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Ricordando Guglielmo Marconi: come la tecnologia sta cambiando la vita, dalla radio a Internet, dalle comunicazioni digitali al web 3.0

Italia


Ancora un’occasione per omaggiare il genio di Guglielmo Marconi, a 100 anni esatti dall’assegnazione del Nobel per la Fisica, e un nuovo momento di incontro con le autorità e le istituzioni, per discutere dell’importanza della ricerca e dell’innovazione per la nostra economia sofferente e per riuscire a competere di nuovo sui mercato globali. A questo scopo è stato organizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni (FUB) il secondo appuntamento del ciclo delle “Giornate di Studio Marconiane“, dedicato a “Guglielmo Marconi: la Radio, il Nobel e i 100 anni che hanno sconvolto il Mondo” e tenutosi presso la Promoteca del Campidoglio di Roma lo scorso 11 dicembre, sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica. Un evento celebrativo e allo stesso tempo fortemente culturale, centrato sull’uomo scienziato, ma anche imprenditore, persona di cultura e benefattore dell’umanità. Alla presenza del Capo dello Stato, Presidente Giorgio Napolitano, della Principessa Maria Elettra Marconi e il figlio Guglielmo Giovanelli Marconi, si è quindi ricordato il giorno in cui Marconi fu premiato a Stoccolma con il Nobel, il suo impegno nella scienza come mezzo per migliorare le umane sorti e il suo ruolo di ricercatore e imprenditore. Come ha affermato il presidente della FUB Enrico Manca nel suo intervento di apertura: “Ricordare oggi l’avventura di Marconi, significa acquisire una sempre maggiore consapevolezza che la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo delle tecnologie sono imperativi ineludibili per fronteggiare le inedite sfide della globalizzazione e di una sempre più forte competitività sui mercati“. E ancora: “La storia delle telecomunicazioni di massa è contraddistinta da una costante dinamicità e flessibilità delle forme e dei supporti mediatici; media e società si co-determinano in modo continuo, tanto da rendere impercettibile il confine tra chi attiva il mutamento e chi lo assorbe. Ecco quindi che il web 2.0, nelle sue molteplici forme interattive, viene a determinarsi come la chiave per comprendere le future interconnessioni planetarie, nuovo paradigma culturale e creativo dove il consumatore e il produttore sono figure che coincidono in modo sempre più evidente, andando a modificare il mercato della cultura e dell’informazione“, quanto le dimensioni della società e della politica aggiungiamo noi.

 

Dopo il saluto del vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo, è stato il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha ricordare nuovamente l’importanza del lavoro di ricercatore di Marconi e il valore delle sue conquiste scientifiche per il nostro tempo: “Il lavoro di Guglielmo Marconi è il nostro contributo all’umanità, come paese e come cultura. Tanti altri scienziati italiani di assoluto rilievo hanno fatto grande l’Italia e aperto la strada a scoperte scientifiche fondamentali per l’umanità, tra cui Leonardo Da Vinci, Galileo galilei, Evangelista Torricelli, Alessandro Volta, Enrico Fermi, Giulio Natta, Emilio Gino Segrè, Renato Dulbecco, Carlo Rubbia, Rita Levi Montalcini e tanti altri, al cui lavoro si sono ispirati migliaia di giovani ricercatori e innovatori italiani di assoluta eccellenza“. “La preoccupazione maggiore – ha sottolineato Scajola – è che queste nuove leve della scienza internazionale cresciute nelle nostre università non riescano a trovare il modo per emergere, abbandonando infine l’Italia per altri lidi“. Una paura fondata, visto che proprio Marconi ha dovuto emigrare in Inghilterra per trovare i finanziamenti necessari alle sue ricerche. Fortunatamente la sua famiglia era in grado di sostenerne le spese e quando si rivolse al Ministero delle Poste italiano, per avere i capitali necessari a proseguire le ricerche, di tutta risposta ottenne un diniego, accompagnato per altro da un biglietto (in realtà mai più ritrovato) con su scritto: “Alla Longara“. Spesse volte la miopia dei burocrati italiani fa si che i migliori studiosi e professionisti del paese siano costretti a cercare lavoro in altri Paesi e, nel caso dell’inventore della radio senza fili, nonché Premio Nobel, si pensò bene fosse più indicato per il celebre manicomio di via della Longara a Roma, che essere annoverato sui libri come genio della scienza. I tempi sono cambiati? Non troppo e lo stesso Scajola torna a confermare il rinnovato impegno del Governo per la ricerca con 1,57 miliardo di euro da destinarsi a banda larga, infrastrutture e incentivi all’innovazione tecnologica, ma non prima dell’inizio del 2010, contravvenendo alle precedenti voci di pressante attesa per lo sblocco dei finanziamenti da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica – CIPE.

