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Giornate Marconiane: nel primo appuntamento FUB per celebrare il premio Nobel si discute di futuro delle tlc

Italia


Cento anni fa, lunedì 9 novembre 1909, la Reale Accademia Svedese delle Scienze di Stoccolma consegnava a Guglielmo Marconi il Nobel per la Fisica. Un secolo dopo – lunedì 9 novembre 2009 – sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica, la Fondazione Ugo Bordoni (FUB) ha presentato la prima delle tre Giornate di studi Marconiane: “Guglielmo Marconi a 100 anni dal Nobel. Le sfide del futuro delle telecomunicazioni“. Un incontro tenuto presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, alla presenza del Presidente del Senato Renato Schifani, del viceministro dello Sviluppo Economico-Comunicazioni Paolo Romani e della figlia del Premio Nobel, la Principessa Elettra Marconi, assieme ad altre importanti personalità della politica nazionale e del mondo delle Università e della ricerca, per rendere omaggio alla grande personalità di Guglielmo Marconi e allo stesso tempo richiamare al centro della discussione politica e scientifica i temi della ricerca, dell’innovazione e della modernizzazione.

Enrico Manca, presidente della FUB, nel suo discorso di apertura ha ricordato non solo l’uomo di scienza, ma anche il suo forte messaggio sociale e umano, perché “Seppe presto mettere a disposizione della società e della collettività il suo genio e la sua forza innovativa, ponendosi al servizio dello Stato, del paese, conquistando un posto nella nostra storia“. La sua invenzione del telegrafo senza fili, mediante le onde radio, gli è valso un premio Nobel, la fama mondiale e la riconoscenza di un intero popolo.

 

Un ‘cervello’ al servizio del paese e del suo futuro, lo stesso che ci vede oggi alle prese con “Servizi avanzati di telecomunicazione, network digitali, Internet – ha spiegato Schifani – tracce di una modernità in evoluzione che discende direttamente dal genio di Marconi, dalla sua straordinaria capacità di prevedere l’importanza della comunicazione nella società“. Una capacità di visione, più che di preveggenza, la stessa che anima oggi la Fondazione Ugo Bordoni, che con le sue diverse attività di ricerca ha come obiettivo: “Lo sviluppo e la crescita di nuove frontiere della ricerca – ha affermato Manca – sapendosi interrogare sul futuro del paese con lo stesso spirito pioneristico, filantropico e imprenditoriale che seppe avere Marconi“. La stessa forza innovatrice che, nelle dovute proporzioni, ha spinto giovani americani come Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg a re-inventare la rete e a diffondere le sue applicazioni più recenti.

 

Cosa rimane dell’insegnamento di Guglielmo Marconi?

Molto, a sentire gli speaker di questa prima Giornata Marconiana, soprattutto l’impegno ad evitare per il futuro le condizioni che portarono inizialmente il Premio Nobel lontano dall’Italia, perché isolato, non compreso, oggetto di invidie e gelosie di una comunità scientifica troppo provinciale. Condizioni che oggi potremmo ritrovare in parte in un ambiente accademico irrigidito in posizioni di rendita assicurata, ma soprattutto nella mancanza cronica di fondi e risorse da destinare alla ricerca. Anche Schifani si sofferma su questo punto, “Per il bene e la prosperità del paese c’è assoluto bisogno di ridare centralità alla ricerca e all’innovazione tecnologica, o il futuro sarà sempre una sfida più grande delle nostre possibilità“. Possibilità che vedono in altre criticità, come l’alfabetizzazione informatica, il digital divide, il diritto e la libertà di accesso alla rete, elementi di primaria importanza, la cui soluzione non è più rinviabile.

 

