Wireless Cities: tutti connessi in città sempre più ‘smart’. Convegno Lepida fa il punto sulle esperienze di 5 città

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Wi-Fi

A passeggio con un Pc o un palmare, debitamente connesso alla rete o ai servizi VOIP, senza spendere un centesimo.

E’ il servizio Wi-Fi che parecchi comuni hanno reso disponibile ai cittadini residenti ed occasionali. Piacevole per i turisti, utile per studenti talvolta squattrinati o per professionisti di passaggio tra un appuntamento e l’altro.

 

Alle “wireless cities” Lepida ha dedicato un convegno a Bologna nel corso del quale i temi dei sistemi Wi-Fi e delle reti cittadine sono stati affrontati sia dal punto di vista normativo – i comuni che vogliono dare questo servizio devono tenere conto di una serie di vincoli, da quelli del Codice delle Comunicazioni Elettroniche fino agli obblighi di tracciabilità delle comunicazioni, solo per citarne un paio – che dal punto di vista pratico delle esperienze in atto.

 

Obiettivo strategico costruire una “smart city”, una città intelligente, in cui la tecnologia sia d’aiuto ai cittadini in un’ottica estremamente ampia che va dalla possibilità di connessione rapida e facilitata per il singolo fino allo scambio di informazioni sul traffico o alla sicurezza delle città. E se la strategia è quella della partecipazione in senso lato del cittadino, la tattica è rappresentata dalle possibili opzioni tecnologiche che vedono oggi in primo piano due diversi paradigmi della connettività: quello tramite “chiavetta” con connessioni flat a costi sempre più ridotti che il singolo si autogestisce e quello tramite reti Wi-Fi in cui le Pubbliche Amministrazioni (i comuni in sostanza) si fanno parte attiva nell’allestimento. La tecnologia è in continua evoluzione, per cui non è detto che un modello tecnologico sia quello buono per sempre. Già dalle esperienze maturate nei cinque comuni di cui si è discusso nel corso del convegno emergono impostazioni diverse che possono portare a sviluppi diversi.

 

La premessa normativa – illustrata da Marco Cevenini, Direttore della sede regionale Emilia-Romagna dell’Ispettorato delle Comunicazioni – è che le Pubbliche Amministrazioni che vogliono allargare al pubblico (come consentito dal DM 28 del 2005) l’uso delle reti devono ottemperare a una serie di regole e appoggiarsi a un fornitore di servizi esterno.

Ciò significa che non possono fungere direttamente da operatore di telecomunicazioni e quindi da fornitore diretto di connettività. Questo vale peraltro anche per la stessa Lepida , come ha segnalato il Direttore Generale Gianluca Mazzini, ricordando che la Pubblica Amministrazione  non è un operatore di telecomunicazioni, né ha tra i propri scopi istituzionali quello di fornire connettività. La stessa Lepida , in quanto rete privata, deve essere usata soltanto da chi ne è proprietario. E’ proprio questo il motivo per cui la Regione Emilia-Romagna sta conferendo la rete a Lepida spa e per cui stanno diventando soci di Lepida spa tutti gli enti interessati ad essere connessi e a fruire dei servizi veicolati su di essa. I cittadini non hanno accesso diretto alla rete Lepida, ma solo indiretto nei casi in cui fruiscano di specifici contenuti palesemente legati alla funzione della Pubblica Amministrazione ospitante, ad esempio sfogliare un libro remoto di cui la biblioteca che si appoggia alla rete Lepida ha acquisito i diritti, piuttosto che seguire una lezione di un corso in eLearning.

 

Ritornando alla connettività Wi-Fi offerta dai comuni, dal momento che si intende fornirla gratuitamente, occorre costruire un modello che consenta di coprire il più possibile i costi.

Nel caso di Bologna, Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia che consentono la libera navigazione con alcune limitazioni (tipicamente la quantità massima di ore, in genere non più di 3 al giorno), il modello vede una sorta di “do ut des”, uno scambio di servizi e non di denaro tra il comune e l’operatore – selezionato con una gara – che dà il servizio di connettività.

 

Sul piatto, in primo luogo, i… tetti. Ossia la possibilità per l’operatore di collocare i suoi impianti su edifici di proprietà pubblica. Poi, ancora, l’opportunità per l’operatore di vendere i suoi kit di connettività a privati, ad esempio esercizi commerciali nelle vicinanze degli hot spot, utilizzando le strutture messe a disposizione dal comune stesso, in modo da avere opportunità di business. Secondo i calcoli fatti dal Comune di Ravenna il punto di pareggio può essere raggiunto dopo un paio d’anni. Il modello è stato replicato, con poche varianti, anche a Reggio Emilia dove in più è stata colta un’opportunità offerta proprio da Lepidaspa. Il Comune di Reggio, infatti, ha utilizzato il servizio fedERa offerto da Lepidaspa come sistema di autenticazione degli utenti per l’accesso alla rete. Ciò dà un’interessante opportunità proprio agli utenti non residenti che possono entrare comodamente nella rete usando credenziali ottenute da altri comuni appunto “federati” nel sistema. Ma le reti di Wi-Fi pubblico in altre località come Argenta (Ferrara) sono diventate una sorta di traino alla diffusione della connettività stessa e dell’abbattimento del digital divide nella vasta area poco densamente popolata.

 

La rete realizzata ad Argenta e nelle frazioni, infatti, si è trasformata in alcuni hot spot gratuiti messi a disposizione dal Comune e in sviluppo dell’investimento da parte dell’operatore per la realizzazione di una rete capillare offerta ai cittadini a tariffa flat.

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