E’ opinione diffusa, nel mondo delle imprese e degli addetti ai lavori, che sono le Piccole e Medie Imprese a soffrire per la crisi e a non mettere un centesimo in più delle già esigue risorse a disposizione della ricerca e lo sviluppo, mentre le ‘Grandi’ da sole tirano il carro della competitività italiana. Da più indicatori internazionali e non solo, si segnala una fase particolarmente difficile per l’economia italiana e una sfiaccante attesa nei confronti delle Istituzioni per importanti piani di investimento annunciati da mesi e ancora fermi nelle Commissioni e nei Comitati competenti per lo sblocco definitivo. Una condizione storica immutata, come ha ricordato il Premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia , “Non fanno altro che danneggiare il già deficitario mondo della ricerca“. Un mondo a cui tutti noi dobbiamo moltissimo e che troppo spesso ha avuto nei suoi massimi esponenti persone in realtà marginalizzate e dimenticate, le cui scoperte poi hanno sconvolto la nostra vita, come fu per la radio di Marconi. “Figure deposte ai margini della comunità scientifica mondiale – ha affermato Rubbia – spesso costrette a lavorare in penuria di mezzi e di risorse, eppure convinte della bontà delle loro scoperte. Penso a Guglielmo Marconi o Francesco Zantedeschi, le cui scoperte hanno per sempre cambiato la nostra vita, dai primi studi sull’elettricità alle onde radio. Senza di loro non potremmo oggi parlare di banda larga mobile e di reti di nuova generazione probabilmente“. Scoperte che in tutto il mondo sono oggi festeggiate nel ricordo dei primi cento anni del Premio Nobel consegnato a Guglielmo Marconi, a Roma, come a Madrid o Londra, città quest’ultima dove depositò il brevetto per la telegrafia senza fili e riscosse l’interesse di William Preece, Chief Electrical Engineer del British Post Office. È stato quindi grazie a Preece che Marconi ottenne dalle Poste Britanniche importanti contributi per la ricerca e successivamente, finanziato con capitale di rischio privato, riuscì a fondare la Marconi Wireless Telegraph Company. Nasceva in quel momento la ‘wireless telegraphy’, ovvero la progenitrice della moderna telefonia wireless, come ha ricordato Gabriele Falciasecca, Presidente della Fondazione Marconi: “Tecnologia che nacque da un start up con capital venture, utilizzando un linguaggio attuale, un’operazione che svela l’altro lato dello scienziato, più imprenditoriale, rivolto al futuro, pronto a rischiare e con un forte senso della società e della collettività“. “Il suo lavoro – ha spiegato Falciasecca – non è solo rivolto all’allora nascente industria delle Telecomunicazioni, ma al genere umano, al miglioramento della vita di milioni di persone in tutto il mondo, perché la tecnologia ha questo come fine ultimo, tanto da spingere Marshall McLuhan ad utilizzare il termine ‘Galassia Marconi’ per spiegare l’enorme influenza della telecomunicazione sul nostro modello di società, appunto universalmente considerata società dell’informazione“.

