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Panoramica sui media: dalla Tv digitale al VoD, passando per l’IPTV, le tendenze dei prossimi anni

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Cosa succederà al mercato televisivo italiano fino al 2012? L’Italia sarà tutta sul digitale terrestre e, secondo lo Studio di Media Italia, il totale ascolto sarà inferiore di alcuni punti percentuali rispetto ad oggi, al netto di influenze meteo e della rilevazione di altre forme ascolto (ad es. time shifted viewing).

La maggior parte delle emittenti saranno multipiattaforma e le tradizionali distinzioni tra dtt e sat perderanno significato. Le altre tv, oggi al 21% di share, cresceranno ancora: la stima è nel range 25% (ipotesi di minima) – 29% (ipotesi di massima).

 

Rai e Mediaset perderanno ulteriori punti di share sulle loro reti storiche, scendendo a fine 2012 dal 79% al 75% (ipotesi di minima) – 71% (ipotesi di massima), ma recupereranno in parte grazie alle loro nuove reti. Le reti generaliste saranno ancora necessarie per garantire una ampia e rapida copertura dei target.

L’ulteriore frammentazione dell’ascolto, renderà sempre più necessaria una corretta pianificazione delle altre tv per non perdere pressione e copertura sui propri target di comunicazione.

 

La sfida per i media planners sarà quella di minimizzare la crescita dei costi per punto di pressione (grp’s)”

 

Nel corso della presentazione Media Italia ha fornito anche le stime dell’andamento della raccolta pubblicitaria a fine 2009: Televisione: -15%; Quotidiani: -24%; Periodici: -22%; Radio: -8/9%; Affissione: -20%; Cinema: -5%; Internet: +10%.

Rispetto a questi valori percentuali nel 2010 Media Italia prevede un rimbalzo positivo generale tra l’1 e il 2%, ad eccezione del web dove si prevede una crescita del 10%.

 

Nielsen analizza invece quanto successo negli Stati Uniti dal 12 giugno, data richiesta dalla Federal Communication Commission per il passaggio alla tv digitale. La maggior parte delle abitazioni, secondo lo Studio, si mostrano pronte.

Al 4 ottobre solo lo 0,5% di abitazioni era impreparato al segnale digitale. Sono, per la maggior parte, case di Afro-americani, Hispanici, Asiatici, giovani, a basso reddito, e coloro che hanno minori possibilità di accesso a internet.

Dalla fine di agosto, quasi ¾ delle abitazioni non ancora pronte al passaggio ha acquistato un decoder, il 18,2% ha sottoscritto un abbonamento al cavo, e il 7,5% al satellite.

Nella stagione televisiva 2008-2009, gli Americani hanno trascorso 4 ore e 49 minuti al giorno, in media, davanti alla tv, 4 minuti in più dall’anno scorso e il 20% in più da dieci anni fa.

Il tempo davanti alla tv, in prime time, rimane stabile, ma è comunque il picco più alto dal 1991.

Il continuo incremento del consumo televisivo può essere attribuito a diversi fattori, incluso l’avere in casa più televisori e una maggiore scelta nei canali.

 

Interessante osservare anche lo sviluppo dei servizi audiovisivi on demand. L’European Audiovisual Observatory ha realizzato un primo censimento sui servizi Vod in 24 Paesi europei, secondo il quale a metà 2008 ci sono 325 servizi (fonte NPA Conseil). Alla fine di dicembre l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo ne conta 698.

 

Secondo Screen Digest, l’on-demand negli Stati Uniti è strutturato in modo che la maggioranza dei contenuti è resa disponibile in un pacchetto base gratuitamente.

Questo significa che gi abbonati a un pacchetto contenente un particolare canale, avranno gratuitamente on-demand tutti i contenuti del canale, senza pagare costi aggiuntivi.

I contenuti disponibili on-demand sono, per la maggior parte, provenienti dalle libraries delle tv a pagamento.

Per esempio, CBS, NBC, Fox, Discovery, CNN, Cartoon Network forniscono tutti i contenuti on demand su cavo e satellite.

Non tutto è disponibile: i grandi networks preferiscono caricare i contenuti sui propri siti. Questo è dovuto, in parte, al fatto che i servizi on-demand disponibili sulla pay tv non sono concretamente monetizzabili come sull’online, che porta pubblicità.

