Audiovisivo: la Reding a Roma interviene su digitale, social network, pirateria. ‘Per settembre proposte concrete per nuove politiche’

di Raffaella Natale |

Italia


Viviane Reding

Il passaggio dall’analogico al digitale, il problema della privacy e la repressione dell’illegalità. Questi i temi affrontati oggi da broadcaster, produttori ed esperti internazionali in occasione dell’incontro ‘Nuovi contenuti, nuove piattaforme‘ tenutosi nell’ambito del convegno internazionale Strategie e politiche per l’audiovisivo del terzo millennio‘, alla Casina Valadier di Roma, organizzato dalla Fondazione Lazio per lo sviluppo dell’audiovisivo in concomitanza con l’apertura della terza edizione del RomaFictionFest che quest’anno ospita per la prima volta l’incontro estivo dei leader mondiali del settore media, entertainment and information del World Economic Forum.

 

“Il settore – ha spiegato Viviane Reding, Commissario Ue per la Società dell’Informazione e dei Media – sta cambiando e la transizione verso nuove realtà di comunicazione bisogna farla, dimenticando però le vecchie norme. L’Europa diventerà un vero e proprio mercato interno dell’audiovisivo con 500 milioni di cittadini, senza alcuna frammentazione nel settore e con regole uguali per tutti. Prevedo che le aziende paneuropee dell’audiovisivo possano operare in modo creativo dando così vita a un modello vincente”.

 

“Per la nuova piattaforma – ha ricordato – abbiamo reso le norme ‘neutre’. Ma c’è il rischio di trovarsi di fronte ad una valanga di informazioni difficilmente gestibili. E proprio qui ci sarà bisogno di una figura, magari da individuare nel giornalista, che deve diventare una guida di fiducia”.

 

Una delle sfide che attende l’Europa sarà giocata anche sul piano della lotta alla pirateria. Per il commissario Reding, “i giovani non sono disposti a pagare per un servizio televisivo. Piuttosto preferiscono scaricare gratuitamente ciò che vogliono vedere”.

“Se il settore – ha precisato – non riuscirà a diventare una multipiattaforma, consentendo tra l’altro ai giovani di pagare i contenuti a prezzo modico, perderemo una grossa partita. Dobbiamo dimostrare che scaricare illegalmente significa rubare. Alcuni Stati membri (come la Francia, ndr) stanno procedendo con il metodo repressivo, ma è giunto il momento di riflettere su come trasformare le norme adattandole al nuovo mondo. Per settembre, comunque, presenteremo delle proposte concrete su come adottare nuove politiche nell’era digitale”.

 

Il Commissario ha anche annunciato che sempre a settembre sarà avviato un tavolo europeo per la regolamentazione del copyright: partirà ‘una piattaforma online con la quale – ha spiegato – gli esperti si confronteranno sui vari metodi per difendere i contenuti e introdurre, laddove è il caso, la necessaria regolamentazione. Metteremo sul tavolo le diverse opzioni e le diverse possibili direzioni, senza imporre modelli dall’alto’.

 

Focus anche sulla tutela dei minori e sulle nuove frontiere multimediali. “Presto – ha annunciato il commissario Ue – verrà introdotto un modello di regolamentazione per i social network che prevede il divieto di accesso per i minori di 13 anni”.

 

“Per molti bambini – ha ammesso Tero Ojanpera Executive, vice presidente Nokia – ‘YouTube è l’unica piattaforma che usano. Dobbiamo riflettere su cosa significhi: tra dieci anni un cellulare sarà molto diverso da oggi e darà la possibilità di connettersi sempre e ovunque con tutti. Ecco quindi porsi il problema della privacy, perché non è detto che tutti desiderino connettersi con tutti”.

 

E riferendosi alle nuove tecnologie, Riccardo Tozzi, presidente Anica producer section e presidente Cattleya, ha affermato che “anche se le sale cinematografiche hanno ripreso un peso importante, l’home video sparirà e sarà sostituito dallo scarico dei filmati da internet”.

“La pirateria resta un problema determinante: i cosiddetti pirati sono clienti non serviti“, è la provocazione lanciata da Tozzi, convinto che sia necessario “da una parte organizzare un’offerta legale di qualità e a prezzi ragionevoli, come si è fatto con la musica con i brani scaricati a 0,90 euro, e dall’altra reprimere l’illegalità”.