La stessa transizione al digitale – ha detto Manca – rappresenta una significativo passo in avanti nella modernizzazione del paese e la testimonianza di come sia possibile far sì che le nuove tecnologie siano poste al servizio del cittadino“. Fattori di crescita economica, ovviamente, ma anche democratica e sociale, ecco perché quel 13% di persone tagliate fuori da Internet e dal progresso tecnologico sono un problema da affrontare con la massima celerità, per garantire a tutti un servizio in nome dei principi universali di uguaglianza e solidarietà. “L’auspicio – ha affermato il presidente FUB – è che coniugando sviluppo e rigore si mettano al più presto in campo investimenti ingenti e commisurati allo sforzo necessario nel dare a tutti banda larga e reti di comunicazione efficienti“. Da questo discorso discende la fondamentale importanza dello spettro radio delle frequenze: “Il petrolio del XXI secolo“, ha sentenziato Manca. Poter comunicare in qualsiasi modo e in ogni momento, ha reso possibile l’affermazione che la ‘fine delle distanze’ era dietro l’angolo. La mobilità ne è un protagonista assoluto di tale cambiamento epocale e anche in questo caso Marconi ha dato il suo contributo, scientifico e culturale in nome dell’inclusione sociale, della crescita collettiva, quindi della democrazia e della libertà. Quella stessa libertà di muoversi e di creare che, come ha ricordato il senatore Maurizio Gasparri: “ha portato negli anni ’70 il ricercatore italiano Federico Faggini alla Intel per inventare il primo microprocessore“, l’Intel 4040.

 

Uno scienziato, ovviamente, ma anche studioso, inventore, senatore, con 16 lauree honoris causa e 25 riconoscimenti internazionali, padre di quelle onde radio che avrebbero portato molti anni dopo alla nascita della telecomunicazione moderna, mobile, ubiqua. “Ciò che si deve ricordare di Marconi – ha sottolineato Sandro Frova dell’Università Bocconi – non sono solo i suoi importanti riconoscimenti, ma anche la sua tenacia di imprenditore, di uomo di mercato, che ha saputo coniugare spirito creativo e volontà imprenditoriale“. Come nel ricordo che ha portato il professor Angelo Maria Petroni dell’Università La Sapienza di Roma: “Alla base della creatività c’è tanta irragionevolezza e forza d’animo, ma anche una certa dose di capacità di visione strategica, come nel caso di Marconi e della sua volontà di creare un’impresa fatta da commercianti di granaglie irlandesi, fondamentale per sostenere economicamente i suoi studi e per dimostrare infine che il mercato funziona“. L’Italia è un paese fatto di piccole e medie imprese, soggetti che oggi faticano a muoversi sul mercato interno e internazionale e che hanno bisogno di un intervento immeditao dello Stato e del sistema del credito. “Dal 1999 al 2008 sono stati investiti ben 74 miliardi di euro in innovazione tecnologica, con l’ICT che, nonostante la crisi, ancora rappresenta il 50% del potenziale produttivo per il sistema economico“, ha ricordato Frova. Oggi però, si parla di fibra e non solo di banda larga e l’ammontare dei nuovi investimenti è di 12-14 miliardi di euro in reti FTTH-P2P, con un ipotesi di copertura di almeno il 50% della popolazione. Ci sono le risorse per tutto questo?

 

L’attuale fase di blocco e incertezza dei finanziamenti per la banda larga e per il cosiddetto piano Romani, secondo il senatore Paolo Gentiloni: “Sono la misura di un pericolo che incombe sul paese, rappresentato dalla concreta possibilità di rimanere al palo dei mercati internazionali, penalizzando nuove creatività, livelli di competitività delle imprese italiane e limitando fortemente il digital dividend“. Ma sorge un problema, ha sottolineato Luigi Prosperetti dell’Università di Milano: “C’è davvero una domanda di banda larga in Italia? Io penso che ancora non ci sia a livello tale che possa giustificare gli ingenti investimenti che si prospettano, mentre è ovvio che un suo stimolo si rende necessario in vista delle grandi sfide del futuro“. Come fare allora? Secondo Prosperetti, una delle possibili soluzioni sta nell’integrazione degli investimenti, sia sotto forma di capitale privato, sia pubblico; mentre per Gentiloni c’è un ulteriore “grande bisogno di favorire venture capital e di non abbandonare il network della ricerca“.

 

Pochi giorni fa a Bruxelles, ci ha ricordato Roberto Viola del Radio Spectrum Policy Group (RSPG), nella riunione Plenaria del Consiglio dello Spettro Radio l’AGCOM, l’Autorità italiana per le garanzie nelle comunicazioni,  è stata eletta alla Presidenza per l’anno 2010. L ‘RSPG e’ un gruppo consultivo di alto livello delle istituzioni europee e che raccoglie i regolatori nazionali in materia di radio spettro dei 27 Stati membri dell’Unione. Il nuovo quadro regolamentare la cui approvazione è stata finalmente sbloccata, pone i temi dello spettro al centro delle dinamiche di sviluppo del settore per i prossimi anni ed assegna all’RSPG nuovi importanti compiti istituzionali. “Più autonomia per ogni singola autorità nazionale, fino all’inamovibilità dei suoi membri – ha spiegato Roberto Viola – in cui la gestione della transizione verso il nuovo quadro regolamentare costituirà una delle sfide più importanti per quest’anno di presidenza italiana, verso una maggiore coesione politica, una più decisa attenzione a temi chiave quali lo switch-off continentale, la neutralità tecnologica e la flessibilità delle regole“.

