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Applicazioni mon amour: anche LG entra nel mercato dei negozi virtuali per personalizzare il telefonino

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Un po’ in ritardo rispetto alla concorrenza, anche il vendor sudcoreano LG avrà un proprio negozio virtuale di applicazioni per personalizzare il cellulare.

Seguendo la scia di Apple, Nokia, Microsoft, Vodafone a vari altri, LG lancerà il suo application store – inizialmente sui mercati di Australia e Singapore poi a seguire su quelli occidentali – che nella sua versione beta (online da domani 14 luglio) conterrà inizialmente circa 1.400 applicazioni, di cui almeno un centinaio gratuite.

Entro la fine dell’anno, quando l’LG application store dovrebbe arrivare negli Usa e in Europa, LG conta di avere a disposizione almeno 2 mila applicazioni in 15 lingue diverse.

 

Le applicazioni sono attualmente compatibili solo col sistema operativo Windows Mobile, presente su LG GM730 e LG KS20.

Entro la fine di quest’anno LG conta di lanciare una decina di nuovi smartphone, un settore in cui il vendor ha annunciato pesanti investimenti.

 

La società ha sottolineato che l’application store non rappresenterà un business model nuovo o separato, ma un servizio a valore aggiunto e che le applicazioni non verranno in alcun modo ‘censurate’, purché rispondano a “elevati standard di qualità e compatibilità”.

 

Il successo dei programmini per personalizzare gli smartphone – dai giochi alle mappe fino alle applicazioni per essere sempre informati sul meteo o sull’andamento di borsa – è stato, un po’ come gli sms per i cellulari di prima generazione, una vera e propria sorpresa.

 

Il successo raggiunto dal negozio virtuale di Apple – dove si trovano circa 50 mila applicazioni, gratuite e a pagamento – si deve anche al modello di business scelto dalla società, che cede agli sviluppatori il 70% dei guadagni legati alla vendita delle applicazioni e si accolla i costi di tutte le carte di credito, di web hosting e delle infrastrutture associate.

 

Secondo qualche analista, presto Apple – che ha già ampiamente superato il miliardo di applicazioni scaricate dall’App store a poco più di un anno dal lancio – comincerà a guadagnare più dalle vendite di applicazioni che da quelle dei dispositivi stessi.

 

Il successo dello store è indiscutibile, ma l’entità dei guadagni è molto difficile da stabilire.

Secondo la società di analisi Kaufman Brothers, i guadagni trimestrali legati all’App store si aggirerebbero intorno alle poche centinaia di milioni di dollari, su un totale di 1,5 miliardi di dollari di introiti legati all’iPhone.

Dividendo il numero di download per il numero di dispositivi in circolazione e partendo dal presupposto che il prezzo di ogni applicazione è di 1 dollaro, infatti, l’analista Shaw Wu ha calcolato che il guadagno della Apple sulle applicazioni si aggira intorno agli 8 dollari per iPhone.

Una cifra decisamente esigua dunque, ma non è questo il punto: l’obiettivo strategico di questi negozi è infatti quello di legare i clienti al marchio e di agire da “facilitatori” delle vendite di dispositivi.

 

Il gruppo coreano è l’ultimo in ordine di tempo a fiondarsi su questo nascente mercato, in cui hanno fatto il loro ingresso di recente anche Research in Motion, produttrice del celebre BlackBerry, Microsoft col Windows Marketplace for Mobile, Nokia e Vodafone.

 

Tutti player, vogliono insomma conquistare una fetta di un mercato che, secondo Strategy Analytics  varrà, alla fine di quest’anno, 62 miliardi di dollari.

 

Sempre secondo la società di ricerca, Apple ha catturato nel 2008 il 12% del mercato delle applicazioni mobili, ma il suo successo è stato soprattutto quello di aver creato, grazie al suo modello di business remunerativo per gli sviluppatori, un grande stimolo per l’innovazione.

 

Questo però, ha portato anche a una forte competizione che ha fatto notevolmente abbassare i prezzi delle applicazioni, molte delle quali sono addirittura gratuite.

 

Altri produttori di cellulari, come abbiamo visto, hanno prontamente deciso di inseguire Apple, ma – secondo gli analisti Strategy – storicamente sono sempre stati gli operatori a dominare la distribuzione dei contenuti.

 

Questi ultimi, tuttavia, stanno iniziando a cambiare le loro strategie, sperando di ri-attrarre gli sviluppatori e di guidare un rapido cambiamento dello scenario, in cui ogni categoria avrà i suoi punti di forza e di debolezza.

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