Internet superveloce: sindacati e associazioni in fermento ma Brunetta assicura, ‘Il Cipe s’è impegnato. Nel 2010 partirà il piano banda larga’

di Raffaella Natale |

Italia


Renato Brunetta

Il rinvio deciso dal governo per gli investimenti sulla banda larga continua a far discutere istituzioni e operatori.

Questa volta è il ministro dell’Innovazione Renato Brunetta a prendere la parola per assicurare che “c’è stato un impegno del Cipe, su specifica richiesta del ministro Scajola, perché gli 800 milioni previsti per l’avvio della banda larga vengano presi in considerazione per tranche fin dalla prossima riunione, in modo tale che i 33 mila cantieri e i 60 mila posti di lavoro previsti dal piano banda larga siano già utilizzabili per il 2010″ .

“Siamo fiduciosi – ha aggiunto il ministro – Dentro la banda larga passa il 50% di tutte le comunicazioni tra Pubblica Amministrazione e cittadini. La mia rivoluzione ha bisogno della banda larga: auspico quantomeno 2 mega per tutti, garantiti. Sarà appunto una rivoluzione, come l’estensione dell’industria elettrica o della telefonia. Un paese si sviluppa solo se dotato di servizi universali e la banda larga ad almeno 2 mega è un servizio universale”.

 

Da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, il Presidente Stefano Pileri ha commentato “La banda larga è uno degli strumenti fondamentali per superare il digital divide che ancora frena lo sviluppo dell’economia e la riforma della Pubblica Amministrazione e rappresenta una infrastruttura vitale; è quindi auspicabile che il Piano triennale definito dal governo trovi rapida attuazione. In questo processo non si può ignorare il ruolo delle regioni che hanno già dichiarato la loro disponibilità a reperire una parte delle risorse che il governo si è impegnato a garantire quando la ripresa avrà basi più robuste”.

“I segnali ancora deboli della ripresa – ha concluso Pileri – non devono comunque scoraggiare gli investimenti nei settori che svolgono una funzione anticiclica”.

 

La Coldiretti ha ricordato che “per lo sviluppo della banda larga nelle aree rurali sono disponibili 90 milioni di euro nell’ambito dei piani di sviluppo rurale regionali (Psr) cofinanziati dall’Unione Europea”.

“Tali risorse dovranno essere programmate in coordinamento con il piano più complessivo italiano di cui fanno parte gli 800 milioni di investimento proposti da Scajola che ha chiesto di accelerare proprio sulla banda larga”.

“Si tratta di uno sforzo finanziario notevole, pari all’11% dell’ammontare richiesto al Cipe, con notevoli ricadute occupazionali che conferma il profondo cambiamento della politica agricola comune dell’Unione europea (Pac) che si è trasformata in una politica moderna a vantaggio delle aree rurali di cui beneficia l’intera collettività”.

Queste risorse finanziarie dei Piani di sviluppo rurale (Psr), ricorda l’organizzazione, sono programmate in stretta connessione con le azioni previste dal piano nazionale di abbattimento del digital divide promosso dal ministero dello Sviluppo economico, finalizzato a fornire una capacità di connessione a 20 Mbit/sec l’intero territorio nazionale.

Tale piano, precisa la Coldiretti, prevede l’utilizzazione di risorse nazionali e comunitarie e ha la funzione di coordinare tutti gli interventi a favore della banda larga.

 

Intanto il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, dopo lo scontro con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha chiesto al premier Silvio Berlusconi di sbloccare i fondi previsti per la realizzazione della rete internet veloce e per la reindustrializzazione di aree messe in ginocchio dalla crisi che potrebbe consentire di creare 60.000 posti di lavoro.

 

Le richieste di Scajola sono contenute in una nota con alcune priorità anticrisi che, consegnata al presidente del Consiglio nel corso dell’ultima riunione del Cipe, contiene la richiesta del “doveroso” sblocco dei fondi per alcune iniziative sulle quali è già stato raggiunto un accordo – per alcuni c’è anche la norma di legge – ma per le quali non sono ancora state attivate le risorse.

Sono progetti “immediatamente cantierabili” già inseriti tra le previsioni dei conti pubblici sui quali vigila Tremonti. Tra questi anche quelli relativi alla banda larga.

L’appunto è ricco di cifre. I cantieri che verrebbero aperti sarebbero 33.000 e i posti di lavoro 50.000. Ci sarebbe un impatto positivo anche sul Pil, dello 0,2%.

Nell’elenco, scritto nero su bianco dal ministro, non c’è solo la banda larga. Ci sono i 95 milioni per la realizzazione delle zone franche urbane (45 milioni sono per l’Abruzzo), 150 milioni per il trasferimento di funzioni da Invitalia all’Istituto per lo sviluppo Agroalimentare e 150 milioni per la riconversione di aree industriali in crisi: da Portovesme in Sardegna a Piombino, da Fidenza ad Ascoli Piceno, fino alla Ex Fornace Scarca in Umbria.

