Rai: Romani a Zavoli, ‘Nessuna censura’. Convocazione in Vigilanza mentre il 6 ottobre Agcom avvia iter per Contratto di servizio

di Raffaella Natale |

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L’argomento canone Rai sta riscaldando gli animi in questi ultimi giorni e creando l’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione, trovando come spunto la trasmissione Annozero di Michele Santoro.

 

Stamani il viceministro Paolo Romani ha avuto un incontro sul tema con il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli nella sede della bicamerale a San Macuto. Un faccia a faccia a sua volta conseguente alle contestazioni di Zavoli sull’opportunità di un’indagine del ministero su una singola trasmissione. In questo clima si svolgerà giovedì il prossimo Cda della Rai che potrebbe avere all’ordine del giorno, come annunciato dal direttore generale Mauro Masi, il tema delle nomine di Rai Tre e Tg3. Un Consiglio che si terrà alla vigilia della manifestazione sulla libertà di informazione promossa dalla federazione nazionale della stampa e prevista a Roma per sabato prossimo 3 ottobre.

 

Al termine dell’incontro di oggi a Palazzo San Macuto con il presidente della commissione di Vigilanza, il viceministro Paolo Romani ha dichiarato che il governo non ha nessun “intento censorio” e non ha chiesto “sanzioni né al presidente Zavoli né all’Agcom” in relazione alla trasmissione Annozero, ma piuttosto rivendica il “pieno titolo, in base a precise norme del contratto di servizio e del T.U. della tv di chiedere la verifica della corretta attuazione del contratto di servizio”.

Nel corso del colloquio, che è durato circa mezz’ora e che è stato definito dal viceministro “costruttivo e franco“, Romani ha “ricordato al presidente Zavoli gli articoli del contratto di servizio e del testo unico sulla televisione“, in particolare l’art.39 e l’art.2 comma 3 del contratto e l’art.38 del T.U., oltre alle delibere dell’Agcom del gennaio 2009 e quella di pochi giorni fa, “che consentono al governo di chiedere la verifica della giusta attuazione del contratto di servizio”.

In particolare, ha rimarcato Romani il T.U. “prevede che l’Agcom possa procedere a verifiche e irrogare sanzioni sia ‘motu proprio’, sia su impulso del governo”. Per questo motivo “non abbiamo chiesto sanzioni perché riteniamo che si debba procedere prima ad una fase istruttoria. Poi l’Autorità deciderà di conseguenza”.

 

A proposito del nuovo Contratto di servizio, il viceministro ha detto che anche di questo si è parlato con Zavoli. “Stiamo lavorando al nuovo documento, c’è la commissione paritetica che lo sta definendo e vorremmo arrivarci una volta tanto nei tempi prescritti, cioè averlo per la scadenza dell’attuale, il 31 dicembre 2009″. Tra le modifiche più significative a cui si sta lavorando, “la posizione internazionale della Rai”.

Altro passaggio significativo sarà “la perimetrazione del servizio pubblico: far capire agli italiani perché pagano il canone”, e poi l’investimento sul digitale, “con rinnovata linea editoriale, una nuova Rai”. Infine il tema par condicio. Romani ha ribadito quanto già detto nei giorni scorsi a Torino a margine del Prix Italia: “non è iniziativa del governo quella di avere una riforma, siamo favorevoli a una riforma predisposta dal Parlamento. E se fosse condivisa, tanto di guadagnato”.

 

Subito dopo in una nota, Zavoli ha commentato: “E’ auspicabile che in un momento di così acuta sensibilità per le questioni sul tappeto si possano conferire all’audizione significati e contenuti propositivi, salvaguardando giurisdizioni e prerogative corrispondenti al primario interesse di un Paese che aspetta dalla politica e dalle istituzioni saldezza e trasparenza democratica e dall’Azienda del Servizio pubblico la tutela di un’autonomia pluralista e responsabile”.