 

Ovviamente, quando di parla di società dei media, dell’informazione e della comunicazione, ciò che si deve ricordare è che non è tanto il mezzo a fare la differenza, quanto i contenuti. Ad affermarlo è stato il noto conduttore televisivo e studioso di scienze Piero Angela che, nel presentare un contributo video tratto dal documentario di Alessandro Giupponi “Il mago delle onde“, ha voluto ricordare: “L’importanza di cosa e di come comunicare al pubblico è una regola che la televisione non deve mai dimenticare, in nome del suo indiscutibile ruolo di educatrice delle masse e distributrice di conoscenza“.

 

Quale contributo dell’ICT allo sviluppo economico del paese? Quali regole per la competizione?

 

La tecnologia e in special modo l’Information & Communication Technology hanno dato un impulso straordinario all’economia locale e globale in ogni paese del mondo. A partire dalla prima metà degli anni ’70 dello scorso secolo, in Francia, in USA, in Inghilterra e in Germania, si è assistito ad uno sviluppo di nuove piattaforme tecnologiche che presto avrebbero determinato una nuova rivoluzione industriale, prime fra tutte la televisione e un diverso uso delle radio. Negli anni ’80 seguì la penetrazione del Personal Computer e quindi la prima convergenza tecnologica dei seguenti anni Novanta, con la diffusione di Internet, del cellulare e dell’attuale paradigma comunicativo digitale. “Alla base di tutto questo ci sono le ICT – ha ricordato in apertura della prima sessione del convegno Giuseppe Richeri dell’Università di Lugano e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Bordoni – e la lezione che dobbiamo trarre dalla storia degli ultimi quarant’anni è che non c’è progresso senza ricerca e innovazione“. Un panel, questo moderato da Richeri, tutto dedicato in parte al ricordo del genio di Marconi e in parte al ruolo delle regole nella società dell’informazione. A salutare con affetto le scoperta del genio bolognese sono intervenuti diversi rappresentanti di Istituzioni internazionali, tra cui Hamadoum I. Touré, Segretario Generale dell’International Telecommunication Union (ITU), il quale ha ricordato che proprio nel 1932, a seguito della scoperta delle onde radio, l’Associazione cambiò il nome da ‘Telegraph Union’ a ‘Telecommunication Union’: “Le comunicazioni radio senza fili hanno aperto la strada a quelle mobili, cambiando la nostra vita e le nostre abitudini, con una rete incredibile di 4,6 miliardi di utenti di telefonia cellulare sempre connessi“. “Le rete mobile si espande ad una velocità senza precedenti nel nostro paese – ha scritto invece, in un messaggio alla sala romana, il ministro delle Telecomunicazioni dell’India Andimuthu Raja – portando in breve tempo il suo pubblico a 500 milioni di abbonati, per un totale di 14 milioni di apparecchi in più ogni anno e 7 milioni di accessi a reti di banda larga mobile“.

 

Testimonianze di una nuova fase di crescita delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, come ha raccontato anche in video messaggio il Direttore della ricerca sui media dell’Accademia delle Scienze Sociali Cinese, Shi Tong Yu: “La radio ha cambiato la storia della Cina per sempre, permettendoci di unificare un paese dalle enormi dimensioni ed estremamente disomogeneo per culture ed etnie, diffondendo conoscenza in ogni angolo della regione asiatica e alfabetizzando le masse contadine“. Altri numeri del successo delle telecomunicazioni moderne, in termini di servizio di informazione e alfabetizzazione alle popolazioni, ce li ha portati il Segretario esecutivo del ministero delle Comunicazioni del Brasile Fernando De Oliveira: “E’ così che è cambiata la storia del popolo brasiliano, grazie alla televisione e alla telefonia mobile, a cui oggi si aggiunge Internet e la banda larga. Reti che hanno avvolto un territorio vasto e difficile e che vedono oggi 170 milioni di utenti mobili, di cui 40 milioni di abbonati per TIM Brasile“. Va inoltre ricordato che dal Centro di Coltano partì nel 1931 il segnale che accese le luci al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, in una dimostrazione delll’efficienza della radio in comunicazioni transoceaniche. In questo ricordo collettivo non mancano nemmeno gli Stati Uniti che, per voce del Commissario della US Federal Communication Commission Robert McDowell, hanno voluto ricordare il grande contributo di Guglielmo Marconi: “Oggi assolutamente attuale nella sua capacità premonitrice, con l’incontenibile diffusione del broadband e delle tecnologie wireless in tutto il paese, permettendo la nascita di nuove applicazioni e nuovi mercati, dalla sicurezza all’eHealth, dall’eLearning alla telemedicina, fino alla Net Economy di Internet e alla banda larga mobile che stanno conquistando il pianeta“.

