Tv pubblica senza spot: il Parlamento spagnolo approva tassa per broadcaster e telcos. Consentirà di reperire nuove risorse

di Raffaella Natale |

Spagna


José Luis Zapatero

Il Parlamento spagnolo ha approvato la proposta del governo Zapatero di introdurre una tassa sulle compagnie telefoniche e le società televisive per reperire le risorse necessarie a eliminare gradualmente gli spot televisivi dall’emittente pubblica Rtve.

 

La nuova tassa, che richiede l’approvazione da parte del senato spagnolo, introdurrà un’aliquota dello 0,9% sui ricavi lordi registrati nel 2008 dalle società telefoniche, del 3% nel caso delle stazioni televisive e dell’1,5% per le

Pay TV. La nuova tassazione, che il senato discuterà probabilmente verso la fine di luglio, coinvolgerà le compagnie telefoniche Telefonica, che in Italia è socio tramite Telco di Telecom Italia, Vodafone e France Telecom, mentre le emittenti televisive interessate saranno Gestevision Telecinco (gruppo Mediaset), Antena 3 de Television (gruppo De Agostini), Promotora de Informaciones Sa, Cuatro e La Sexta.

 

Il progetto prevede che le Tv private e i gruppi di tlc contribuiscano al nuovo bilancio della Tv pubblica, compensando le perdite pubblicitarie (478 milioni previsti per quest’anno).

 

La decisione di “ridurre drasticamente” la pubblicità sulla Tv pubblica era stata annunciata ad aprile in parlamento dal capo del governo.

Il nuovo piano di finanziamento della Tv pubblica approvato dal governo Zapatero prevede la devoluzione al futuro bilancio della Rtve dei proventi di due nuove tasse sulle entrate delle Tv private (140 milioni) e su quelli dei gruppi di telecomunicazioni (290 milioni).

Al bilancio della Tv pubblica sarà destinata inoltre una parte (240 milioni) della tassa già esistente sull’utilizzo delle frequenze radioelettriche.

 

Infine lo stato contribuirà a sua volta con 550 milioni al bilancio annuale Rtve, valutato attorno a 1,2 miliardi. Le Tv private hanno accolto piuttosto con favore il nuovo dispositivo, considerando che beneficeranno del riporto di buona parte della pubblicità che non andrà più alla televisione pubblica. I gruppi di Telecom hanno invece reagito negativamente affermando che trasferiranno sulle bollette pagate dagli utenti la nuova tassa dello 0,9%.

 

Il vicepremier Maria Teresa de la Vega ha reagito alle critiche degli operatori Telecom affermando che “sembra ragionevole che coloro che otterranno benefici e entrate” supplementari “contribuiscano in parte al finanziamento del servizio pubblico“. Aggiungendo che in altri paesi Ue una tassa analoga è già in vigore e “non si capisce perché non possono pagarla in Spagna“. La numero due di Zapatero ha indicato come modello per la futura Rtve senza spot quello della Tv pubblica britannica, perché la Bbc dimostra che “la qualità non dipende dall’avere o no pubblicità, ma dal fatto di avere un modello chiaro e di contare su risorse sufficienti per fare una buona televisione”.

 

La decisione di levare la pubblicità dalle reti della Tv pubblica non è condivisa da molti osservatori. In Francia, per esempio non ha prodotto al momento buoni risultati.

 

Dopo la scomparsa, cinque mesi fa, della pubblicità tra le 20 e le 6 sulla Tv pubblica francese, l’effetto della misura presenta ancora luci e ombre. L’obiettivo del governo, che era di dirottare risorse pubblicitarie dalle tv pubbliche (-800 mln di euro) a quelle private (+480 mln) e nel contempo di aumentare gli ascolti dei canali di Stato del gruppo France Télévisions (i cui canali sono France 2, France 3, France 4, France 5 e France O) non è stato ancora raggiunto. E questo anche a causa della crisi economica che ha di fatto ridotto le entrate pubblicitarie: il fatturato pubblicitario televisivo totale nel primo trimestre è in calo del 2% a 1,467 mld.

 

Chi condivide però questa scelta, avanza ragioni legate alla crisi del mercato pubblicitario televisivo. E la Spagna, come altri Paesi europei, sta vivendo grosse difficoltà.

Silvio Gonzalez, direttore generale di Antena 3 ha annunciato che la società è aperta a una possibile fusione, in un momento molto movimentato del settore televisivo iberico dopo la decisione di ridurre la pubblicità sulle Tv pubbliche annunciata dal governo Zapatero e quella di aprire canali a pagamento sul digitale terrestre.  

La notizia è stata riferita dal quotidiano economico Expansion. “Noi non siamo chiusi a relazioni, ma dobbiamo analizzare tutte le opzioni che si aprono” ha detto Gonzalez, precisando che “la decisione finale si prenderà se si crea valore”.

 

Sia Antena 3 che Telecinco, controllata da Mediaset, hanno aumentato il loro valore in borsa rispettivamente del 57% e del 49% dallo scorso 20 febbraio, quando il governo Zapatero ha approvato un decreto legge anticrisi che consente le fusioni fra le imprese del settore colpite dal forte calo delle entrate pubblicitarie, che interessa tutti i media. Una ipotesi che anche altre Tv private come La Sexta e Telecinco hanno detto di esaminare.

 

Il 26 marzo scorso, il capo di La Sexta, José Miguel Contreras, s’è detto “aperto” a una fusione, così come ha fatto il 1° aprile Alejandro Echevarria, presidente di Telecinco

Telecinco considererà questa possibilità, ha spiegato Echevarria, se la Spagna varerà una nuova legislazione che permetta fusioni nell’industria.

“Le studieremo tutte a fondo – ha commentato – terremo colloqui con altri canali e prenderemo le decisioni che considereremo più convenienti”.

 

L’annuncio di Zapatero, di una “drastica riduzione” della pubblicità sulla Tv pubblica, è stata accolta con soddisfazione dalle emittenti private. L’associazione delle Tv private ha subito invitato il governo ad abolire già quest’anno la pubblicità nel ‘prime time’ sulle Tv pubbliche e completamente dall’anno prossimo.

 

Attualmente le Tv pubbliche spagnole possono trasmettere 10 minuti di pubblicità ogni ora. Una precedente disposizione aveva previsto una riduzione a 9 minuti per il 2010.

 

Gonzalez ha dichiarato che spera in un completo e veloce oscuramento della pubblicità dalla Tv di Stato. Ha anche denunciato il doppio finanziamento delle reti pubbliche che prendono soldi dagli inserzionisti e dallo Stato, visto che in Spagna non è previsto il canone per i telespettatori. Sistema che, secondo Gonzalez, crea una concorrenza sleale sul mercato televisivo.

In un periodo di forte recessione, come quello che stiamo vivendo, “…ci sono troppe emittenti Tv che si dividono la torta delle entrate pubblicitarie“, ha commentato il Dg di Antena 3.

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