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Fibra ottica: ancora troppo potere agli incumbent. Ecta chiede regole chiare a vantaggio di competitività e innovazione

Europa


Il 23,5% degli europei ha accesso a internet a banda larga, per un totale di 116 milioni di linee, in crescita ad aprile del 5% rispetto al semestre precedente e del 14% su base annuale.

L’Europa, tuttavia, segna il passo rispetto alle altre economie avanzate e forti restano le disparità tra un Paese e l’altro del Vecchio Continente: se infatti i Paesi Nordici guidano la classifica mondiale per l’uso delle tecnologie a banda larga (in Danimarca la penetrazione supera il 37%), in Spagna e Italia – che sono tra le 5 maggiori economie europee – la percentuale scende rispettivamente al 21% e al 20,3%, quindi al di sotto della media Ue.

In molti paesi dell’Est Europa, quindi, la penetrazione supera a malapena il 10% della popolazione.

 

Il rallentamento dell’Europa è ancor più evidente se si considera il fatto che il tasso di adozione non registra particolari segni di vitalità neanche nei Paesi agli ultimi posti della classifica: il gap, insomma, più che ridursi, tende ad accrescersi.

 

Come fare, dunque, per stimolare competitività e investimenti?

Ecta, l’associazione che riunisce i principali operatori alternativi di rete fissa europei, continua a chiedere un approccio regolamentare atto a garantire innovazione e crescita e a reprimere eventuali tentazioni protezionistiche.

A supporto delle proprie richieste, Ecta ha reso note le conclusioni di una ricerca condotta da SPC Network, che mette in evidenza il forte  legame tra una regolamentazione economica efficace e i livelli di investimento nelle telecomunicazioni.

Secondo SPC, le imprese sono alla ricerca di “economie aperte alla concorrenza effettiva, in cui non si incontrino barriere all’entrata causate da regolamenti mal applicati che consentono agli operatori dominanti di comportarsi in modo strategico”.

 

Per il presidente Ecta Innocenzo Genna, “…negli ultimi due anni, l’Europa si è addormentata al volante in fatto di competitività nei servizi a banda larga cruciali” e ha fatto poco per risollevare le sorti dell’economia digitale, pure considerata una delle priorità della Commissione.

Sta di fatto che gli operatori dominanti continuano a dominare, con una quota di mercato cresciuta mediamente al 45,5% e che molti Paesi, come la Germania, continuano a pretendere ‘vacanze’ regolamentari per gli ex monopolisti, che sono spesso le imprese meni efficienti del settore.

 

Il rafforzamento degli operatori dominanti, è particolarmente evidente in quei paesi che hanno perseguito attive politiche di liberalizzazione nel settore della banda larga, come Austria e Malta, ma anche nelle maggiori economie, come in Italia e Spagna, dove gli incumbent controllano una quota superiore al 57% e si collocano in vetta alla classifica degli operatori più potenti.

 

Spiega Ecta che la maggior parte della concorrenza nel settore deriva dalla regolamentazione dell’accesso all’ultimo miglio (quello che collega il cliente alla centrale locale).

Ad aprile 2009, il 65% delle linee non fornite dagli incumbents erano fornite attraverso accesso regolamentato e il 35% attraverso connessioni dirette (cavo nella maggior parte dei casi).

Se si calcola sia l’accesso al dettaglio che quello all’ingrosso, la quota degli incumbent resta dell’80% in media in Europa, ma supera il 90% in Francia, Germania e Italia.

 

A rendere evidente il gap dell’Europa con il resto delle economie avanzate è anche la scarsissima penetrazione della fibra ottica, che rappresenta appena l’1,6% delle connessioni, contro l’11% del Giappone. A nulla sono valse le pretese di vacanze regolamentari per gli operatori (come in Germania e Spagna) .

Anche per la fibra ottica, quindi si segnala una penetrazione a macchia di leopardo, con la Svezia al primo posto con il 7,5% della popolazione a beneficiare di una connessione high speed, contro una media Ue dello 0,4%.

A ciò si aggiunge che nelle maggiori economie europee – Germania, Spagna, Gran Bretagna – la distribuzione della fibra ottica residenziale è attualmente assente o molto limitata. In Italia, invece, la fornitura di fibra ottica è stata lasciata esclusivamente agli operatori alternativi.

 

Quale deve essere, allora, il ruolo della regolamentazione nella banda larga?

 

“Se ieri si trattava semplicemente di servizi e linee telefoniche, domani si tratterà di scelta e innovazione, in qualsiasi tipo di servizio di comunicazione, intrattenimento, contenuti e applicazioni. Servono dunque chiare regole che promuovano infrastrutture a prova di futuro, aperte alla competizione e che garantiscano a tutti – cittadini e aziende – di poter accedere ai nuovi servizi a larghissima banda da una grande varietà di fornitori”, ha concluso Genna.

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