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Banda larga: Calabrò a Telecom Italia, ‘Basta stare alla finestra. Si rispettino gli impegni di Open Access’

Italia


Finora sulla banda larga Telecom Italia “è stata alla finestra, però non può starci più”. Lo ha detto, intervenendo a Repubblica Tv, il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, spiegando che Telecom “ha sottoscritto con l’Autorità degli impegni che costituiscono Open Access, in base a cui anche per le reti di nuova generazione i cavidotti devono essere aperti ad altri operatori. Ha fatto un passo avanti coraggioso e meritorio, ora non ha molto senso che esiti nei passi successivi, capisco che c’è un costo ma non può assolutamente continuare a stare alla finestra”.

L’investimento sulla banda larga, ha spiegato Calabrò, “ha ritorno che va da 1,5 a 4 volte il capitale investito. I Paesi dotati di banda larga hanno risentito meno della crisi e stanno avendo una ripresa più pronta, quindi il sistema Italia è fortemente interessato a questo“. Si tratta, ha sottolineato, di “autostrade informatiche che devono correre subito, altrimenti perdiamo posizioni nei confronti degli altri Paesi”.

L’Italia è, infatti, 17esima nella più recente classifica europea pubblicata a gennaio 2009, nel 14esimo rapporto della Commissione. Il 13% degli italiani, 7,8 milioni di persone, non ha una connessione internet o ha una banda insufficiente (con velocità massima di 640 kb/s) e la copertura della banda larga (2 Mbit/s) è appena al 19% del Paese contro una media europea del 23%. Siamo però al settimo posto tra tutti gli Stati membri, se consideriamo la connettività mobile, ovvero coloro che si connettono a internet mediante le chiavette Usb o le card per servizi dati. In questo caso la media nazionale e addirittura superiore a quella europea (13,6% contro il 13%).

L’obiettivo di breve termine è superare il cosiddetto digital divide entro il 2012 e per questo il governo ha previsto uno stanziamento di 1,4 miliardi che potrebbe portare a un incremento del Pil di circa 2 miliardi. Dell’investimento complessivo di 1,4 miliardi, 800 milioni sono reperibili dai fondi Fas 2007-2013 e condizionati al via libera del Cipe che già oggi potrebbe dare il via libera a una prima tranche.

Nel dettaglio per la banda larga è stato richiesto uno stanziamento di 800 milioni di euro provenienti da risorse Fas (Fondi per le aree sottosviluppate) a integrazione dei finanziamenti pubblici già stanziati. Tali finanziamenti ammontano a circa 264 milioni di euro già adibiti alla realizzazione del progetto banda larga. Il progetto nazionale dunque potrà essere integrato di ulteriori 188 milioni di euro (di cui 94 milioni di euro comunitari e 94 milioni di euro della quota parte nazionale). Il piano governativo prevede anche l’intervento del mercato, poiché la rete è vista anche come opportunità di business. A tale scopo è stato individuato nella finanza di progetto il meccanismo più fruttuoso per incentivare i privati a investire loro risorse nello sviluppo della rete. Secondo le stime del governo, cancellare il digital divide italiano costa 1.471 milioni. Un tale investimento permetterebbe di estendere la fibra sostituendo l`attuale rete in rame.

Previsto l’investimento di 564 milioni di euro per connettere 2.900 centrali in fibra ottica e mille centrali con sistemi wireless e il rinnovamento dei vecchi apparati in circa 8 mila nuove centrali investendo 161 milioni di euro nonché bonificare la rete di accesso incrementando la connettività sia fissa sia mobile: un intervento che implica una spesa di 747 milioni. Investendo, quindi, 1.471 milioni, entro la fine del 2012 tutti gli italiani avranno la possibilità di connettersi a internet a una velocità compresa tra 2 e 20 Mbit/s.

La copertura sarà realizzata prevalentemente in fibra, offrendo cosi una connettività sino a 20 Mbit/s al 95,6% degli italiani, e in tecnologie radio nelle aree scarsamente abitate laddove non risulta strategicamente conveniente intervenire con investimenti in infrastrutture fisse.

L’accesso radio interesserà il 3,9% della popolazione a cui sarà garantita una capacita di 2 Mbit/s.

Il progetto interesserà direttamente circa 50 mila persone nei quasi quattro anni necessari a eseguire i lavori sia di manodopera sia di progettazione. Verranno coinvolti oltre 4 mila ingegneri, più di 11mila tecnici e assistenti, circa 13 mila operai qualificati o specializzati e 15 mila operai comuni, nonché 6 mila impiegati. La realizzazione del progetto comporterà oltre 33 mila interventi diversi che avranno ricadute positive anche in altri settori economici.

