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Digitale terrestre: i broadcaster litigano per il ‘telecomando’. Agcom apre istruttoria sull’ordine automatico dei canali

Italia


Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, relatori Stefano Mannoni e Nicola D’Angelo, ha avviato l’iter per trovare una soluzione alla ‘guerra del telecomando’ partita con l’inizio dello switch-off  del segnale analogico.

 

Con l’avvio del passaggio al digitale terrestre, una delle difficoltà è sicuramente la battaglia tra le emittenti per le posizioni da occupare nella lista dei canali. Uno scontro che l’Autorità intende dirimere in tempi brevi.

 

Nella riunione di oggi, è stata aperta un’istruttoria sull’accordo notificato all’Agcom dall’Associazione DGTVi relativo all’ordinamento automatico dei canali della DTT.

L’istruttoria, informa una nota, è stata avviata ai sensi dell’art. 43 del Testo unico della radiotelevisione – e che sarà svolta in tempi rapidi – servirà a verificare se l’accordo raggiunto dai principali operatori del settore televisivo sia rispettoso del pluralismo e non discriminatorio nei confronti di alcune categorie di broadcaster.

 

Nel corso dell’istruttoria saranno sentiti tutti i soggetti interessati.

 

L’obiettivo dell’Autorità è quello di esaminare tutte le soluzioni possibili per dare certezza agli utenti in questo delicato momento di passaggio tecnologico e per tutelare il pluralismo e la concorrenza.

 

Il problema si chiama Lcn (Logical channel numbering), cioè l’ordinamento automatico dei canali: quando il decoder o il televisore integrato li sintonizza, li colloca in una lista lunghissima, che arriva fino ai numeri 800. Ogni emittente, ovviamente, cerca di piazzarsi il più in alto possibile e si verificano casi di conflitto – segnalati dagli stessi decoder – tra più emittenti per occupare la stessa posizione. Le Tv locali, in particolare, magari riuscite faticosamente negli anni a conquistare posizioni strategiche nelle rispettive aree (talvolta entro il tasto numero 9), sono scese sul piede di guerra per evitare di ritrovarsi confinate lontano dalla ‘testa’ della classifica, sollecitando a più riprese un intervento dell’Agcom.

 

All’interno di DGTVi – che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Frt, D-Free e Aeranti-Corallo – è stato raggiunto un accordo, ora al vaglio dell’Autorità, in base al quale i canali dall’1 al 9 spettano alle ex tv analogiche (tre Rai, tre Mediaset, poi La7, Mtv e l’ex Rete A); dal 10 al 19 tocca alle emittenti locali, in base alla graduatoria stilata dai vari Corecom; dal 20 in poi, a vari blocchi tematici: al numero 20 c’è Tv 2000, al 21 Retecapri (che però non ha ancora aderito all’accordo), poi i canali per bambini, i semigeneralisti (come Rai 4, Iris o RaiSat), gli sportivi e quelli dedicati alle news.

 

Ma non tutti i broadcaster hanno aderito all’intesa.

Il viceministro Paolo Romani ha ricordato che “questa soluzione non è definitiva. Ora infatti sul tasto del televisore c’è a volte l’indicazione di due canali diversi mentre in questa fase sarebbe meglio che ci fosse più semplicità per chi ha oggettive difficoltà risintonizzare il proprio televisore nel passaggio alla nuova tecnologia”.

 

Adesso sarà l’Autorità a dover decidere. Calabrò ha annunciato che con ogni probabilità “saranno sottoposte a consultazione pubblica le tre o quattro soluzioni praticabili: speriamo di individuare quella più convincente, accettata dalla maggioranza degli operatori”.

 

Tra le ipotesi che potrebbero essere prese in considerazione, l’adozione di una Epg (guida elettronica ai programmi), sul modello di quella di Sky, con i canali divisi tra generalisti e tematici, questi ultimi articolati in base al tipo di offerta; il recepimento dell’intesa DGTVi, classificando le emittenti locali come fanno i Corecom (per numero di dipendenti e fatturato) oppure in base agli ascolti.

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