 

Stessa storia, ma ricca di particolari e di suggestioni, è quella raccontata anche da Padre Federico Lombardi direttore di Radio Vaticana, che ha ricordato al pubblico: “Quanto Guglielmo Marconi, diverse volte, abbia espresso profonda convinzione che le sue scoperte dovessero servire direttamente per il bene dell’umana famiglia, al soccorso delle navi in difficoltà, come nel drammatico affondamento del Titanic nel 1912, fino alla diffusione di messaggi di pace nel mondo. È con questo spirito d’altronde che si mise a disposizione di Pio XI per la costruzione della stazione radio, attuale Radio Vaticana, del nuovo Stato della Città del Vaticano, il 12 febbraio del 1931 . “Grazie alla nuova invenzione – ha sottolineato padre Lombardi – i radiomessaggi dei Papi furono diffusi a livello mondiale ed ebbero un impatto grandissimo. Molti di essi erano ascoltati ben aldilà della Chiesa; durante la Seconda Guerra Mondiale la radio era infatti l’unica via per raggiungere tutti, travalicando i confini della nazioni e i fronti di guerra, usata quindi per unire e non per dividere, così la prima tecnologia della comunicazione globale è stata protagonista anche nel Dopoguerra“. Spostando il focus del dibattito dalla storia della tecnologia agli aspetti più regolamentari, è intervenuto successivamente Fabio Colasanti, Direttore Generale della Information Society & Media della Commissione Europea, per il quale: “L’Europa è dotata di un quadro normativo molto sofisticato e avanzato, in grado di permettere uno sviluppo delle reti di nuova generazione armonioso ed efficiente. Gli elementi su cui i 27 Paesi membri si sono ritrovati a confrontarsi e su cui si interverrà nei prossimi mesi sono il livello di concorrenza sui mercati, i poteri e i limiti dell’azione del legislatore, la centralità della neutralità tecnologica, le modalità di intervento e l’applicazione normativa più decentrata possibile“. “Ciò che bisogna capire – ha spiegato Colasanti – è che quando si parla di Europa, in realtà, ci si riferisce a 27 soggetti di diritto, con le loro specificità politiche, economiche e sociali, tanto che le autorità regolatorie locali agiscono in maniera del tutto autonoma e indipendente, sia dai governi, sia dagli operatori, riferendo del loro operato solo al collegio europeo, sede di discussione dei singoli provvedimenti presi a livello locale“. Quindi collegialità e visione d’insieme, caratteristiche basilari che possono permettere nei prossimi anni, ad un’entità politica ed economica particolare come l’Europa, di procedere ad una più coesa e omogenea unità di intenti, oltre che di popoli.

 