Riguardo alla diffusione di internet veloce, secondo il presidente dell’Agcom è auspicabile un procedimento “step by step: non pensiamo alla fibra ottica estesa a tutto il territorio, che sarebbe anche antieconomico perché per le zone più isolate è meglio il wireless, pensiamo invece a un metodo a macchia di leopardo, con le zone ad alta densità di traffico collegate con la fibra ottica ad alta velocità”.

Dal canto suo l’Autorità “può dettare delle regole, se seguiamo le indicazioni dell’Unione Europea dico che mi batterò perché ci sia il riconoscimento del fattore rischio del capitale investito”.

Nel frattempo anche la Provincia di Rieti si è schierata in prima fila nella battaglia per affermare il diritto di tutti i cittadini a potersi vedere riconosciuta la possibilità di accedere a internet in banda larga come ‘servizio universale’.

Lo ha dichiarato il presidente della Provincia di Rieti, Fabio Melilli, che ha invitato gli amministratori reatini a sottoscrivere l’appello lanciato dalla Provincia di Roma, aggiungendo: “Siamo stati tra i più impegnati su questo fronte, tanto da avere, finalmente, raggiunto risultati che ci hanno portato ad essere all’avanguardia in tutto il centro Italia”.

Per Melilli queste sono le ragioni per cui considera “davvero importante condividere l’appello lanciato dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, per sollecitare governo e parlamento ad affermare con una legge questo diritto”.

“Nel Reatino – ha ricordato il presidente della Provincia – grazie alla collaborazione tra la Provincia di Rieti e l’Infratel e a un accordo quadro siglato con il ministero delle Comunicazioni e con la Regione Lazio , si potrà realizzare una rete in fibre ottiche per la diffusione della banda larga e quindi consentire a tutti i cittadini della Provincia di stare allo stesso livello degli abitanti di città come Roma, Milano o Torino”.

“Sappiamo bene che la banda larga – ha concluso Melilli -, oltre garantire un servizio oramai essenziale, è determinante lo sviluppo economico dei territori, spesso frenato dalla mancanza di possibilità di garantire alle imprese la connessione ad internet. E’ una scelta essenziale non solo per i territori ma per tutto il Paese”.

Melilli, che è anche presidente dell’Unione delle Province d’Italia, estenderà l’invito a sottoscrivere l’appello a tutti gli amministratori provinciali.

Questa settimana inizierà l’iter della Finanziaria alla Camera dei deputati e il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, è tornato a parlare dei fondi per la banda larga e, in un’intervista a SkyTg24, ha ribadito che si tratta di “un investimento prioritario da portare avanti al pari delle infrastrutture materiali, strade, ferrovie e altro. Il presidente Berlusconi ne è convinto e io sono convinto che prima della fine dell’anno porteremo in approvazione e finanzieremo la banda larga nel nostro Paese”.

“Nella Legge Sviluppo che ho presentato in Parlamento ancora prima della crisi ed è stata approvata negli ultimi giorni del luglio scorso è previsto lo stanziamento di 800 milioni per la banda larga – ha proseguito -. E’ importante come misura anticiclica perché essendo la sua realizzazione formata da tanti micro cantieri, più di 30 mila, potrebbe dare lavoro in tempi brevissimi a 50/60 mila persone. Ma, soprattutto, è importante guardare al futuro. Senza banda larga non c’è futuro, è come se nel 1960 non avessimo fatto l’Autostrada del Sole. E’ fondamentale per far parlare tra di loro le imprese, i giovani, il nuovo mercato che si svolge attraverso un internet veloce. Troppe parti del nostro paese sono ancora scoperte”.

Broadband quindi come motore di crescita capace anche di ammodernare la pubblica amministrazione, aumentare i servizi per i cittadini, attrarre investimenti e rendere più competitive le imprese.

Intanto in una nota, la presidenza del Consiglio ha precisato che non è il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a frenare il finanziamento degli investimenti per la banda larga: “Il dossier banda larga riguarda una scelta strategica e come tale sarà valutato da Palazzo Chigi, dopo l’esame tecnico del Cipe”.

“Non c’è mai stata – ha sottolineato palazzo Chigi – nessuna difficoltà da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze, ma soltanto lo studio della formula migliore nel quadro delle priorità imposte dall’attuale situazione. E’ quanto aveva messo in rilievo nei giorni scorsi – conclude la nota – il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta”.

La nota di Tremonti arriva subito dopo le dichiarazioni del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che ha detto: “Deve partire la banda larga. La prima settimana di dicembre il Cipe darà il via libera perché la banda larga vuol dire 30mila piccoli cantieri aperti, 60mila artigiani e piccole imprese in attività, vuol dire traffico e modernizzazione. Se qualcuno non vorrà, in Consiglio dei ministri si discuterà anche ferocemente”.

Aggiungendo: “Tremonti ha una visione ancora preoccupata della crisi, e fa bene. Però di preoccupazione si può anche morire”.

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