 

Una cosa è certa “l’interattività – ha affermato Marco Bassetti, consigliere Apt chief operating officer Endemol – è più facile averla sul cellulare e sui siti web’.

I nuovi aggregatori, come YouTube, Twitter o MySpace non hanno ancora trovato un modello di business. E’ chiaro che in futuro le risorse si indirizzeranno sempre di più verso l’online, ma questo non cambierà totalmente i nostri modelli. A cambiare sarà soprattutto la frammentazione dell’offerta“. Alla fine, comunque, secondo Bassetti, ‘vince lo storytelling: chi sa raccontare storie troverà spazio e modelli di business su tutte le piattaforme’.

E alla domanda perché le produzioni americane si siano imposte in Europa e non viceversa, Bassetti ha risposto “perché gli Stati Uniti hanno privilegiato i produttori rispetto ai distributori. In Europa, invece, si è privilegiato la difesa del servizio pubblico”.

Per i produttori, il problema sarà “individuare brand capaci di andare su più piattaforme”.

 

“Abbiamo organizzato il convegno – ha detto Francesco Gesualdi, presidente della Fondazione Lazio per lo Sviluppo dell’Audiovisivo – con la convinzione che questo comparto meriti, soprattutto un momento di crisi economica come quella attuale, strategie condivise tra gli addetti del settore e una seria politica di programmazione. La Fondazione Lazio sta facendo la propria parte attraverso concreti interventi per sostenere il prodotto e stimolare l’innovazione, ma credo che iniziative come quelle organizzate oggi debbano spronare anche il governo a ritenere l’industria dell’audiovisivo un assetto decisivo per la rinascita del Paese”.

“L’industria dell’audiovisivo – ha ricordato – rappresenta infatti in Italia una grande risorsa culturale ed economica; non è possibile guardare oltre la crisi senza dare il giusto peso e i necessari investimenti a un settore che da sempre costituisce un traino per la nostra economia e un mezzo per affermare la nostra immagine nel mondo”.

 

Anche le Tv generaliste sono pronte a raccogliere sfide e opportunità offerte dai nuovi media, hanno assicurato i presidenti della Rai Paolo Garimberti e di Mediaset Fedele Confalonieri. Se Mediaset “punta a rafforzare il suo core business, cioè l’offerta tradizionale, ma anche la sua presenza sul digitale terrestre free e pay e nel mercato dei contenuti’, ha ricordato Confalonieri, la Rai scommette sul digitale ‘per fornire un’offerta differenziata, free, in grado di soddisfare le esigenze dei diversi pubblici, per aumentare la qualità e magari acquisire nuova pubblicità”.

Confalonieri si è quindi congratulato per i buoni risultati ottenuti dal settore nell’area romana: “Il presidente Marrazzo ha spiegato bene cosa significa la fiction per il Lazio e per Roma“, ha detto Confalonieri: “Basti pensare che tra noi e la Rai produciamo una cifra pari a circa 500 milioni di euro che dà lavoro ad attori e maestranze sempre più qualificate”.

 

Ma soprattutto, ha concluso Garimberti, “serve una ‘mental revolution’, bisogna cambiare la testa di chi fa la Tv”.

 

Alla Rai il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha chiesto di essere “meno romanocentrica e più policentrica’, di dotarsi di una “più forte proiezione internazionale” e di impegnarsi ancora di più sul versante della qualità, “per far sì che la gente capisca per quale motivo va pagato il canone”.

Stiamo studiando dei meccanismi per rendere più difficile evadere il canone Rai. Ci sono diversi disegni di legge depositati e, tra le varie possibilità, c’è quella di agganciare il canone alla bolletta elettrica“.

Più in generale, il viceministro ha sottolineato: ‘So che la regione Lazio sta facendo un grosso lavoro di protezione del prodotto italiano che comunque è importante. Rimane da risolvere il problema di riuscire a imporre il prodotto italiano al di fuori dei confini nazionali; spesso non ci si riesce, forse i contenuti vanno leggermente modificati per un pubblico più europeo’.

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