Nella nota si precisa inoltre che la proposta del Presidente di convocare in audizione il Viceministro, in ordine soprattutto alle questioni dell’informazione, dei programmi di approfondimento politico, del canone e del contratto di servizio della Rai è stata accolta all’unanimità.

“Si tratta – ha spiegato Zavoli – di ridare a tali problemi la sede legittima, quella della Commissione di vigilanza, nella quale il Parlamento assume ed esplica la sua dirimente centralità”.

 

Appuntamento quindi domani alle ore 14.30.

 

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha intanto fatto sapere che avvierà nella riunione del 6 ottobre prossimo l’iter di discussione che porterà al varo del nuovo contratto di servizio tra il ministero e la Rai e che coinvolgerà anche la Commissione di vigilanza.

Nella riunione, infatti, saranno in discussione presso l’Autorità lo schema di linee guida del contratto che viene stipulato tra il ministero dello Sviluppo economico, a cui competono le comunicazioni, e viale Mazzini. L’Agcom in quella occasione farà le sue valutazioni sullo schema che saranno poi inviate al ministero. Successivamente la bozza di contratto tornerà al vaglio di una nuova riunione del consiglio dell’Autorità’. Questa bozza, una volta approvata dall’Agcom, sarà il termine di confronto finale per il testo discusso dal ministero e dalla Rai. Il testo finale sarà poi inviato alla Commissione di vigilanza per il suo parere finale.

 

Sempre oggi una Tavola rotonda, promossa dalla rivista Formiche, “Canone Rai: meno evasione, più servizio pubblico“, ha dato nuovi e ulteriori spunti al dibattito.

L’iniziativa affronta l’ipotesi di contrastare l’evasione del canone Rai attraverso il pagamento dello stesso nella bolletta elettrica.

 

Alla Tavola rotonda, il presidente Rai Paolo Garimberti ha commentato: “Sono preoccupato per gli attacchi al servizio pubblico, che nel complesso svolge egregiamente il suo ruolo. E’ molto facile sparare sulla Croce Rossa e dire banalità sul canone – ha aggiunto -. Non ci si rende conto che cos’è il canone per la Rai: non esiste televisione pubblica senza canone, basta fare un confronto con la mitica BBC “.

 

Un clima caldo, quindi, arroventato dalla campagna lanciata da Il Giornale di Vittorio Feltri e Libero di Maurizio Belpietro, che spingono i telespettatori a evadere il canone.

 

Per il deputato del Pdl Luca Barbareschi, Vice Presidente Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, si tratta di un’iniziativa “faziosa e stupida, capace di dare origine solo a beghe politiche. Ristrutturare la Rai e riorganizzarla secondo meritocrazia è una cosa seria e da fare, ma togliere il canone non è certo un’operazione giusta”.

 

Sulla stessa linea anche il ministro degli Esteri Franco Frattini e Romani che l’hanno giudica “impropria”.

Frattini è tra chi sostiene che il canone debba essere pagato: “La responsabilità dovrebbe essere di chi fa informazione sul servizio pubblico pagato con le tasse dei cittadini. Io non sono d’accordo con coloro che fanno la campagna contro il canone della Rai, perché il servizio pubblico deve fare il servizio pubblico”.

“Non è dicendo ‘ti togliamo il canone’ che sarà un miglior servizio pubblico“, ha detto ancora il titolare della Farnesina.

Un’altra cosa a mio avviso sbagliata é che i giornalisti che rivendicano la loro indipendenza, e apparentemente dicono che in Italia non c’è la libertà, si schierano in una manifestazione di piazza contro Berlusconi”.

Secondo il ministro degli Esteri, “questo è un errore che porta molti giornalisti, le cui firme noi rispettiamo, a doverli considerare da domani uomini di parte. Perché se ci sono giornalisti e partiti insieme a una manifestazione di partito che ha un solo punto ‘siamo contro Berlusconi’ – ha precisato Frattini – quale credibilità avranno i manifestanti?”.

