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Libri digitali: la battaglia su Google Book Search divampa in Europa. Gli editori italiani si schierano contro ma c’è chi difende l’iniziativa

Unione Europea


Il motore di ricerca Google cerca di sedurre l’Unione europea, con l’obiettivo di far condividere a Bruxelles la propria ambizione di rendere accessibile da internet tutte le opere disponibili nel mondo.

In vista dell’audizione, fissata dalla Commissione Ue per lunedì 7 settembre, ha avviato un’opera di coinvolgimento di giornalisti e scrittori che condividono la causa.

Google dovrà chiarire alla Ue i termini dell’accordo, siglato lo scorso anno, con il sindacato Authors’ Guild e l’Association of American Publishers.

 

Dopo mesi di battaglie legali, Google e i detentori dei diritti d’autore hanno deciso di accordarsi sulla divisione delle entrate registrate negli Usa con la messa online delle opere, al momento in libreria ma che in futuro potrebbero avere un’altra distribuzione sfruttando i canali digitali.

Più precisamente l’intesa, ancora al vaglio dell’Antitrust Usa, prevede che Google condividerà le entrate provenienti dalla consultazione online delle opere (a Google spetterà il 37% mentre agli autori ed editori il 63%), finanzierà un “Book Rights Registry” per i diritti d’autore e sosterrà insieme ai partner le spese legali (125 milioni di dollari) collegate al procedimento intentato contro il gruppo nel 2005.

 

Un sistema tuttavia contestato da altri grandi nomi del mercato internet come Amazon, Microsoft e Yahoo!, che allertano le autorità sul rischio di abuso di posizione dominante.

E anche la Federal Trade Commission ne ha sottolineato i rischi per la privacy e proprio ieri ha scritto una lunga lettera alla società di Mountain View, e postata sul proprio sito ufficiale, nella quale invita il colosso dei motori di ricerca a sviluppare una nuova politica di privacy sui propri libri elettronici e a focalizzare l’attenzione sulla “limitazione di usi secondari dei dati personali raccolti tramite Google Books, compresi gli usi che possano essere contrari alle ragionevoli aspettative dei consumatori”.

Tra gli usi secondari rientra, per esempio, l’utilizzo dei dati sulle preferenze degli utenti per promuovere pubblicità ad hoc.

 

“Siamo convinti che sia importante che Google sviluppi una nuova politica di privacy, in particolar modo per Google Books, che si applichi ai prodotti attuali, che sottolinei anche l’impegno per un’applicazione su futuri servizi, ma che mantenga l’impegno profuso nell’attuale politica di privacy”, ha scritto David Vladeck, direttore del Bureau of Consumer Protection della Ftc.

 

In un altro comunicato, il capo della Ftc, Jon Leibowitz, ha assicurato che l’agenzia farà pressioni affinché la privacy dei clienti venga rispettata.

“L’iniziativa Google Books può apportare notevoli benefici ai consumatori, ma rappresenta anche una sfida per la difesa della privacy, per via della grande quantità di dati che potrebbe essere raccolta”. 

 

In Europea, dove ci sarebbe un enorme potenziale mercato per i libri digitali, al momento tutto resta in sospeso.

Le aziende americane, ha spiegato il portavoce di Google Bill Echikson,  arriveranno a Bruxelles solo per “rispondere alle domande” sulla situazione degli Stati Uniti e non a negoziare la creazione, per esempio, di un “registro” di autori europei.

 

Per Google, la battaglia in Europa si giocherà molto probabilmente sulla questione delle opere libere, appartenenti a 7 biblioteche del Vecchio Continente, che la società ha già cominciato a digitalizzare.

 

Tra i maggiori oppositori dell’operazione, il Ministro tedesco alla Giustizia, Brigitte Zypries, anche se la Ue ha invitato ad abbassare i toni di quella che definisce una “disputa ideologica”.

 

Anche gli editori italiani hanno preso posizione e inviato formalmente delle osservazioni alla corte di New York incaricata di decidere (oggi scadevano i termini per presentare la documentazione, la decisione verrà presa, forse, il 7 ottobre, alla vigilia della Fiera di Francoforte) sulla class action in merito ai diritti d’autore.

 

L’Aie ha provato a verificare, con un sondaggio effettuato sul database diu Google, se sia proprio vero che i libri giudicati fuori commercio, e dunque digitalizzabili, siano tali.

