NGN: per Romani ‘i soldi ci sono’, ma necessaria newco per la rete. Galateri, ‘Piano industriale a febbraio’

di Alessandra Talarico |

Italia


Paolo Romani

Per lo sviluppo di una rete in fibra ottica di nuova generazione in Italia, la soluzione resta quella di una newco, in cui convergano gli sforzi di tutti gli operatori del settore, ma anche di soggetti esterni come Poste Italiane o Ferrovie. Lo ha ribadito il vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, bocciando nuovamente l’ipotesi dello scorporo della rete, mai praticata in nessun altro paese e mai piaciuta a Telecom Italia, che però è stata messa a disposizione delle autorità di regolazione nazionali come rimedio nel nuovo pacchetto di riforma.

 

Secondo lo studio effettuato dal superconsulente del governo per la banda larga Francesco Caio, il costo per la realizzazione di una rete FTTH che porti la banda larga ad alta velocità in tutto il Paese si aggira intorno ai 10 miliardi di euro.

Ma il problema, nonostante le polemiche sullo sblocco degli 800 milioni di euro destinati al superamento del digital divide, non sono i soldi. Quelli, ha detto Romani ci sono: “Cassa Depositi e Prestiti ha 100 miliardi e passa da investire e altri ce ne sono”.

E non è nemmeno una questione di marcia indietro del Governo che, ha ribadito il sottosegretario, “farà la sua parte appena usciti dalla crisi”, cominciando col garantire “2 MB a tutti”.

 

Il nodo principale è rappresentato dalla fase successiva, quando gli operatori dovranno convergere su una strategia comune per la realizzazione di una società per la rete.

La rete attuale, ha affermato ancora Romani, “è largamente insufficiente e, come ha detto anche Francesco Caio, soffre di osteoporosi”: la gravità della situazione, insomma, emergerà quando sarà troppo tardi per evitare il peggio.

L’ex monopolista, “…investe poco appesantita da grandi problemi finanziari anche se non dipendono dalla gestione industriale ma da altro”, ha detto ancora Romani, facendo riferimento alle precedenti gestioni della società.

 

Il governo, ha quindi affermato Romani, interverrà “per una cifra che sarà tra i 6 e i 10 miliardi di euro”, dal momento che la Ue consente l’intervento pubblico considerando quello nelle NGN “un investimento eccezionale per il Paese”.

 

Gli investimenti sulla banda larga, hanno un ritorno che va da 1,5 a 4 volte il capitale investito ed è ormai appurato che i Paesi che hanno investito di più nell’infrastruttura a banda larga hanno risentito meno della crisi e stanno avendo una ripresa più pronta.

 

L’Europa, da canto suo, si avvia alla riforma del quadro normativo sulle telecomunicazioni, che prevede – tra le altre cose – la possibilità, per  le autorità nazionali, di imporre agli operatori la condivisione di elementi della rete e delle risorse correlate, quali ad esempio, il cablaggio degli edifici (anche al loro interno), piloni, antenne, torri, condotti, guaine, pozzetti e armadi di distribuzione.

 

Secondo le nuove direttive, inoltre, le autorità nazionali di regolamentazione devono promuovere “investimenti efficienti e innovazione in infrastrutture nuove e migliorate” come le nuove reti a fibra ottica. Inoltre, qualsiasi obbligo di accesso relativo all’apertura della nuova infrastruttura ai concorrenti dovrà tenere “debito conto del rischio sostenuto dalle imprese di investimento”, consentendo “vari accordi di cooperazione tra gli investitori e le parti che richiedono accesso”, al fine di diversificare il rischio di investimento.

 

Più volte, nelle ultime settimane, Paolo Romani ha invitato Telecom Italia a dotarsi di un piano industriale che rassicuri imprese e consumatori circa le sue intenzioni sulla fibra ottica, mentre il presidente Agcom Corrado Calabrò ha invitato la società a darsi una scossa e a rispettare gli impegni presi nell’ambito di Open Access relativamente all’apertura dell’infrastruttura di rete agli altri operatori.

 

A queste sollecitazioni, il Presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri, ha risposto che la questione del piano industriale non verrà affrontata il prossimo 2 dicembre –  quando si terrà un consiglio ordinario – ma nel successivo consiglio di amministrazione a febbraio.

 

“Il 2 dicembre – ha detto il manager – ci sarà certamente un aggiornamento sull’andamento dell’azienda e su  alcune questioni che riguardano la presenza internazionale di Telecom”.

 

Il sottosegretario Romani, infine, ha precisato che è vero che la scorsa settimana ha avuto un incontro con i rappresentanti di Mediaset, ma i temi al centro di questo incontro – ha detto – “non erano quelli riportati dai giornali”.

Secondo La Repubblica, l’incontro aveva al centro proprio il futuro della rete Telecom, il cui controllo sarebbe un traguardo importante per Mediaset, alle prese con la concorrenza di internet sui tradizionali metodi di fruizione televisiva. 

L’incontro, cui avrebbero partecipato – oltre a Paolo Romani – anche il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, il superconsulente del Governo per la banda larga Francesco Caio, il direttore analisi strategiche di Mediaset Gina Nieri e Fernando Napolitano della Booz Allen & Hamilton, secondo il quotidiano di Ezio Mauro, porrebbe ancora una volta un problema di conflitto d’interessi: “Romani non dovrebbe occuparsi della rete Telecom, che è una società privata – notava La Repubblica – e non dovrebbe avere scambi di informazioni sulle regolamentazioni della materia solo con un interlocutore, che risulterebbe privilegiato”.

 

Romani ha però sottolineato che l’incontro con Mediaset si inserisce “…negli incontri riservati che ci sono al ministero con tutti gli attori del settore”.

“Vedo tutti, non c’e’ nessuno scandalo – ha concluso – Ha creato notizia quell’incontro, ma ho parlato con Mediaset come un domani parlerò con Telecom e con altri”.

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