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Biblioteca digitale: i Ministri Ue accolgono la proposta francese. Partnership pubblico-privato per finanziare la digitalizzazione

Unione Europea


I Ministri della Cultura riuniti a Bruxelles hanno deciso di creare un “Comitato di saggi” che stabilirà le modalità delle future partnership pubblico-private nel campo della digitalizzazione della cultura.

Una grande sfida, che spetterà a istituzioni e operatori, per evitare che in questo mercato si possano costituire preoccupanti monopoli da parte di alcuni colossi come Google.

Il piano, proposto dalla Francia, ha trovato subito il sostegno di molti altri Paesi, tra i quali Germania, Italia, Regno Unito e anche Spagna, che s’è impegnata a far partire i lavori di questo Comitato a partire dal prossimo gennaio quando si sarà insediata alla presidenza della Ue.

 

Il Ministro francese Frédéric Mitterrand ha sottolineato la necessità di “sviluppare una linea comune e chiara sulle condizioni della partnership pubblico-privata“, precisando che si lavorerà a questo nei primi tre mesi del 2010, in modo da arrivare alla fine dell’inverno a un piano completo che consentirà di prendere delle decisioni europee.

 

Per Mitterrand, è necessario stabilire una “digitalizzazione equilibrata e regolamentata“, per uscire da questo sterile e pericoloso confronto tra Google e la Ue che teme l’avanzata della web company dopo il raggiungimento dell’accordo con autori ed editori americani per la biblioteca online Google Book Search.

Come risultato di questo accordo, il prossimo anno potrebbe entrare in vigore una legge, solo in alcuni Stati (Usa, Canada, Australia e Regno Unito), per la messa online delle cosiddette opere orfane.

 

Questa intesa rende ancora più urgente che anche la Ue trovi una propria soluzione, per rendere disponibili questi libri per tutti i cittadini dei Paesi membri (attualmente esclusi dalla soluzione statunitense) nel pieno rispetto del diritto e dei principi europei, in particolare diritti d’autore e leggi sulla concorrenza.

 

La Ue non intende infatti accogliere, sic et simpliciter, l’accordo siglato negli Stati Uniti.

“Se non stiamo in guardia – ha evidenziato Viviane Reding – le regole per la digitalizzazione delle opere saranno americane” e per noi sarebbe “una catastrofe culturale”.

L’Europa, ha spiegato, “ha bisogno di una propria legislazione che protegga i diritti degli autori e assicuri il loro giusto contributo”.

 

Diversi ministri hanno ribadito la necessità di creare sistemi di licenze e remunerazione degli autori transfrontalieri, poiché i sistemi nazionali attuali frenano l’accesso ai contenuti digitali.

Non essendo stati ancora in grado di risolvere questo problema, la biblioteca digitale Europeana, la risposta della Ue a Google Book lanciata un anno fa, si limita al momento alle opere prive di diritti. 

 

La digitalizzazione è considerate essenziale per la diffusione della cultura europea, a prescindere da quale sia la forma (libri, musica, opere d’arte).

 

Il ministro ungherese, Gyula Balogh, ha commentato che oggi per i giovani “se una cosa non è su internet, non esiste“.

 

Si tratta comunque di un lavoro enorme e molto costo, da qui la necessità di coinvolgere anche player privati.

 

Ma “attenzione a non creare dei monopoli” ha evidenziato il ministro polacco Monika Smolen, mentre l’irlandese Byrne Nason ha puntato il dito contro il pericolo di una “potenziale posizione dominante da parte di un operatore commerciale“.

 

La digitalizzazione, ha concluso la Reding, “non può essere lasciata in mano al solo settore privato. Altrimenti i giganti del settore, come Microsoft o Google, cercheranno ciò di cui hanno bisogno nelle nostre biblioteche, lasciando gli autori senza nulla”.

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