 

L’operazione non ha quindi raccolto l’appoggio del centrosinistra e né tantomeno del centrodestra con l’ex presidente della Vigilanza Mario Landolfi che propone di abbassare il canone e farlo pagare da tutti e il consigliere Rai nominato dal Tesoro, Angelo Maria Petroni, che rilancia la sua ipotesi di legare il canone radiotelevisivo alla bolletta della luce della prima casa così da eliminare il problema dell’evasione.

 

Unica eccezione del panorama politico è il leader di Idv Antonio Di Pietro: “Da anni diciamo che la Rai non merita il canone perché è gestita dai partiti che la occupano. Ma è paradossale che a protestare sia oggi chi beneficia di questa occupazione”.

 

Dall’interno della Rai l’iniziativa viene bocciata anche dall’Adrai, l’associazione dei dirigenti della Tv pubblica, che la giudica vergognosa come ha già fatto il presidente Garimberti.

Per Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo dell’Agcom, “E’ irresponsabile chiedere uno sciopero del canone Rai. Evidentemente c’è l’intenzione di indebolire il servizio pubblico”. E ha aggiunto: “Siamo contrari a far riscuotere il canone attraverso la bolletta. Sarebbe molto meglio farlo gravare sulla fiscalità generale ma uno sciopero non farebbe altro che indebolire la Rai”.

 

Dal Pd Pier Luigi Bersani ha sostenuto che continuerà a pagare il canone che ha sostenuto il servizio pubblico mentre Massimo D’Alema ha chiesto di discutere prima il tetto imposto alla raccolta pubblicitaria, come a dire che si deve aprire un dibattito più generale sui finanziamenti alla Rai.

“…Prima di parlare dell’abolizione del canone – ha sottolineato – sarebbe interessante discutere dell’abolizione del tetto pubblicitario in Rai perché serve solo a incrementare la pubblicità di Mediaset”.

“Una volta riequilibrato il mercato – ha affermato D’Alema – si può pensare di ridurre o abolire il canone”.

 

In casa Udc, il leader Pier Ferdinando Casini ha criticato la campagna: “E’ un’idea cui devono stare attenti, perché se prende piede sul serio tra un po’ ci sarà una parte della sinistra che chiederà di non pagare il canone”.

 

Il terreno di scontro sul canone, come dicevamo, si è aperto alla luce delle polemiche sulla prima puntata del programma di Santoro e proprio questo tema da oggi sarà oggetto di una serie di incontri istituzionali che mettono al centro del dibattito la natura stessa del servizio pubblico. La discussione culminerà nell’incontro che il ministro Claudio Scajola avrà l’8 ottobre con il presidente e il direttore generale della Rai, un incontro annunciato ieri ai vertici di viale Mazzini con una lettera nella quale il ministro ha spiegato che “desidera” avere con i vertici Rai “un colloquio sulle note polemiche” anche “in riferimento al prossimo rinnovo del contratto di servizio”.

 

La campagna dei due quotidiani ha comunque già raccolto consensi (da Franco Zeffirelli a Pasquale Squitieri, come scriveva ieri Il Giornale) ma, soprattutto, ha aperto il dibattito nel mondo politico.

L’iniziativa in sé, per la verità, non ha trovato dei sostenitori accesi in nessuno dei due schieramenti. Ma molti nel centrodestra hanno evidenziato come sia invece utile a sviluppare una riflessione sul pluralismo nel servizio pubblico.

 

Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, sulla scia del dibattito ha lanciato un’altra proposta: “Si potrebbe mettere un bollino verde, come quello per i minori, ma per vedere quali programmi sono di interesse pubblico. E poi finanziare solo quelli con i soldi del canone Rai”.

 

Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha suggerito di riprendere l’attuazione della sua legge sulla Rai: “La mia idea è che si deve attuare la legge Gasparri e che prevede una parziale privatizzazione della Rai“. Secondo l’ex ministro delle Comunicazioni bisogna “ripensare il servizio pubblico, che può essere con un numero minore di reti veramente al servizio di tutti e non della sinistra televisiva”. La legge, ha sottolineato Gasparri, “c’è e bisogna attuarla. Capisco le proteste ma se la Rai sarà troppo faziosa e sbilanciata a sinistra diventano inevitabili. Occorre rendere la Rai più obiettiva e aperta a tutte le voci la gente così si riconosce e pagherà più volentieri il canone”.

