Tlc: Nokia Siemens Networks chiarisce, ‘Nessuna intenzione di trasferire in Cina attività italiane di R&D’

di Raffaella Natale |

Italia


Nokia Siemens Networks

Smentita da Nokia Siemens Networks la notizia del trasferimento in Cina di attività di italiane di R&D. In una nota diffusa nella serata di ieri la joint venture fra il colosso finlandese e quello tedesco precisa che i commenti fatti ieri dal Country director Italia, Federico Rigoni, sulla delocalizzazione della Ricerca e Sviluppo in Cina erano “di carattere del tutto generale e assolutamente non riferiti a piani attualmente esistenti o previsti per Nokia Siemens Networks in Italia“. Rigoni, afferma Nokia Siemens Networks, non ha “mai affermato che esista un piano per il trasferimento delle attività di Ricerca e Sviluppo attualmente svolte in Italia in Cina o in altri Paesi”.

 

Il gruppo ha precisato che “nell’incontro stampa il Country Director Italia ha affermato che le attività di R&D svolte in Italia vengono svolte anche in Cina e in India a costi naturalmente inferiori, ma non ha fatto cenno ad alcun piano di trasferimento”

 

Ieri nella conferenza stampa, Rigoni ha anche fatto riferimento alla cassa integrazione per 300 dipendenti (su un totale di 350) delle sedi di Cinisello Balsamo e Cassina de Pecchi, richiesta lo scorso mese ma “non ancora operativa”.

“La decisione – ha sottolineato – non è stata presa qui, ma dal coordinamento a livello globale”.

Al momento, “siamo in fase di negoziazione e cerchiamo di trovare un accordo con i sindacati e il Ministero’.

 

Intanto, sul fronte sindacale, a Cinisello Balsamo, le organizzazioni hanno proseguito per il terzo giorno consecutivo al blocco delle portinerie in attesa che venga fissata una data certa per il tavolo di negoziazione con azienda e il Ministero dello Sviluppo economico. Si parla di fine mese.

 

Più in generale durante la conferenza stampa di ieri, Rigoni ha parlato anche di un mercato delle telecomunicazioni dove i margini si sono ristretti e gli azionisti premono comunque per mantenere buoni margini di guadagno, gli operatori, e principalmente quelli mobili, vivranno un trend sempre più spinto, ma già presente a livello europeo in casi importanti come Orange Uk, a conferire un asset strategico come le reti a chi si occupa di tecnologia.

 

“L’Italia non ha ancora intrapreso un percorso in questo senso – ha spiegato Rigoni -, ma noi crediamo che nel medio periodo questo trend si diffonderà anche in Italia”.

 

La riflessione del manager prende il via dalla considerazione che, col il percorso di efficientamento che gli operatori di telecomunicazioni hanno intrapreso, “i managed service siano un driver di crescita per il mercato“, soprattutto in se “l’infrastruttura non rappresenta più un elemento differenziante e gli operatori si concentrano sul mercato“. Fino ad ora in Italia si sono visti principalmente progetti di ‘site-sharing’, con cui due o più operatori mettono assieme i siti di accesso radiomobile dividendo i costi d’affitto, ma lo scorso anno si era parlato a lungo del ‘progetto Eiffel’, con cui Wind e H3G avrebbero dovuto vendere, ad un terzo soggetto, le loro 18mila torri in modo da rendere più efficiente la rete evitando sovrapposizioni.

 

“Quel progetto sembra tramontato – ha spiegato Rigoni – Tuttavia, se in futuro ci saranno nuovi sviluppi, contiamo di avere un ruolo importante”.

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