Banda larga: ADD, ‘miope’ congelare i fondi. Il governo riconosca invece l’Adsl come servizio universale

di Alessandra Talarico |

Italia


Banda larga

Anche l’associazione Anti Digital Divide si è unita al coro di proteste che ha accompagnato la decisione del governo di congelare i fondi per lo sviluppo della banda larga.

L’associazione ha definito ‘miope’ la scelta di rinviare a dopo la crisi lo stanziamento da parte del Cipe degli 800 milioni messi sul piatto dall’esecutivo per garantire a tutti i cittadini una connessione a banda larga di 2 mbit/s, soprattutto visto che il resto del mondo continua a investire nel broadband di nuova generazione come volano per uscire dalla crisi.

 

Insomma, sottolinea Anti Digital Divide, mentre paesi come la Svizzera e la Finlandia “hanno inserito nel servizio universale l’adsl, riconoscendola come diritto fondamentale, l’Italia arranca agli ultimi posti in Europa e non è in grado neanche di garantire 2 mbit/s a milioni di cittadini”.

 

Senza contare che gli investimenti nella banda larga sono in grado di generare un aumento dei posti di lavoro e un incremento del PIL: annullare il digital divide, in Italia, costerebbe all’incirca un miliardo e mezzo di euro, ma avrebbe come conseguenza un incremento del Pil di circa 2 miliardi, dal momento che studi Ocse fissano a 1,45 il moltiplicatore congiunto del settore comunicazione sull’intera economica.  

 

Gli investimenti diretti nel settore, inoltre, possono contribuire al mantenimento di posti di lavoro e anche a rendere l’economia più competitiva: l’accesso a internet a banda larga è infatti in grado di sbloccare i percorsi per trovare nuovi posti di lavoro, l’apprendimento di nuove competenze, l’individuazione di nuovi mercati e il taglio dei costi.

 

Secondo il Commissario Ue per la società dell’informazione e dei media Viviane Reding, ad esempio, “…l’economia digitale dell’Europa ha un potenziale incredibile, capace di generare ingenti profitti in tutti i settori: per convertire questo vantaggio in una crescita sostenibile tuttavia, i governi dovranno prendere in mano la situazione, adottando una politica di accoglimento per i nuovi servizi ed abbattendo le barriere esistenti”.

                  

Anche il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso ha ricordato come “…il sostegno allo sviluppo della banda larga ad alta velocità è un obiettivo prioritario per l’Unione europea, al fine di accelerare la transizione verso un’economia digitale europea aperta, competitiva e tecnologicamente neutra”.

 

Tutti, insomma, considerano la banda larga un servizio indispensabile per garantire la competitività e, ha sottolineato ADD, per “attivare un circolo virtuoso che potrebbe innescare e accelerare la ripresa economica”.

 

L’Italia, tuttavia, scende sempre più in basso nelle classifiche mondiali: secondo una recente classifica OCSE, l’Italia si colloca in 22esima posizione con 19,2 linee broadband ogni 100 abitanti (considerando tutte le tecnologie, quindi ADSL, fibra e altre), per un totale di 11,2 milioni di connessioni, mentre su una scala da 1 a 100, la qualità della banda larga italiana raggiunge a malapena il punteggio di 28,1, ben al di sotto di sotto del livello di performance necessario per garantire agli utenti un’esperienza di navigazione adeguata all’ampia offerta di servizi web, attuale e futura.

 

Per Anti Digital Divide, le soluzioni per accelerare anche nel nostro paese lo sviluppo della banda larga potrebbero consistere nella creazione “di una società indipendente e autonoma che si occupi della rete, con l’obiettivo primario di abbattere il digital divide, con all’interno AGCOM, associazioni in difesa degli utenti, operatori,  cassa depositi e prestiti, nel cui consiglio direttivo Telecom Italia sia in minoranza, come avviene in Inghilterra”.

 

L’associazione suggerisce infine l’apertura “del servizio universale a tutti gli operatori, non solo a Telecom, con inserimento dell’ADSL come diritto”.

 

Sull’inserimento dell’ADSL nel Servizio Universale, ADD sta preparando un documento per l’Agcom, in cui si propongono “alcune soluzioni e paletti che renderebbero meno traumatico questo passaggio agli operatori”.