Banda larga: in Italia 11,8 milioni di utenti. Mercato frenato dalla mancanza di alternative al DSL, ma i prezzi sono fra i più competitivi

di Alessandra Talarico |

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Banda larga

Le reti a larghissima banda rappresentano una piattaforma a supporto dell’innovazione delle economie moderne, così come lo furono in passato le reti elettriche e autostradali. La fibra ottica, in particolare, più del DSL, trainerà la futura crescita della super banda larga, anche se attualmente solo un utente internet su 10 la utilizza per accedere a internet.

 

Secondo le ultime statistiche pubblicate dall’Ocse, il numero di utenti della banda larga è giunto a quota 271 milioni a giugno 2009, in crescita del 10% rispetto al giugno 2008. Metà dei Paesi Ocse hanno raggiunto la soglia dei 25 abbonamenti a internet ogni 100 abitanti.

 

L’Italia si colloca al settimo posto della classifica, con 11,87 milioni di utenti, 19,8 ogni 100 abitanti. Al primo posto gli Stati Uniti (81,1 milioni), seguiti da Giappone (30,9 milioni), Germania (24,04 milioni), Francia, (18,6 milioni) e Regno Unito (17,7 milioni).

Il nostro Paese risulta molto competitivo sul versante dei prezzi: un abbonamento mensile costa da 7,7 euro a 30,8 euro. Stesso massimale della Svizzera, dove un abbonamento parte però da 11 euro, e della Grecia dove si parte da un minimo di 12,3 euro.

 

L’Italia resta sempre penalizzata dalla mancanza di tecnologie di accesso alternative al DSL: anche se il gap continua a essere attribuito alla  debolezza della domanda più che alla carenza delle infrastrutture e il trend segue quello generale dell’Ocse (dove solo il 9% degli abbonati utilizza la fibra ottica, contro il 60% del DSL e il 29% del cavo), l’Italia è l’unico Paese oltre alla Turchia, la Grecia e l’Islanda a non disporre di infrastrutture via cavo. La fibra ottica si ferma quindi allo 0,5%, contro il 15% della Corea e il 12,4% del Giappone. Prima in Europa per numero di accessi in fibra ottica è la Svezia, con 6,7 abbonamenti ogni 100 abitanti.

 

“Le società tlc – si legge nel rapporto Ocse – hanno investito pesantemente negli anni passati per aggiornare le vecchie reti in rame e garantire nuova capacità di banda, ma la crisi economica ha minacciato di porre fine a questi investimenti proprio nel momento in cui cominciava a crescere anche la domanda da parte di consumatori e aziende”.

Dal momento che i nuovi servizi veicolati dalle reti in fibra ottica – telemedicina, reti di trasporto intelligente, smart grid per la distribuzione dell’energia elettrica – richiedono la realizzazione di reti più efficienti, molti governi hanno deciso di intervenire con finanziamenti pubblici per accelerare lo sviluppo delle nuove reti, ma in tutto il mondo si discute se questi interventi abbiano un senso economico, visto che si tratterebbe di rientrare in un settore privatizzato recentemente.

 

Il rapporto Ocse si pone l’obiettivo di “mettere in prospettiva” gli investimenti pubblici nella banda larga, dimostrando che tali interventi si giustificherebbero anche solo per i benefici che ne deriverebbero in 4 settori chiave dell’economia: elettricità, sanità, istruzione e trasporti.