In continuità con l’intervento di Colasanti, e a conclusione del primo panel, ha poi preso parola Corrado Calabrò, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, o più conosciuta come AgCom, che riprendendo la figura di Marconi scienziato e uomo di immaginazione ha affermato: “Amava ricordare Albert Einstein, altro illustrissimo Premio Nobel per la fisica, l’immaginazione è sempre più importante della conoscenza, come nel caso della scoperta di Marconi, importantissima per la scienza, ma piena di una visionaria potenza che oggi ritroviamo nelle reti di comunicazione globali, che mettono in connessione tutti i Paesi del mondo“. “Processi che vedono il capitale digitale valorizzare infinitamente quello umano – ha proseguito Calabrò – nuove comunità di enormi dimensioni nascono in breve tempo, in cui circolano dati e servizi, contenuti di ogni tipo, con sempre nuove opportunità per il mondo delle imprese, che si trovano così ad operare in un globo sempre più piccolo e ricco di iniziative, dal web 3.0 ormai alle porte, ai linguaggi semantici online, agli ambienti virtualizzati o al 3D, senza dimenticare l’Internet delle cose e delle persone“. “Pensiamo ai servizi finanziari su rete mobile – ha spiegato Calabrò – il money transfer, che ha permesso a milioni di persone in Africa, parte dell’Asia meno sviluppata, Sud America e America Centrale di accedere alle piattaforme di pagamento virtuali, di trasferimento di capitali e di rimesse bancarie. Regioni dove è difficile fare impresa e che ora vedono nuove opportunità dischiudersi all’orizzonte. Grandi piani per l’umanità, nati da piccole invenzioni susseguitesi nei decenni e che le regole e le Istituzioni hanno aiutato a svilupparsi e a diffondersi“.

 

Le telecomunicazioni hanno davvero cambiato il nostro modo di relazionarci e di fare società? E in che modo?

 

L’innovazione tecnologica, in ogni tempo, ha determinato una qualche rivoluzione, più o meno grande, nella vita degli uomini, anche senza una necessaria intenzione originaria. Da Johann Gutenberg a Marconi sono i contenuti della comunicazione a creare evoluzioni tecnologiche del mezzo, tali da avere importanti effetti sulle vite degli uomini. Su questo si sono confrontati gli ospiti della seconda sessione, moderati da Gianni Riotta direttore del Sole 24 Ore. Una prima tavola rotonda in cui gli operatori di rete mobile hanno detto la loro sulle nuove sfide del mercato e sul bisogno di innovazione nel paese. “Sono le imprese che lavorano nelle telecomunicazioni ad aver utilizzato in maniera strategica l’ICT – ha affermato Maurizio Dècina del Politecnico di Milano – e le stesse ora dovranno affrontare le grandi sfide del nostro tempo, tra cui banda larga, New Generation Network (NGN) e reti in fibra ottica; su queste piattaforme si gioca il futuro delle comunicazioni tra telefonia mobile di terza e quarta generazione, wireless, banda larga mobile, Internet delle cose e delle persone“. È lo stesso pubblico, ha spiegato inoltre Dècina, ha esigere un salto di qualità nei servizi e nelle infrastrutture, testimonianza ne è l’elevato numero di abbonati ai servizi di banda larga al mondo e di rete mobile. Ormai, come hanno dimostrato gli stessi partecipanti a questa giornata di studi dedicati a Marconi, quasi i due terzi del pianeta è connesso su reti cellulari, aprendo senza dubbio una nuova fase nella storia dell’evoluzione dell’uomo.

 