 

A proposito di regole anche Vincenzo Zeno-Zencovich, dell’Università degli Studi Roma tre, ha sottolineato l’importanza del mercato, di fare mercato, proprio a partire dall’esperienza marconiana, dove il brevetto e la sua difesa hanno permesso alla scienza di fare passi da gigante. “Dobbiamo riprendere tali impostazioni e ricontestualizzarle – ha detto Zencovich – senza dimenticare l’importanza degli standard tecnologici e dell’interoperabilità, come fattori chiave per un alto livello di concorrenza sul mercato“. La concorrenza come elemento di crescita dei mercati e delle economie nazionali e globali? Il grande sviluppo che le telecomunicazioni hanno avuto dai tempi di Guglielmo Marconi fino ad oggi ha di sicuro modificato il nostro modo di relazionarci, di pensare le distanze, di immaginare il mondo, ma ancora molto c’è da fare. La crescita disomogenea della banda larga nel pianeta e in Europa, le reti di nuova generazione, le fibra, comportano delle scelte politiche non più rimandabili e che coinvolgono centinaia di milioni di persone. La ricchezza di una nazione viene sempre più a dipendere da tali orientamenti e dalla presenza o meno di piani imprenditoriali da una parte e istituzionali dall’altra.

 

Il viceministro dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni, Paolo Romani, ha voluto parlar chiaro e non ha omesso gli ostacoli che si frappongono tra il futuro delle NGN e il presente di una rete con ‘l’osteoporosi’: “Il digital divide è oggi in Italia rappresentato da 500.000 chilometri di rete in rame affetta da quella che ha definito il Rapporto Caio, come Osteoporosi“. “Il piano di governo prevede 1,460 milioni di euro da spendere in scavi, acquisti di hardware, software e in progettazione – ha spiegato Romani – ci sono quindi delle linee guida precise, finalizzate alla creazione di 50.000 posti di lavoro e ricchezza pari all’1,5% del Prodotto Interno Lordo (PIL)“.

 

Il Piano Romani quindi si propone nella sua interezza di azzerare il digital divide in Italia e di portare e assicurare a tutti almeno una banda di 2 Mb, mentre dove sarà possibile non mancheranno le punte di 20 Mb ha affermato il viceministro. Al momento i 600 milioni di euro necessari per partire sembra siano sul punto di essere sbloccati, mentre molte altre risorse arriveranno dalle Regioni che si sono impegnate in modo concreto nel progetto Romani, con decine di milioni di euro. “Anche il processo di digitalizzazione del paese ha una sua funzione in chiave di alfabetizzazione della popolazione – ha sottolineato il viceministro – perché tramite i tanti canali della Televisione Digitale Terrestre sarà possibile, già alla fine di quest’anno, raggiungere più di dieci milioni di italiani, direttamente nelle loro case e con un mezzo che conoscono bene, spiegando in modo semplice e chiaro cosa sia Internet, la rete, i social network, la loro importanza per lo sviluppo del paese e i ritorni economici assicurati“. Con lo Switch-off sono attesi solo a Roma, il prossimo 16 novembre, 34 nuovi canali digitali e un sistema di assistenza al cittadino che prevede il massimo impegno delle televisioni pubbliche e private, con call center e canali web a supportare questa delicata fase di passaggio, affinché nessuno rimanga indietro. “Il grande messaggio di Marconi e la sua eredità che tutti noi siamo obbligati a raccogliere – ha concluso Romani – è nella centralità della società e della sua crescita, legata allo sviluppo dei mezzi di comunicazione, piattaforme che permetteranno all’uomo di condividere pensieri, idee, immagini, contenuti, emozioni e nuove visioni collettive, nella certezza che nessuno ne rimanga escluso“. I prossimi appuntamenti con le Giornate di Studio Marconiane sono previsti per l’11 dicembre 2009 e il 28 gennaio 2010.

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