Decreto Romani: dalla Commissione Cultura e Trasporti della Camera OK alle audizioni. Si va verso rinvio del parere

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Romani

Potrebbe slittare il termine del 27 gennaio per l’espressione del parere delle Commissioni competenti della Camera sul decreto Romani, lo schema di decreto legislativo del governo che recepisce le nuove norme Ue in materia di audiovisivo. L’ufficio di presidenza della Commissione Cultura e Trasporti della Camera ha infatti accolto la proposta del Pd, che nei giorni scorsi aveva lamentato una “strozzatura” sul decreto, di procedere a una serie di audizioni con i soggetti interessati alle disposizioni, che inizieranno giovedì. Intanto oggi si riunisce alle 14.30 anche la Commissione Lavori pubblici del Senato per il parere – previsto dalla legge ma non vincolante – sul provvedimento.

Dunque le audizioni inizieranno giovedì e proseguiranno venerdì e la prossima settimana. Previste tra le altre quelle di Agcom, APT (associazione produttori TV), Anica, Atdi (Associazione degli editori dei canali satellitari), Cgil – Cisl – Uil, le associazioni dei diritti dei minori, Cento autori e ancora quelle delle emittenti Rai Mediaset e Sky, e poi di Aeranti/Frt, Google, Siae e Fnsi.

Al termine la discussione generale, quindi il parere che sarà dato, con ogni probabilità, i primi di febbraio, circa 10 giorni dopo il termine previsto del 27 gennaio (ovvero 40 giorni dopo l’assegnazione del testo al Parlamento).

Soddisfatto il viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni Paolo Romani: “C’è la possibilità di approfondire un testo complesso. Ho molto rispetto per il Parlamento e ascolteremo i soggetti interessati. Mi sembra che sia poi caduta la polemica sull’eccesso di delega”.

“La decisione di audire i principali soggetti coinvolti dalle modifiche al testo unico sulle televisioni – ha dichiarato Michele Meta, capogruppo Pd in Commissione Trasporti – può contribuire a ristabilire un clima più sereno, grazie al quale il Parlamento torna ad esercitare le proprie prerogative e funzioni”.

Con la decisione di oggi gli Uffici di presidenza hanno tenuto conto della lettera ricevuta ieri dal Presidente della Camera Gianfranco Fini in risposta al capogruppo Pd Dario Franceschini sugli scarsi tempi a disposizione per l’espressione del parere. Lettera in cui Fini chiedeva alle stesse Commissioni di valutare la possibilità di un rinvio dei tempi per il parere stesso.

Intanto Vittoria Franco, esponente del Pd in commissione Cultura del Senato, a proposito della mobilitazione del settore cine-audiovisivo contro il decreto Romani, ha espresso “solidarietà e appoggio“.

Il sindacato Slc-Cgil ha organizzato una serie di sit a Roma: alle 10 davanti alla sede Mediaset dell’Aventino; alle 12.30 davanti alla Rai di Viale Mazzini; alle 15 davanti alla sede di Sky in via Salaria.

“I tagli e le penalizzazioni – ha spiegato la Franco – contenuti nelle misure previste dal governo fanno un cinema più povero, meno valorizzato e sempre più cenerentola. Le richieste dei lavoratori del cinema sono tutte condivisibili, a partire dalla richiesta di reintegro delle quote di investimenti e programmazione su Rai, Sky e Mediaset che vengono tagliate con questo decreto. C’è bisogno di una legge di sistema che dia impulso al nostro cinema”.

Il Pd ha dato il proprio appoggio allo sciopero e per voce di Matteo Orfini, responsabile cultura della segreteria del Pd ha spiegato che “Con il decreto legislativo di prossima approvazione, infatti, si rischia di svuotare la legge 122 che prevede l’obbligo di investimento in cinema e fiction europei da parte delle televisioni. Questo strumento ha assicurato finora importanti risorse per il settore. Si tratterebbe perciò di un colpo letale per il comparto audiovisivo con la conseguente perdita di posti di lavoro, di professionalità e maestranze“.

“Il Pd – ha concluso Orfini – chiede al governo di ripensare questa politica che strangola una delle più grandi industrie culturali italiane”.

Nel mirino la modifica apportata al Testo unico della radiotelevisione che riporterebbe alla completa liberalizzazione degli obblighi di produzione e investimento a carico di tutti i fornitori di contenuti (broadcaster gratuiti e a pagamento, privati e pubblici su qualunque piattaforma incluso il satellite).

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