Per Franco Bernabè di Telecom Italia, le Telcos sono la prova che quando si vuole fare davvero innovazione e rispettare i criteri di concorrenza sul mercato, le cose poi si fanno sul serio. “Basta pensare all’introduzione sul mercato delle carte prepagate a metà anni Novanta – ha ricordato Bernabè – un’operazione che ha visto Telecom Italia prima e Omnitel poi (ora Vodafone) compiere una piccola rivoluzione mondiale nella nascente telefonia mobile, ma che ha cambiato per sempre la storia delle Telecomunicazioni“. “La nuova sfida per noi – ha continuato Bernabè – è tutta nelle infrastrutture e negli investimenti necessari per il loro ammodernamento, con il traffico di dati in aumento, come i video content in crescita esponenziale; un obiettivo possibile da centrare, ma solo se il mercato e le Istituzioni sapranno fare sistema“. “Il mercato dei cellulari è il terzo al mondo per ricavi, dopo quello dell’acqua e dell’energia elettrica – gli ha fatto eco Paolo Bertoluzzo di Vodafone Italia – ben oltre quelli della televisione o del Pc, con 4,6 miliardi di dispositivi mobili venduti e un mercato dei servizi che è in continua crescita; prova ne è il nuovo servizio di money transfer in Kenya di Vodafone e il suo grande successo, presto esteso ad altri paesi di quel continente“. “Il mercato italiano – ha continuato Bertoluzzo – è uno dei più avanzati al mondo, per qualità e per soluzioni adottate, ma due sono le sfide che abbiamo davanti come operatori di rete: la chiusura del digital divide e la modernizzazione delle reti fisse in chiave di convergenza tecnologica, per un preventivo di spesa di 11 o 12 miliardi di euro“. Sui contenuti è invece intervenuto Mauro Crippa di Mediaset, per il quale: “Il digitale terrestre ha dato un forte impulso all’innovazione, attraverso una lunga campagna di investimenti di 1,5 miliardi di euro in 5 anni, riuscendo a costruire un indotto ricco di competenze e di valore, che fornisca tecnologia innovativa e professionalità“. “La vera sfida ora – ha insistito Crippa – è riuscire a far passare il più alto numero di contenuti possibile, ma rientrando delle spese di investimento sostenute. I servizi e i contenuti di qualità hanno un costo e non è pensabile ragionare in termini di gratuità assoluta, altrimenti si va danneggiando tutto il settore, fino alla sua scomparsa“.

 

L’innovazione tecnologica degli ultimi tempi ha determinato un ampliamento della dieta mediatica, tra dispositivi di ogni tipo e nuove piattaforme di fruizione. Due però, secondo Paolo Garimberti della Rai, sono le classi di problematiche che abbiamo di fronte: “Da una parte i giornali, che nessuno legge più, dall’altra i migranti digitali, il pubblico che ha dovuto forzatamente abbandonare i tradizionali mezzi di comunicazione e di informazione e passare ai nuovi media. Nonni, genitori, i cui figli, nati nell’era del digitale (Born Digital), hanno introdotto nelle abitazioni ogni tipo di dispositivo di comunicazione, in grado di veicolare informazione e contenuti multimediali“. Una sfida per la Rai, ha spiegato Garimberti, “Non solo per competere sui mercati, ma soprattutto per assicurare a tutti i nostro utenti e non solo qualità nel servizio e la chiusura definitiva del digital e del social divide“. Esigenze sociali e culturali, ma che non escludono un maggiore impegno sul lato tecnologico. Luigi Gubitosi di Wind indica nella convergenza fisso-mobile su reti Internet Protocol (IP) le autostrade della società ventura: “Dove vedremo film, converseremo in multiple session chat con amici o parenti, giocheremo online e consulteremo informazioni e contenuti video in tempo reale, con cellulari sempre più simili a Pc e multifunzionali. A noi spetta il compito di favorire tutto questo, realizzando la banda larga mobile, andando quindi incontro agli utenti e anticipando la domanda“. Un Italia mobile che appare davvero in grado di primeggiare in tutti i settori, anche con Paesi come USA, GB, Francia o Germania, e che forse solo alcuni Paesi del sud est asiatico raggiungono per soluzioni e servizi offerti al cliente a tariffe bassissime. “Abbiamo davvero fatto innovazione nella telefonia mobile – ha spiegato Vincenzo Novari di 3Italia – ma ora stiamo ripiegando, stiamo abbandonando i mercati internazionali, declinando le sfide e facendoci raggiungere dai nostri competitor; dobbiamo riprendere il cammino dell’innovazione, solo così possiamo confermare i risultati che abbiamo raggiunto prima di altri“. “Sforzi che però vanno remunerati – ha sottolineato Stefano Parisi di Fastweb – sono stati investiti 6 miliardi di euro dalla nostra azienda, è assurda l’affermazione che non si spendono soldi nell’ammodernamento della rete, ma allo stessi tempo serve un business model nuovo e remunerativo, con la necessità di trovare un equilibrio soddisfacente tra il mercato e le esigenze dell’utente“.

