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Pirateria audiovisiva: intesa Centromarca-Univideo per l’uso corretto delle connessioni internet aziendali

Italia


Centromarca e Univideo hanno siglato un accordo per contrastare i possibili casi di pirateria audiovisiva che possono verificarsi all’interno delle aziende.

L’intesa vede la luce pochi giorni dopo il varo da parte del Senato del Ddl Sviluppo, in cui all’articolo 15, comma 7, lettera C si invitano implicitamente le imprese a vigilare per prevenire possibili abusi dell’infrastruttura aziendale per il downloading o la condivisione illegale di file audio e video. La responsabilità del dipendente che violi il diritto d’autore, infatti, si riverserà anche sull’azienda/ente presso cui è impiegato.

 

In base all’accordo Univideo metterà a disposizione di Centromarca e di tutte le

industrie ad essa associate che ne faranno richiesta, specifici software di protezione che consentiranno di impedire il download illegittimo di musiche e filmati dai computer aziendali.

 

“Siamo da sempre in prima fila nella protezione della proprietà intellettuale”, sottolinea Luigi Bordoni , Presidente di Centromarca. “Riteniamo indispensabile difendere non solo il valore del Sistema Marca, ma anche quello dell’Industria Culturale proteggendo e promuovendo i prodotti di qualità in ogni loro forma, materiale e immateriale. Per questo abbiamo accolto con favore la proposta di Univideo di creare le condizioni per impedire il download abusivo di materiale audio e video dai computer aziendali. E ci auguriamo che altre associazioni ed imprese facciano altrettanto”.

 

Il problema della pirateria tocca ogni giorno livelli sempre più allarmanti.

 

“In termini finanziari“, spiega Davide Rossi, Presidente dell’Univideo, “siamo di fronte a una perdita di circa 530 milioni di euro, a danno soprattutto del noleggio e dell’acquisto di DVD, ma anche della visione in sala. Si tratta di risorse sottratte prima di tutto al circolo virtuoso del reinvestimento in innovazione e promozione culturale. Secondo le stime elaborate dalla Fapav ( la Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva che rappresenta tutti i settori del sistema audiovisivo italiano) 250.000 posti di lavoro sono a rischio, solo in Italia, proprio a causa di questo fenomeno gravissimo che distrugge il mercato senza creare crescita e sviluppo economico”.

 

Centromarca e Univideo concordano sulla necessità di attuare misure sanzionatorie urgenti, anche di natura amministrativa, nei confronti delle organizzazioni e dei soggetti che violano le leggi utilizzando la rete internet ripetutamente e volontariamente a scapito del diritto d’autore. Chiedono pertanto al Governo e al Parlamento di collaborare con tutti gli operatori e le istituzioni di riferimento per la messa in opera di azioni immediate e concrete contro la pirateria.

 

Nei giorni scorsi anche Enzo Mazza , presidente della Fimi, ha espresso soddisfazione per le misure approvate dal parlamento con il Ddl Sviluppo, che accolgono “una nostra proposta per combattere la pirateria nelle imprese“.

Più precisamente, ha spiegato Mazza, “gli amministratori delle aziende, ma anche enti pubblici, saranno sanzionati per il dipendente che viola il copyright (copia programmi, scarica film e musica). Questo perché con questa legge si applicano gli effetti della 231 anche alla contraffazione e alle violazioni del diritto d’autore. Un buon deterrente per tenere sotto controllo i pc aziendali”.

 

La nuova legge conferma dunque la responsabilità dell’azienda nei confronti degli atti illeciti dei propri dipendenti e dà un ulteriore giro di vite sulla contraffazione, con multe fino a 50.000 euro e pene fino a 6 mesi di reclusione per chi trae vantaggio economico dalla violazione delle norme sul diritto d’autore.

La percentuale di adozione di prodotti privi di licenza in Italia è oggi di circa il 51%, con una forte diffusione nelle imprese: oltre 7mila i software illegali sequestrati lo scorso anno presso uffici e aziende, per un totale di 8,6 milioni di euro di sanzioni.

 

Con la nuova legge quindi arriva un invito a sorvegliare le proprie infrastrutture aziendali alla scoperta di eventuali dipendenti che distribuiscono illegalmente al loro interno contenuti coperti da diritto d’autore.

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