Ciò che è emerso (tutti i dati e i rilievi sono visibili da oggi sul sito) è che sia di oltre l’80% il margine di errore del database.

L’accordo transattivo tra Google e gli editori e autori Usa prevede che un’opera possa essere digitalizzata, a meno che gli aventi diritto non dispongano diversamente, se non è più in commercio.

Se però un’opera è stata edita in più edizioni nel tempo – spiegano gli editori italiani- è sufficiente che una sola di esse sia in commercio perché l’opera sia classificata come tale”.

 

E dunque l’Aie ha analizzato 274 opere scritte da 18 importanti autori di letteratura del nostro ‘900 (tra cui Bassani, Calvino, Camilleri, Eco, Fallaci, Cesare Pavese): nell’81% dei casi (222 su 274) esiste almeno un’edizione dell’opera che Google considera fuori commercio e che l’accordo gli consente a quel punto di digitalizzare. A meno che autori, agenti o editori non correggano l’errore.

In altre parole per 8 testi su 10 esiste il rischio concreto che l’opera sia digitalizzata e inserita nell’offerta commerciale di Google sul mercato Usa, senza autorizzazione degli aventi diritto. L’errore aumenta per gli autori classici, rispetto ai bestseller di oggi (protetti da contratti migliori, forse) e Google, secondo gli editori italiani, sbaglia la determinazione nel 100% dei casi per scrittori come Bassani, Soldati e Tomasi di Lampedusa, ma anche per Dario Fo, ancora attivo.

 

Tra i 7 milioni di libri che Google ha già digitalizzato, poi, le opere fondamentali del 900 italiano sono già quasi tutte presenti (il 91%). Ma in questo caso, protestano gli editori, la determinazione di un’opera come fuori commercio non riguarda la digitalizzazione, già avvenuta, ma gli usi commerciali che Google è autorizzato a farne. Una volta digitalizzato, infatti, un libro non è messo in rete a disposizione del pubblico (come molti credono) ma venduto online da Google o inserito in banche dati vendute in abbonamento alle biblioteche.

 

Ma c’è anche chi condivide l’opera di Google. Associazioni per i diritti civili, istituzioni che operano nel campo della disabilità e gruppi legati al mondo della didattica sostengono infatti l’accordo legale raggiunto per Google Books.

Ieri in teleconferenza hanno dichiarato che l’alleanza del motore di ricerca con autori ed editori per acquisire il copyright su milioni di libri offre importanti benefici sociali, perché aumenta esponenzialmente le possibilità di accesso all’informazione anche per quelle fasce della popolazione meno benestanti e svantaggiate economicamente.

 

La teleconferenza di ieri (3 settembre) ha rappresentato un’occasione di discussione per analizzare i differenti punti di vista. Secondo l’opinione del moderatore della conferenza Lateef  Mtima, docente di Legge e direttore dell’Institute of Intellectual Property & Social Justice della Howard University School of Law, l’alleanza è rivoluzionaria e colmerà il digital divide, dando la possibilità agli studenti e tutti coloro privi di accesso a biblioteche fornite, di avere a disposizione sul Web una vasta scelta di titoli. Per il docente la lunga battaglia legale è “non solo una parodia e un problema della giustizia sociale ma un enorme problema per la legge sul copyright” che regola il diritto d’autore e l’utilizzo da parte di terzi delle opere.

Anche Wade Henderson, presidente della Leadership Conference sui Diritti Civili, lo ha difeso, spiegando che la manovra di Google Books porterà alla creazione di un servizio equivalente a dare a ciascuno una “chiave” d’accesso alle librerie di tutto il mondo. La sentenza della corte – e del Dipartimento di Giustizia americano, che sta anche decidendo se opporsi o meno all’accordo – misurerà questi benefici sociali, che evidentemente considera ancora incerti e poco chiari.

 

In attesa che la Ue si pronunci, intanto, Google continua a proseguire la digitalizzazione delle opere europee. Lo sta facendo a Gand, in Belgio, dove ha già scansionato 300.000 libri.

Tutti i mesi, i camion portano via dalle biblioteche i libri, che tornano alcune settimane più tardi, dopo che sono stati scansionati  in un luogo tenuto segreto a costi che Google si rifiuta di svelare.

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