media sembra infatti voglia proporsi come ‘cavaliere bianco’ e ciò potrebbe spiegare la nuova presa di posizione del governo sull’italianità del gruppo.

 

Telefonica, spiega il quotidiano economico britannico, non ha fretta di prendere il controllo di Telecom Italia e sembra, anzi, “…quasi contenta di sedere al tavolo in qualità di ospite paziente e silenzioso”.

Il gruppo di Cesar Alierta e Mediaset, del resto, siedono già allo stesso tavolo, quello del mercato spagnolo della Tv digitale, dopo l’acquisto di Digital Plus da parte del gruppo media italiano.

“Anche se le due parti stanno iniziando a conoscersi meglio, ciò non vuol dire che Mr Berlusconi sia pronto a lasciare Telecom Italia a Telefonica”.

Piuttosto, secondo molti, il vero interesse del premier riguarderebbe l’eventuale ingresso di Mediaset in Telecom Italia.

Anche questo, un rumors già circolato e smentito più volte, ma che – secondo il quotidiano – potrebbe spiegare il senso dell’opposizione italiana all’acquisizione di Telecom da parte di Telefonica: “…questa cacofonia potrebbe essere solo una tattica per ammorbidire l’opinione pubblica e politica sulla necessità di realizzare una soluzione per garantire che Telecom Italia resti in mani italiane, con Mediaset presumibilmente come cavaliere bianco”.

Il sottosegretario Paolo Romani non ha voluto commentare questi rumors e si è limitato ad affermare di non voler entrare “nei rapporti tra le aziende”.

“Per quanto mi consta – ha aggiunto –  il problema Telecom è solo di Telecom”.

Il governo, ha spiegato quindi Romani, non può far finta che, in caso di fusione, il problema dell’eventuale impoverimento dell’infrastruttura italiana non esista, ma non ha strumenti per intervenire se non la moral suasion sugli azionisti italiani, Mediobanca e Intesa Sanpaolo, “…due istituzioni non estranee al Paese”.

Anche in caso di integrazione tra le due società, aveva detto ieri Romani, la rete Telecom “…non può essere delocalizzata perché è radicata nel nostro territorio”.

 

In tutto questo ‘teatro barocco italiano’ come lo definisce il FT, Alierta sembra “stia seduto pazientemente in attesa”, quasi contento di come Franco Bernabè sta gestendo la situazione. Alierta, tuttavia, sa che ogni futura mossa non potrà prescindere dall’approvazione della politica e, stando così le cose, non sembra che da Roma giungano segnali positivi. Per i prossimi giorni, intanto, è atteso un incontro tra i vertici di Telecom Italia e il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola proprio per discutere dei rapporti con l’azienda spagnola.

 

Telefonica, del resto, è entrata nell’azionariato della società italiana, principalmente per ragioni difensive, per evitare cioè, che il miliardario Carlos Slim, con la sua America Movil, mettesse le mani su Telecom e i suoi asset in Brasile.

 

E proprio in Sudamerica, la presenza di Telefonica nella compagine azionaria sta creando non pochi problemi a Telecom Italia: la società spagnola è infatti proprietaria di Telefonica Argentina, diretta concorrente di Telecom Argentina, gruppo che Telecom Italia controlla insieme alla famiglia Werthein.

L’antitrust argentino ha imposto a Telecom Italia di cedere la propria quota nella holding che controlla Telecom Argentina, nei tempi e nei modi stabiliti dalle autorità locali.

Sia gli azionisti Telco, la holding che controlla il 22% Telecom Italia, che la stessa società italiana, hanno presentato ricorso contro la decisione dell’antitrust argentino, che altro non sarebbe – secondo la stampa locale – che un espediente per abbassare il prezzo di vendita e rendere possibile l’acquisizione delle azioni da parte di elementi vicini al governo (il consorzio ‘Aeropuertos Argentina 2000’, guidato da Eduardo Eurnekian ed Ernesto Gutierrez) che non sono disposti a pagare secondo il loro reale valore di mercato.

 

Intanto, l’industria italiana ed europea si mobilita in difesa di Telecom Italia: dopo l’associazione ETNO (che riunisce gli operatori telefonici europei), anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso per chiedere di lanciare un’iniziativa nei confronti del Governo argentino per tutelare gli interessi delle imprese europee e italiane.

L’intervento del governo argentino rappresenta di fatto, secondo il presidente di Confindustria, una “…confisca della quota di Telecom Italia in Telecom Argentina’.

“La Commissione europea – si legge nella lettera inviata a Barroso – deve guardare a questa situazione per la salvaguardia degli investimenti europei in Argentina’ e ‘intraprendere tutte le possibili azioni verso il governo argentino, al fine di chiarire che un quadro politico e legale stabile e certo e’ condizione fondamentale per tutti i futuri investimenti europei in questo Paese’.

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