Audiovisivo: in Spagna nuove norme su TDT pay mentre l’Argentina discute su riforma che impedisce alle telcos di entrare sul mercato Tv

di Raffaella Natale |

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Il Congresso del deputati spagnolo ha approvato la legge sul digitale terrestre a pagamento con 183 voti a favore, 150 contrari e sei astensioni.

Il governo socialista ha ottenuto sulla normativa l’appoggio dei nazionalisti catalani di Ciu e di Erc e delle Canarie (Cc).

 

La nuova legge permette ai canali nazionali che ne abbiano fatto richiesta (Net TV, La Sexta, Antena 3, Veo e Telecinco), di iniziare trasmissioni pay su un canale tra quelli messi a loro disposizione sul digitale terrestre. La normativa pone fine al monopolio detenuto fin’ora dal gruppo Prisa (editore di El Pais) nella televisione a pagamento in Spagna grazie al suo canale Digital Plus. Tra i beneficiati ci sarà invece il gruppo Mediapro che, dopo l’annuncio dell’approvazione del decreto legge da parte del governo lo scorso 13 agosto aveva annunciato la creazione del primo canale Tdt a pagamento spagnolo: Gol Tv.

Tramite questo canale il gruppo potrà così sfruttare i diritti del calcio in suo possesso. L’opposizione ha criticato l’approvazione rapida di questa legge, affermando che avrebbe dovuto essere inserita nella legge Generale Audiovisiva.

 

Intanto in Argentina, la Camera dei deputati ha adottato nella notte tra mercoledì e giovedì il progetto di riforma dell’audiovisivo. Prima di entrare in vigore resta, però, da superare l’ostacolo più alto, quello del Senato.

 

Il governo di centrosinistra della presidente Cristina Kirchner sottolinea che la riforma è destinata a lottare contro i monopoli, ma l’opposizione (destra e socialdemocratici) e diversi media vi ravvedono un tentativo dell’esecutivo di controllare la stampa.

 

Le nuove disposizioni, approvate dopo 13 ore di dibattito, rimpiazzeranno l’attuale legge promulgata durante la dittatura del 1976-1983.

 

Kirchner, per mettere a tacere le polemiche sulla riforma, ha accettato di aumentare il numero dei membri della futura autorità dell’audiovisivo, in modo da evitare che l’esecutivo abbia la maggioranza in seno al nuovo organo.

Si è però deciso di non aprire il mercato televisivo del cavo alle società tlc Telefonica, Telecom e Telmex, “in modo da scongiurare il rischio di nuovi monopoli”.

 

La controllata argentina di Telefonica ha fatto subito sentire il proprio dissenso, commentando che “questa norma mette dei pesanti paletti allo sviluppo dell’Argentina e del suo inserimento sul mercato delle comunicazioni“.

 

Il testo però deve ancora superare lo scoglio del senato, dove il presidente Julio Cobos, da un anno in rotta con la presidente Kirchner , ha i mezzi per rallentare l’iter di approvazione.

Questa riforma è tra l’altro vista come un nuovo capitolo nel conflitto che oppone la signora Kirchner e suo marito, l’ex presidente Nestor Kirchner (2003-2007), a Clarin, principale conglomerato media del Paese, molto critico verso l’attuale governo. 

Se la riforma dovesse essere approvata, Clarin avrà un anno di tempo per scegliere tra i propri canali analogici o quelli via cavo.

Il testo prevede anche che delle organizzazioni non governative accedano a un terzo dello spazio audiovisivo, così come i media pubblici e privati.

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