NGN: dal Broadband World Forum, Pileri (Telecom Italia) invita i governi a investire e ad evitare un eccesso di regolamentazione

di Alessandra Talarico |

Europa


Stefano Pileri

I governi dovrebbero intervenire nello sviluppo delle reti di nuova generazione con investimenti concentrati nelle aree lasciate indietro dai privati, ma senza imporre regole troppo restrittive, che finirebbero per soffocarne la diffusione.

 

Dal Broadband World Forum Europe, che si è chiuso ieri a Parigi, Stefano Pileri, Chief Technology Officer di Telecom Italia ha citato gli esempi di Asia e Australia, dove i governi hanno deciso di investire massicciamente nello sviluppo delle nuove reti ultrabroadband: a fine 2008 nell’Area Asia Pacifico si contavano 22,7 milioni di utenti, contro gli 1,5 milioni registrati in Europa, dove ancora industria, governi e regolatori devono trovare un accordo su una strategia comune.

 

L’Italia, confermano gli ultimi dati Ocse, segna ancora il passo nella diffusione della banda larga: siamo infatti al 22esimo posto su 30 Paesi con 19,2 connessioni broadband (tra Adsl, fibra e altri sistemi) ogni 100 abitanti, contro una media Ocse di 22,6 linee ogni 100 abitanti e questo nonostante – dice ancora l’OCSE – i prezzi siano bassi e la velocità delle connessioni buona.

 

Telecom Italia, nell’ambito del piano industriale 2009- 1011, ha previsto investimenti per 6,7 miliardi di euro destinati per il 40% alla rete di accesso. Entro il 2016 il gruppo prevede di investire oltre 6 miliardi di euro nella fibra ottica, ma c’è bisogno di un altro miliardo e mezzo di euro per garantire la banda larga a quel 3% della popolazione che entro la fine del 2010 potrebbe esserne ancora esclusa e per potenziare i servizi a banda larga nelle località dove attualmente la velocità di connessione è pari a 1 mega e che rappresentano il 4% delle linee fisse.

 

Secondo Pileri, i governi dovrebbero “dare il loro contributo e investire in quelle aree dove il mercato non lo farà”. Una volta che i governi avranno pianificato e quantificato la natura del loro intervento, e che le reti saranno in corso di realizzazione, allora – ha commentato ancora il manager Telecom – si potrà condividere la responsabilità della promozione sia a livello consumer che nelle imprese.

 

“Attualmente in Europa – ha aggiunto Pileri – è in corso un trend pericoloso che rischia di portare a una sovra regolamentazione che potrebbe indebolire il rollout delle reti ultra broadband”.

Ma per Pileri, “non è il momento giusto per intervenire, non sarebbe razionale farlo a questo punto”.

 

Lo scenario delle telecom mondiali è radicalmente cambiato negli ultimi anni e gli operatori si trovano a gestire un costante aumento del traffico e l’appiattimento dei profitti. “Solo un approccio regolamentare ‘leggero’ – ha spiegato ancora Pileri – permetterà ai network provider di invertire questa tendenza”.

 

“Non regolamentare – ha concluso Pileri – non significa certo non garantire un’adeguata apertura della rete, ma solo non regolamentare il prezzo o l’accesso per lasciare decidere al mercato su quale tecnologia investire”.

 

Anche secondo l’Ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, servono, innanzitutto, regole che incentivino gli investimenti nelle nuove reti prendendo in considerazione gli elevati rischi imprenditoriali ma, più in generale, ha più volte ribadito Bernabè, “serve un grande progetto infrastrutturale che metta insieme le imprese, le istituzioni e i consumatori”.