Applicazioni tlc: Apple rifiuta Google Voice. Inutile perché troppo simile a una funzione già presente sull’iPhone

di Alessandra Talarico |

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Apple non consentirà a Google di distribuire la sua applicazione mobile Google Voice attraverso l’App store perché il programma andrebbe a replicare funzioni già presenti sull’iPhone.

Stessa motivazione addotta la scorsa settimana per respingere Latitude, un’altra applicazione pensata da Google per l’iPhone, ma rifiutata da Apple perché troppo simile al servizio di mappe già integrato nello smartphone.

 

Google Voice è un servizio che permette all’utente – oltre che di fare chiamate internazionali a basso costo (a un prezzo che dovrebbe aggirarsi sui 2 centesimi al minuto) – di usare un singolo numero telefonico sul quale convogliare le chiamate in arrivo al numero di casa, dell’ufficio, del cellulare.

 

L’applicazione è stata accettata dai negozi di applicazioni di altri concorrenti, come RIM ed è presente naturalmente sui cellulari Android, ma – sottoposta sei settimane fa al vaglio di Apple, è stata rimandata al mittente, con una mossa che sa tanto dei vecchi ‘walled garden’, i giardini chiusi dentro i quali gli operatori racchiudevano soltanto applicazioni e prodotti di loro proprietà.

 

Una strategia che si è finora rivelata poco producente, tanto più che la politica di Apple riguardo le applicazioni che possono o non possono essere presenti su App Store ha causato non pochi malumori tra gli utenti che già avevano protestato con la società al rifiuto dell’applicazione Latitude.

Stesso destino era toccato lo scorso anno anche all’applicazione Podcaster, un supporto nella distribuzione di podcast che, secondo Apple, avrebbe finito per duplicare la funzione podcast già presente su iTunes.

Peccato, però, che il software, secondo gli utenti infuriati, non fosse un semplice clone, ma un programma per la gestione dei podcast molto avanzato, permettendo la sincronizzazione via Wi-Fi, senza necessitare di un collegamento al PC/Mac come per la funzione ‘nativa’ presente sullo store della Apple.

 

Pollice verso anche per una miriade di altre applicazioni giudicate in conflitto con i prodotti Apple, come il browser Opera Mini.

 

Un portavoce di Google ha fatto sapere che la società continuerà comunque a lavorare sodo per portare le applicazioni Google a un numero sempre maggiore di piattaforme, iPhone compreso.

“Continueremo a lavorare per portare i nostri servizi agli utenti iPhone, per esempio, sfruttando i progressi nel browser mobile”, ha riferito.

 

Dietro il rifiuto dell’applicazione Google Voice, secondo molti osservatori, ci sarebbe però il pressing dell’operatore americano AT&T che, come molti altri, non vuole che sui cellulari offerti in abbonamento siano presenti applicazioni VoIP, le quali, permettendo agli utenti di risparmiare sulle telefonate usando il collegamento internet, provocherebbero un ulteriore crollo delle entrate legate alle chiamate vocali.

 

Appena pochi giorni fa, Apple ha annunciato di aver superato, a un anno dal lancio dell’App Store, quota 1,5 miliardi di applicazioni scaricate.

 

Il negozio virtuale, dove si possono trovare più di 65.000 programmini per personalizzare il dispositivo, ha riunito attorno a sé una community di oltre 100 mila sviluppatori, a cui viene versato il 70% degli introiti legati alla vendita delle applicazioni.