 

La campagna per non pagare il canone Rai “è veramente un atto di propaganda pericolosissima”. Ne è convinto Enzo Carra, membro Pd della commissione di Vigilanza. Secondo il parlamentare del Pd “togliere il canone, equivale a chiudere la Rai che dal punto di vista commerciale ha un braccio e mezzo legato, a causa della legge Gasparri, in quanto può raccogliere molta meno pubblicità di reti commerciali come Mediaset e Sky”.

Carra ha ricordato come già tempo fa venne portata in commissione una proposta per risolvere questo problema, proposta che, secondo l’esponente del Pd, sarebbe valida anche oggi e potrebbe essere valutata fattivamente. “Si pensa – ha precisato – di attribuire ad una delle reti Rai (ad esempio Rai Tre) le trasmissione di servizio pubblico (come tg, informazione di carattere generale e altri programmi che vengono ritenuti di interesse pubblico). Una rete totalmente pubblica, per cui si pagherebbe il canone, senza pubblicità e che risponda agli indirizzi della commissione di Vigilanza”.

Per quanto riguarda le altre due reti, secondo questa proposta, “diverrebbero tv commerciali – ha aggiunto – per le quali non si pagherebbe più il canone. A questo punto però dovrebbe essere rivista la Legge Gasparri per eliminare il tetto di pubblicità”.

Per Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione di Vigilanza, “il sì al canone Rai è una battaglia di libertà”. Secondo l’esponente del Pd: “E’ curioso che nella lotta contro il canone Rai patrocinata da ampi e consistenti settori della destra si unisca, per opposti motivi, anche Di Pietro. Una ragione in più per dire, ad alta voce, che la Rai degli opposti estremismi non serve a nessuno e che chi vuole abolire oggi il canone lavora direttamente per liquidare la Rai e quel che resta del pluralismo politico nel nostro paese”.

 

Marcello De Angelis, membro Pdl della Vigilanza, ha spiegato che, a suo parere, “la disdetta del canone non è lo strumento adatto per affrontare il problema della qualità dell’informazione Rai, soprattutto in questo momento in cui stiamo cercando di rimettere a posto i conti del servizio pubblico”.

 

Giorgio Lainati, parlamentare Pdl in Vigilanza, ha detto di condividere “l’esasperazione degli abbonati che non accettano il fatto che Santoro e Travaglio si ritengano proprietari della tv pubblica e che non rispondono a nessun regolamento e norma che impongono il rispetto del pluralismo, del contraddittorio e della privacy dei cittadini. Tuttavia ritengo al contempo che abbia fatto bene il vice ministro Paolo Romani a sottolineare che la campagna per non pagare il canone non è la strada giusta da seguire perché provocherebbe un enorme danno a tanti lavoratori del servizio pubblico, che sono seri professionisti che fanno il loro dovere nel rispetto degli abbonati”.

 

Secondo il parere di Adiconsum è fortemente preoccupata per le polemiche politiche sul canone Rai che “…finiscono con l’illudere i consumatori. Spingere gli utenti a non pagare il canone è scorretto e fuorviante se al contempo non si dice che il cosiddetto canone è per legge una tassa di possesso del televisore, non di abbonamento alla Rai”.

E’ quanto si legge in una nota che aggiunge: “non dirlo significa soprattutto spingere i consumatori verso una violazione di legge e quindi esporli a decreti ingiuntivi per il recupero e l’aggravio dei costi del canone”.

“Adiconsum auspica che si focalizzi l’attenzione piuttosto sui costi che le famiglie italiane stanno affrontando e affronteranno per poter accedere ai programmi Rai”.

 

 

 

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