Per quanto riguarda la crescita della Tv su IP, SNL Kagan ha realizzato alla fine di marzo uno Studio (da poco pubblicato in rete) sullo stato e le previsioni dell’IPTV da qui al 2012 per sei regioni: Nord America, America Latina, Europa Occidentale, Europa dell’Est, Medio Oriente e Asia Pacifico. Alla fine del 2008, l’IPTV è stata lanciata in 50 dei 75 mercati sotto analisi.

Per il 2012, l’IPTV sarà la piattaforma dominante in due paesi, Hong Kong e Francia e conterà per più del 10% in 22 paesi dei 75 monitorati.

Alla fine del 2008 l’Europa Occidentale è leader dell’IPTV con 10 milioni di abbonati, seguita dall’Asia Pacifico e il Nord America con 7,04 e 3,3 milioni, rispettivamente. Con 6,1 milioni di abbonati, alla fine del 2008, la Francia è il più grande mercato IPTV nel mondo, contando per il 29% del totale degli abbonati.

Si stima che, nei prossimi tre anni, l’Asia sorpasserà l’Europa Occidentale, raggiungendo 17,4 milioni di abbonati al 2011.

Durante gli ultimi quattro anni l’IPTV si è evoluta da piattaforma che, alla fine del 2003 contava per lo 0,01% del mercato globale, al 3,7% degli abbonati alla pay tv nel 2008.

 

Le stime sono facilmente comprensibili a fronte dell’aumento degli utenti della rete in tutto il mondo, anche in regioni a basso reddito seppur in crescita come sono i paesi dell’area CIS (Armenia, Azerbaijan Russia, Ucraina, Moldavia, ecc…) che con 70,3 milioni di utenti internet alla fine del 2008, rappresentano il 4% del totale mondo e che solo in Russia sono più del 25% della popolazione (fonte ITU).

 

Anche in Italia, Audiweb informa che il 63% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni, 30,145 milioni di italiani ha accesso a internet, con un incremento del 7,9%, anno su anno. Il 2,2% di questi utilizza il televisore come device per l’accesso. L’Ottavo Rapporto Censis sulla comunicazione rileva che la tv via internet triplica la sua utenza, passando dal 4,6% del 2007 al 15,2% del 2009.

 

La televisione, comunque la si declini, rimane sempre un media forte. Nella stagione 2008-2009, gli Americani hanno trascorso 4 ore e 49 minuti al giorno, in media, davanti alla tv, 4 minuti in più dall’anno precedente e il 20% in più rispetto a dieci anni fa, forse attribuibile a una maggiore scelta dei canali e all’avere in casa più televisori, fonte Nielsen. La sola fascia dei bambini tra i 2 e gli 11 anni trascorrono almeno 102 ore davanti alla tv, con un incremento del 17% da maggio 2008 al secondo trimestre 2009.

 

Per il mercato Musica, il Rapporto IULM 2009 evidenzia che la dimensione complessiva del sistema, in Italia, è pari, nel 2008 a 3,9 miliardi di euro. Per un confronto con gli altri settori della comunicazione, la televisione ha fatturato 8,5 miliardi, l’editoria 5,4 miliardi, il cinema (incluso l’home video), 1,7 miliardi. Rispetto al 2007 il fatturato dell’intero settore è calato del 4%.

Il segmento della musica stampata è, sostanzialmente, in crescita del 4,8% con un fatturato di circa 16 milioni di euro. Il settore degli strumenti musicali cresce del 3,4% a 399 milioni di euro, nonostante un mercato globale in flessione.

Il segmento audio dell’elettronica di consumo (728 milioni di euro) mostra una flessione del 17,7%, accompagnata da una forte discesa dei prezzi.

La musica digitale ha registrato una crescita del 35% e un fatturato di 38 milioni di euro.

 

Il segmento della musica dal vivo, la scoda tipologia di consumo per volume d’affari (755 milioni di euro) ha perso l’1,7%.

Le flessioni riguardano tutti i tipi di spettacolo ed è solo la musica leggera a sostenere una discesa che avrebbe potuto essere più pesante. Quest’area perde complessivamente 13 milioni, ma l’aspetto più rilevante è che l’aumento degli incassi dei concerti di musica leggera è dovuto esclusivamente a un considerevole aumento del prezzo degli spettacoli.

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