 

L’attenzione di Scajola è proprio sull’impatto occupazionale di queste misure. Cinque sono le realtà coinvolte dagli interventi: l’area ex Cip e carbonchimica di Fidenza (4.400 posti lavoro), l’Area Umbra della Ex Fornace Scarca (300 posti per livelli di alta e media professionalità per la cosiddetta green economy), Piombino (1.200 lavoratori), la Sgl Carbon di Ascoli Piceno (430) e Portovesme in Sardegna (1.600).

 

“Condivido l’auspicio di Scajola e di Brunetta, ma dal governo mi aspetto anche la decisione di sbloccare le risorse del Cipe“, ha commentato Paolo Gentiloni responsabile del settore Comunicazioni del Pd.

Aggiungendo “ritengo assurdo dire che questo investimento venga rinviato a dopo la crisi”. “Serviva esattamente in questi mesi di crisi – rimarca- e non dopo”.

 

Il segretario generale Slc Cgil, Emilio Miceli, si è chiesto: “Come si possono aprire i 33 mila cantieri previsti? Forse ci sarebbe bisogno di un accordo all’interno del governo che però allo stato dei fatti mi sembra proprio che non ci sia, visto che i soldi comunque non ci sono”.

“E’ necessario – ha detto ancora Miceli – trovare una procedura per permettere alle imprese di realizzare concretamente i cantieri”.

 

Aria di disponibilità si respira invece alla Uil Com: “Siamo disponibili – ha dichiarato il segretario generale Bruno Di Cola – a ‘costituire’ un vero e proprio cartello con le associazioni e le imprese per promuovere la diffusione della banda larga sul territorio”.

“La mia impressione – ha affermato il segretario generale della Fistel Cisl, Armando Giacomassi – è che quando si parla di investimenti nell’innovazione tutti i governi la prendano con un po’ di superficialità. Viene, infatti, considerata una spesa e non un investimento che però è fondamentale per rilanciare il Paese. Se non investiamo nel futuro rischiamo di rimanere intrappolati nel problema del ‘digital divide’ senza avere la possibilità di attivare quel circolo virtuoso capace di muovere investimenti e creare nuova occupazione”.

Ma per Giacomassi, oltre la banda larga, “la vera esigenza del Paese è l’organizzazione di un piano di investimenti per la banda ultra larga”.

 

Nella giornata di oggi, le principali associazioni Ict, pubblicità e comunicazione, editoria e dei consumatori hanno rivolto un appello al governo per rapida approvazione dei fondi per le connessioni broadband.

In una nota hanno scritto: “Si è concluso proprio l’altro giorno lo IAB Forum, la più importante manifestazione italiana relativa alla comunicazione interattiva, nel quale – di fronte a circa 8.000 persone – il mondo dell’industria e dell’economia, insieme alla comunità scientifica e alla rappresentanza dei consumatori, hanno ribadito con forza come anche il nostro Paese debba puntare sull’innovazione tecnologica delle imprese, delle pubbliche amministrazioni e delle famiglie per uscire dalla situazione attuale ed avviare un rapido rilancio della nostra economia e dell’occupazione, accelerando l’uscita dalla crisi. E’ indispensabile che l’Italia non perda altro tempo e prenda decisioni, come stanno facendo altri Paesi europei, con prospettive di medio-lungo termine affinché possa restare uno dei player principali delle economie avanzate“.

 

E sempre stamani il segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, apprezzando l’iniziativa del ministro, ha sottolineato “l’assoluta necessità” di creare una rete veloce che “consenta a tutta Italia di cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione, migliorando così soprattutto il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione”.

“Per la banda larga – ha commentato – sono previsti 800 milioni di euro, che potrebbero arrivare a 1.600 milioni: è una cifra sicuramente insufficiente per realizzare pienamente la digitalizzazione del Paese, ma è comunque una buona base di partenza per modernizzare il Paese, migliorare la qualità della vita dei cittadini e rendere più efficiente la burocrazia”.

 

Anche il ministro della Gioventù Giorgia Meloni ha ribadito come sia “importante non rinviare il progetto su internet veloce”.

“Non condanniamo l’Italia di domani a un nuovo ritardo infrastrutturale. Credo che sia davvero necessario non rinviare ancora. In gioco c’è la capacità stessa dell’Italia di affrontare alla pari con gli altri Paesi la scommessa del futuro”.

 

 

“Condivido pienamente quanto ha detto il ministro Scajola sulla banda larga. Bisogna agire, andare avanti“, ha affermato in un’intervista al Tempo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. Sulla ritrosia di Tremonti di recedere dalla linea del rigore, Matteoli ha evidenziato che “tutti noi vorremmo più risorse e il ministro ha l’obbligo di fare i conti con le disponibilità di bilancio, ma in questi giorni al Cipe si sono stabilite delle priorità e sono state prese delle decisioni. Sulle infrastrutture, sullo sviluppo economico e sull’ambiente, si è trovata una sintesi accettabile, sempre facendo i conti con le risorse. Ora attendiamo di sapere i risultati dello scudo fiscale e di vedere quanti sono i fondi aggiuntivi a disposizione”.

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