eUnion 2015: Reding, ‘Banda larga hispeed per tutti, copyright e cloud compouting’ tra le priorità per l’Europa del futuro

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Vivianne Reding

Perché le tecnologie ICT possano contribuire pienamente al rinnovamento dell’economia e della società e possano svolgere un ruolo di stimolo in un momento cruciale come quello che stiamo vivendo, l’Europa ha bisogno di affrontare con urgenza le seguenti cinque priorità: “garantire a tutti i cittadini la banda larga ad alta velocità; dare al diritto d’autore e aicontenuti una chiara dimensione di mercato unico; migliorare i servizi a disposizione dei consumatori europei; distribuire le tecnologie già a portata di mano – in particolare lo sviluppo di quello che è noto come ‘european cloud’ – e assicurarsi che l’ICT dia il suo contributo al raggiungimento degli obiettivi di Copenaghen”.

 

Lo ha sottolineato il Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione, Viviane Reding, intervenendo alla Conferenza di alto livello ‘Visby Agenda: Creating impact for an eUnion 2015’, che ha riunito rappresentanti degli Stati membri, della Commissione, del Parlamento europeo e i protagonisti del mercato ICT.

 

“La banda larga ad alta velocità per tutti i cittadini europei sarà la prima priorità da affrontare”, ha affermato la Reding, sottolineando che la Commissione ha stanziato 1,02 miliardi di euro da investire in infrastrutture a banda larga nelle zone rurali.

Investire in banda larga, ha detto tuttavia la Reding , “è solo un primo passo”: la vera sfida è fare in modo “che tutta l’Europa sia in grado di gestire la transizione verso le reti ad alta velocità”, che rappresentano il fondamento della nostra futura produttività sotto forma di applicazioni e servizi innovativi.

Attualmente, solo il 3% degli investimenti degli operatori europei è destinato alla fibra ottica.

 

Centrale anche la questione del diritto d’autore nell’epoca dei contenuti digitale: secondo la Reding, tutti i politici non fanno che parlare della necessità di contrastare progetti di digitalizzazione del sapere come quello avviato da Google, ma – di contro – fanno poco per rendere l’Europa un player forte in materia di diritto d’autore.

“Il nuovo trattato di Lisbona – ha detto la Reding – permetterà all’Europa di disporre di un potente strumento in questo senso: il nuovo articolo 118, consentirà infatti la creazione di un mercato europeo per il diritto d’autore”.

 

Il Commissario si è detto convinto che i ricavi legati ai contenuti online possano quadruplicare entro il prossimo anno, a 8,3 miliardi di euro, se l’Europa riuscirà a dare vita finalmente a un mercato unico per i contenuti.

In teoria, infatti, la crescente importanza di Internet offre nuove possibilità per la distribuzione dei contenuti creativi e permette agli utenti di accedere ai contenuti ovunque si trovino e ovunque vadano.

In pratica, però, ha aggiunto la Reding “…l’innovazione e la creatività sono seriamente ostacolate dal fatto che in Europa ancora ci permettiamo il lusso di avere 27 sistemi di copyright divergenti”. Questa frammentazione territoriale delle condizioni di autorizzazione, “ostacola l’accesso dei consumatori ai contenuti dei siti web al di fuori del proprio paese”.

 

Per mettere in pratica la European Digital Agenda e sviluppare una nuova strategia per la crescita e l’occupazione, la Ue ha recentemente pubblicato un documento di riflessione sui contenuti creativi in un mercato unico digitale. Cinque le priorità individuate: prima di tutto, si potrebbe agevolare la concessione di licenze di diritti di proprietà intellettuale per i servizi online che coprono il territorio di tutti i 27 Stati membri .

Un altro approccio consisterebbe nell’aggregazione o nel consolidamento delle parti indispensabili dei diritti online in una licenza unitaria per facilitare e rendere più veloce la gestione dei diritti.

Si potrebbe inoltre creare un database centralizzato con le informazioni sulle licenze e i diritti di proprietà e in ultimo, ma non per importanza, la Ue propone di pensare a una più profonda armonizzazione delle leggi sul copyright al fine di creare un quadro più coerente di licenze a livello europeo.

Si potrebbe insomma pensare a una “legge europea sul diritto d’autore”, come un modo per stabilire un quadro giuridico realmente unificato.

 

La Reding ha quindi sottolineato la mancanza in Europa di un mercato unico per i servizi online al consumatore finale. Le statistiche sono eloquenti: a causa della frammentazione delle regole e dell’incertezza del diritto, solo il 7% di tutte le transazioni effettuate dai consumatori europei attraverso il web è cross-border, mentre il 61% di tutti gli ordini effettuati in un negozio online che si trova in un altro paese Ue non vanno a buon fine. Bisogna quindi fare di più perché i cittadini possano accedere a qualunque servizio da dovunque si trovino.

 

Per ottenere il successo della Digital Agenda Europea, inoltre, bisogna far sì che tutti le PMI europee (23 milioni, che costituiscono il 99% di tutte le imprese e oltre il 90% della forza lavoro in Europa) adottino e utilizzino al meglio le tecnologie ICT. Attualmente, solo il 9% utilizza fatture elettroniche, e solo l’11% dispone di sistemi di gestione delle risorse umane.

 

“Vedo quindi grandi potenzialità per le applicazioni di cloud computing per aiutare le aziende a enrare nella vera età dell’ICT, a costi inferiori rispetto alle tradizionali soluzioni IT aziendali”.  

“Accedere alla potenza di calcolo attraverso il web, invece che investire in tecnologie e applicazioni sarebbe non solo economico, ma anche più facile per le imprese che non hanno bisogno di comprare e mantenere tecnologie o applicazioni e servizi”, ha affermato la Reding, invitando inoltre le amministrazioni pubbliche europee ad accelerare sui servizi di egov e a cominciare a pensare a come sfruttare le tecnologie ICT in favore del pianeta e contro i cambiamenti climatici.

 

Alla conferenza hanno partecipato anche importanti rappresentanti dell’industria: secondo Esko Aho, Executive Vice President, Corporate Relations and Responsibility di Nokia, “…quando si tratta di ICT, l’Europa può ancora essere leader, ma per farlo, sono fondamentali molteplici talenti che oggi non esistono”.

L’Europa, insomma, ha bisogno di più imprese tecnologiche e competenze: “Una combinazione di leadership e partenariato è fondamentale, e non ci potrebbe essere momento migliore di questo per pensare a un approccio simile”, ha concluso l’executive Nokia.