 

Non meno importante, tra le tecnologie che hanno modificato il nostro modo di vivere la comunicazione e l’informazione, è stato il satellite. Una piattaforma dalle enormi potenzialità nel campo della trasmissione di dati, per contenuti e servizi, in grado di raggiungere qualsiasi luogo e dalle grandi opportunità per le aziende e peri il consumatore. “Il satellite si sta dimostrando una piattaforma flessibile – ha detto Giuseppe Veredice di Telespazio – un sistema di comunicazione incredibilmente versatile, orientato a qualsiasi tipo di applicazione, da Internet alla telefonia mobile, per trasmettere dati in banda larga e sviluppare nuove opportunità per le aziende che operano in diversi settori economici in evoluzione, senza dimenticare l’enorme contributo nella lotta al digital divide“. Un mondo della comunicazione in fermento, quindi, come ha confermato nel suo intervento il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani: “Che a seguito del grande successo del digitale terrestre, ancora in fase di compimento fino al 2012, ha visto l’Europa aumentare il suo impegno con il lancio dell’Agenda Digitale, un’area tutta dedicata alle comunicazioni digitali, ai new media e alle Tlc, settori strategici per la crescita economica e culturale dell’Unione. Ovviamente c’è bisogno di aumentare gli investimenti, soprattutto per ridurre sensibilmente il digital divide e noi abbiamo fatto molto anche in questo, diffondendo con la nuova televisione un servizio di alfabetizzazione digitale, aumentando la banda larga e offrendo una maggiore scelta in termini di contenuti“. “Tra gli obiettivi del Governo – ha spiegato Romani – non mancano comunque alcuni traguardi di massima, tra cui i 2 Mbit/s per tutti, banda larga su gan parte del territorio e un piano di finanziamenti pari a 1.700 milioni di euro. A questo aggiungiamo l’auspicio che presto veda la luce una Società della Rete, fatta dagli operatori e che sia in grado di realizzare le grandi opere di cui ha bisogno il sistema paese“.

 

Ricerca, innovazione e nuove tecnologie: quale futuro per le prossime generazioni?

 

Nuove risorse per la ricerca, quindi, soliti problemi per il reperimento dei fondi e rinnovata voglia di pensare e operare in termini di ‘sistema paese’, per obiettivi che riguardano tutti e il cui raggiungimento favorirebbe un guadagno collettivo in termini di qualità e di competitività. Anche l’ultima sessione della giornata è stata così dedicata a ricerca e innovazione, ma con uno sguardo ai giovani e alle generazioni prossime. Moderatore del panel è stato Mario Frullone, direttore delle ricerche della Fondazione Ugo Bordoni , che nell’introdurre i partecipanti al dibattito ha evidenziato un’Italia molto eterogenea, quanto ricca di sorprese. Come ha confermato anche Luciano Maiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche: “Guardando ai vari ranking mondiali abbiamo dati discordanti sul nostro paese, diviso tra punte di eccellenza e performance da ultimi della classe, eppure, esaminando i dati in profondità, vediamo spesso che non è così e, come spesso accade, la peggiore Università a volte ospita dipartimenti di eccellenza. Ciò che ci penalizza è il numero di ricercatori troppo basso e una fuga incontrollata degli stessi all’estero. Dobbiamo preoccuparci di questo, più che di trovare fondi, facilitando il trasferimento di conoscenze e tecnologie dai centri di ricerca alle imprese, sarà il mercato infine a decretare il successo o meno di un’innovazione“. Posizione questa che è stata sposata a pieno anche da Leonardo Maugeri dell’ENI, per il quale: “Si fa tanta ricerca, ma poco di base. Prima di parlare di nuova rivoluzione tecnologica bisogna fare davvero tanta strada e lavorare duro, sia nel caso della fibra ottica, sia dell’energia, sono questi i due orizzonti su cui c’è bisogno di convogliare gli sforzi“. Un esempio di ricerca italiana e di innovazione tecnologica esportata all’estero arriva dalle Ferrovie dello Stato, con Mauro Moretti che ha raccontato come: “Dalla nostra ricerca applicata si è ottenuto un sistema di controllo via radio dei treni ad alta velocità che il mondo ci invidia. Un sistema che lavora su reti GSM e a banda dedicata, uno standard avanzato che presto verrà adottato da Francia e Germania“. Anche la rete per il trasporto dell’energia elettrica è totalmente dipendente dalle ICT, “Su tutti i 14mila chilometri di rete elettrica – ha sostenuto Gianni Vittorio Armani di Terna – utilizziamo sistemi tecnologici avanzati per la gestione del fabbisogno energetico del paese, attraverso lo scambio di informazioni in tempo reale e sostenuti investimenti nelle infrastrutture con 800 milioni di euro spesi ogni anno, ma altrettanti ricavati“. Anche Finmeccanica, per voce di Pier Francesco Guaraglini, ha mostrato interessanti piani di sviluppo e una rinnovata voglia di sostenere la crescita del settore: “Con oltre 2 miliardi di euro investiti in ricerca e sviluppo e la metà buona nell’elettronica, da parte nostra c’è la volontà e l’impegno di proseguire sulla strada dell’innovazione tecnologica, perché ormai solo le grandi imprese fanno innovazione e invece c’è assoluto bisogno di trasferire conoscenza tra un settore industriale e un altro. Solo così si può tornare a crescere“.

