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Banda larga priorità strategica per il Paese: Galateri (Confindustria), ‘Sbloccare subito le risorse per il superamento del digital-divide’

Italia


Bisogna sbloccare senza indugi le risorse stanziate per il superamento del digital divide, ossia gli 1,4 miliardi di euro messi a disposizione da Governo e regioni per completare la copertura a banda larga della popolazione entro i prossimi due anni. L’obiettivo potrà essere raggiunto, infatti, soltanto se queste risorse verranno attivate subito, entro la fine del 2009 al massimo.

Lo ha chiesto Gabriele Galateri, presidente di Telecom Italia e delegato di Confindustria per le Comunicazioni e Sviluppo Banda Larga, in occasione della presentazione del documento strategico di Confindustria `Servizi e Infrastrutture per l’Innovazione digitale del Paese’.

 

Facendo eco a quanto affermato dal presidente Agcom Corrado Calabrò in un’intervista a Il Sole 24 Ore, anche Galateri ha sottolineato l’importanza strategica delle infrastrutture di nuova generazione “per il rilancio dell’economia digitale”: la banda larga, ha affermato è in grado di “generare efficienza e competitività attraverso l’utilizzo dei servizi digitali che su essa transitano” ed è necessario agire subito.

 

Gli investimenti nella banda larga, ha detto ancora Galateri, devono essere considerati come funzionali al raggiungimento di un obiettivo economico concreto: quando si parla di digital prosperity, infatti, oltre ai vantaggi per i consumatori in termini di possibilità di scegliere tra più servizi e di risparmiare, bisogna ricordare anche che “per ogni euro investito nel settore Ict si sviluppa 1,45 euro di Pil”.

La connessione in banda larga del 100% della popolazione italiana dovrebbe avere come conseguenza un incremento del Pil di circa 2 miliardi.  

 

 

Confindustria, in un progetto fortemente voluto dal presidente Emma Marcegaglia, ha redatto un documento contenente 12 proposte di policy, declinate in 70 azioni e accompagnate da una campagna di “disseminazione” della cultura digitale, rivolta soprattutto alle aziende, per giungere finalmente a un accettabile livello di alfabetizzazione informatica e colmare quello che secondo molti è il vero handicap del Paese, considerando che il 50% delle famiglie non possiede un computer e non dispone di una connessione a banda larga in casa.

 

Oltre allo sblocco dei finanziamenti, Confindustria chiede al governo di “semplificare gli adempimenti amministrativi” per l’installazione di nuove reti fisse e mobili, di “incentivare gli investimenti e favorire la collaborazione tra pubblico e privato”.

 

PA, sanità, giustizia e scuola le direttrici da seguire come priorità: Galateri ha chiesto una serie di interventi mirati volti ad accelerare la “dematerializzazione della Pubblica amministrazione, a realizzare il fascicolo sanitario elettronico, ad agevolare l’adozione diffusa e pervasiva della telemedicina, la diffusione del processo civile telematico e l’integrazione dell’ICT nella didattica, attraverso la diffusione di Pc e banda larga in tutte le classi”.

 

Gran parte di queste proposte, secondo l’Ad di Telecom, sono state già recepite dal Governo col piano del elaborato dal viceministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani e il piano eGov 2012 del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che hanno individuato come prioritari i settori indicati anche da Confindustria.

 

È fondamentale, però, fare di più sul fronte dell’alfabetizzazione informatica del paese.

Le famiglie italiane con connessione a internet in banda larga hanno superato nel corso del 2009 la soglia dei 10 milioni (comprese le famiglie connesse in mobile broadband).

Nonostante questo dato persiste un digital divide infrastrutturale che coinvolge ancora il 12% della popolazione.

Dodici milioni di famiglie italiane non possiedono neppure un PC. Inoltre, almeno 2 milioni di piccole imprese sotto i 10 addetti operano ancora in modalità “analogica” e sono prive di connessioni internet a banda larga.

Secondo una recente classifica stilata dall’ OCSE, l’Italia si colloca in 22esima posizione con 19,2 linee broadband ogni 100 abitanti (considerando tutte le tecnologie, quindi ADSL, fibra e altre), per un totale di 11,2 milioni di connessioni.

Riguardo invece il tasso di crescita della diffusione delle tecnologie broadband, l’Italia si colloca in 18esima posizione, con un aumento di 1,96 linee ogni 100 abitanti, rispetto a una media Ocse di 2,56 e a punte di 3,81 linee in più ogni 100 abitanti nella Repubblica Slovacca e 3,77 in Nuova Zelanda.

 

L’appello di Galateri è rivolto anche alle imprese che ancora non sfruttano a pieno i vantaggi delle nuove tecnologie: le aziende, in particolare le PMI, “possono essere competitive solo integrando le tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni nei propri processi e nei propri prodotti”.

 

Secondo i dati di uno studio del CNR, usa la rete il 66,8% delle aziende, ma la percentuale sale fino al 93% quando le imprese hanno più di 5 addetti.

 

La priorità strategica assegnata da Confindustria alla banda larga riflette le parole del presidente Agcom Calabrò, secondo cui “…la banda ultra larga è una priorità per il Paese, non si può più aspettare”.

Calabrò, sottolineando che il primo passo dovrà comunque essere fatto dai privati attraverso la realizzazione di una società-veicolo che gestisca il progetto, ha rilanciato l’idea dell’intervento della Cassa depositi e prestiti, ma anche di Poste Italiane: la prima sarebbe addirittura ‘impaziente’ di partecipare, la seconda – ha dichiarato Calabrò – “da quanto mi risulta non si tirerebbe indietro”.

 

L’Autorità per le tlc, come già negli Usa e in Finlandia, dovrebbe svolgere secondo Calabrò, un ruolo chiave, per evitare che l’assenza di coordinamento crei il rischio di “fare spezzatino anziché sistema”.

Il presidente Agcom ha inoltre ribadito la necessità di creare “una cabina di regia tra governo e Autorità per pianificare la nuova rete”, chiarendo che “l’Autorità può favorire questo grande progetto con una regolamentazione innovativa, che sia pro-poncorrenza, e sappia incoraggiare al tempo stesso gli investimenti riconoscendo un premio per il rischio”.

 

Riguardo poi la posizione di Telecom Italia, Calabrò ha dichiarato che ‘…gli investimenti previsti da Telecom Italia sono limitati e con questi la rete non si realizza. Quindi o Telecom ha i mezzi per realizzarla da sola oppure si consorzi”.

 

Galateri ha tuttavia ricordato dal punto di vista del ritorno degli investimenti deve essere ancora completata la regolamentazione europea “che deve dare certezza agli operatori” e ha infine sottolineato che Telecom Italia ha “il suo piano su reti di nuova generazione, dopo di che se ci sono risorse aggiuntive pubbliche o pubbliche-private che possano consentire di accelerare il processo soprattutto per quanto riguarda le strutture passive, credo che siano discorsi che hanno una loro piena cittadinanza”.

Per l’upgrade della rete, Telecom Italia ha previsto, nell’ambito del piano industriale 2009-1011, investimenti per 6,7 miliardi di euro, destinati in misura del 40% alla rete di accesso. Entro il 2016, il gruppo prevede di investire oltre 6 miliardi di euro nella fibra ottica, con l’aspettativa, di dotare il 65% della popolazione di una connessione di oltre 50 megabyte.

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