Social lending: Banca d’Italia blocca Zopa.it. Sella, ‘Sempre stati trasparenti, valutiamo tutte le iniziative per tutelarci’

di Alessandra Talarico |

Italia


P2P lending

Lo scorso 10 luglio, su indicazione della Banca d’Italia il sito italiano di lending online Zopa.it è stato cancellato dall’elenco degli intermediari finanziari ex art. 106.

 

Alla società, ha spiegato l’amministratore delegato Maurizio Sella, “è stato contestato di aver fatto raccolta del risparmio (e non semplice intermediazione di pagamenti) a causa della giacenza sul Conto Prestatori Zopa del denaro in attesa di uscire in prestito”.

 

La decisione è sopravvenuta dopo le obiezioni mosse negli ultimi mesi da Banca d’Italia, alle quali, ha però assicurato l’ad, la società ha risposto “proponendo delle soluzioni con controparti istituzionali che avrebbero di fatto reso nulla la contestazione che ci era stata mossa”.

La società, che si è quindi vista costretta a sospendere la trattazione di nuovi prestiti e l’ingresso di nuovi prestatori, ha comunicato di star valutando tutte le iniziative per tutelare la propria posizione.

 

“In Zopa siamo sempre stati trasparenti, non per moda o convenienza ma per DNA. Abbiamo creduto in un progetto ambizioso e lo abbiamo sviluppato nel nostro paese. Gestiremo questa fase, speriamo breve, con il nostro stile abituale cercando di minimizzare i disagi per tutti i membri della community”, ha scritto Sella sul blog ufficiale di Zopa, comunicando agli utenti che la società resta comunque attiva “nella gestione dei prestiti in essere, sia per la gestione dell’incasso delle rate sia per l’attività di recupero credito”.

 

La community di ‘social lending’ Zopa è nata in Gran Bretagna nel 2005 ed è sbarcata in Italia nel 2007.

Al suo primo anno di vita, a gennaio 2009, Zopa.it risultava il terzo sito europeo di social lending dietro a Smava (Germania) e a Zopa UK.

 

Le community come Zopa, incentrate sui prestiti ‘sociali’, consentono a privati cittadini di chiedere e offrire finanziamento attraverso internet in maniera ‘democratica’, senza quindi l’intermediazione di un istituto di credito, e hanno registrato una forte impennata nel corso del 2008, con l’esplosione della crisi economico-finanziaria, affermandosi come alternativa credibile rispetto ai sistemi tradizionali di credito e di investimento.

 

I siti che si occupano di queste transazioni dalla forte base ‘sociale’ – noti anche come P2P lending – ampliano in sostanza la possibilità di mettere a disposizione denaro, o di richiederlo, dando ai diretti interessati facoltà di decidere le condizioni più adatte alle singole circostanze.

Le condizioni economiche del prestito – ammontare, tasso e durata – sono infatti definite dal richiedente e il finanziatore può decidere autonomamente su quali richieste prestare il proprio denaro.

 

Zopa guadagna trattenendo ai Prestatori una commissione annuale di servizio (l’1%) e ai richiedenti una commissione sul valore totale del prestito in base alla classe di rischio (dallo 0,50% al 2,50%), a cui si aggiungono 15 euro per anno di durata del finanziamento.

Zopa percepisce inoltre gli interessi per la quota di 10 euro con cui partecipa a ogni prestito e condivide con i prestatori il rischio di credito.

Il TAEG medio per chi richiede un prestito è di 9,6%, contro il 14,69% medio effettuato dalle finanziarie per prestiti personali inferiori ai 5.000 euro (fonte: rilevazioni Banca d’Italia a fini anti-usura, periodo di applicazione 1 gennaio-31 marzo 2009), mentre il rendimento medio lordo per chi presta denaro è del 7,8%.

 

In un solo anno Zopa.it ha registrato prestiti online direttamente tra i suoi membri per 4.279.700 euro, raggiungendo un totale di 30.173 iscritti (dati aggiornati al 14 gennaio 2009).