 

Innovazione e mercato, un binomio che le imprese sottolineano come fondamentale e in cui anche il Governo deve credere, come ha sostenuto Cesare Avenia di Ericsson: “La nascita di un business model vincente è il frutto di un processo di ricerca e di innovazione tecnologica, che però deve essere sostenuta da un sistema paese vero, concreto, dove la banda larga nelle Tlc sia una realtà e non solo una promessa“. C’è chi, ad esempio, ha pensato anche di anticipare il mercato creando domanda, come Alcatel-Lucent: “Le nostre soluzioni fanno breccia sui mercati perché sostengono e stimolano delle esigenze o vanno incontro a dei problemi nel momento stesso in cui nascono – ha spiegato Stefano Lorenzi – i nostri Bell Labs ne sono un esempio, orientati in un ricerca focalizzata su rispetto per l’ambiente, riduzione dell’impatto delle attività umane e convergenza tecnologica. La nostra azienda festeggia quest’anno, come Marconi, i cento anni di attività e per la ricerca e l’innovazione vantiamo proprio in Italia un centro per la fotonica di livello mondiale, che da lavoro a 1000 dipendenti tra ricercatori e ingegneri. Ciò che auspichiamo, comunque, è una maggiore collaborazione tra università e centri di ricerca e di eccellenza, per sviluppare un circuito comunicativo più virtuoso“. A chiusura della giornata di studi dedicata a Guglielmo Marconi è intervenuto Leonardo Chiariglione di Cedeo.net, qui anche in veste di membro del Comitato Scientifico della FUB. Uno dei grandi protagonisti della storia di Internet a livello mondiale e padre di Mpeg e di Mp3, due standard che hanno creato una vera e propria rivoluzione sul web, consentendo la trasmissione on line di video e musica. Un uomo di scienza che, come tanti altri grandi personaggi citati in diversi interventi, ad un certo punto della sua carriera ha dovuto lasciare l’Italia per altri Paesi: “Sembra quasi un destino inevitabile e questo non perché manchi la capacità di fare innovazione, il problema sta nella sua discontinuità. Non c’è una catena del valore della ricerca e dell’innovazione in Italia e questo potrebbe essere già un primo obiettivo su cui sforzarsi di lavorare assieme“. Le opportunità vanno create per poter essere sfruttate a pieno, è apparso voler ammonire Chiariglione, mentre la rivoluzione fondata su ricerca e innovazione sembra ancora lontana per il nostro paese e, forse, per buona parte dell’Europa.

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