Hi-tech e ambiente: Greenpeace dà i voti alle aziende. Bene Nokia, scivolone per Sony Ericsson

di Alessandra Talarico |

Mondo


Rifiuti elettronici

Lo smaltimento dei rifiuti elettronici e l’impiego di sostanze chimiche pericolose nella produzione di prodotti tecnologici come personal computer e cellulari rappresentano una vera e proprio emergenza ambientale: il mondo, infatti, consuma ogni anno sempre più prodotti elettronici, che contengono sostanze chimiche tossiche e metalli pesanti che non possono essere riciclati o smaltiti senza pericolo.

 

Il problema potrebbe essere in parte arginato se le società dell’hi-tech si impegnassero a cambiare rotta e a eliminare completamente da tutti i loro prodotti elementi quali i ritardanti di fiamma bromurati e il PVC, sostanze che possono accumularsi nel corpo di animali ed esseri umani e provocare danni irreversibili alla salute.

L’Onu calcola che ogni anno vengano prodotti nel mondo 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici e già molti studi evidenziano la presenza di questi metalli in quantità sempre maggiore nel corpo umano, con conseguente incremento di patologie quali disordini dello sviluppo neurologico e cancro.

 

Il riciclo di questi elementi, contenuti nei Pc, nei telefonini e in diversi prodotti elettronici – richiede infatti processi molto sofisticati e costosi, ragion per cui più che smaltirli correttamente si preferisce molto spesso esportarli illegalmente nei paesi più poveri, che stanno diventando l’immondezzaio dell’occidente. A farne le spese, poi, sono soprattutto i bambini che lavorano nelle discariche senza alcuna protezione contro il cocktail di sostanze tossiche e veleni contenuto in questi prodotti.

 

Greenpeace fa i chiodi da tempo all’industria hi-tech, e con la sua Eco-guida ai prodotti elettronici – giunta alla dodicesima edizione – evidenzia il comportamento (virtuoso o meno) delle maggiori società del settore, le quali hanno presentato una serie di impegni ‘volontari’ che però sono in molte a non rispettare.

 

La classifica è guidata da Nokia che su un punteggio massimo di 10 punti ne ha segnati 7,4.

“Ottimo – sottolinea Greenpeace – il punteggio per la bassa tossicità delle componenti e per l’impegno contro il cambiamento climatico. Meno bene per la bassa percentuale di riciclaggio effettivo dei prodotti”, nonostante il gruppo finlandese abbia avviato un programma di ritiro dell’usato con quasi 5.000 punti di raccolta attivi in 84 Paesi.

 

In seconda posizione si colloca la coreana Samsung che passa da un punteggio di 6,9 nella precedente edizione dell’Ecoguida a 7,1, grazie all’impegno della società nella riduzione dei gas serra, all’eliminazione del PVC nei modelli lanciati a partire da novembre 2007 e al lancio di nuovi modelli senza ritardanti di fiamma bromurati. Samsung si è inoltre impegnata a bandire composti alogenati nei chips e nei semiconduttori, ftalati e altre sostanze, entro il 2012.

 

Sony Ericsson mantiene la terza posizione con un punteggio di 6,5, mentre sorprese in positivo arrivano da LG e Toshiba: la prima ha guadagnato due posizioni aumentando il punteggio a 5,7 anche se – sottolinea Greenpeace – “perde punti sui criteri legati alla chimica per essersi rimangiato l’impegno a eliminare PVC e ritardanti di fiamma entro il 2010 (l’impegno adesso è limitato solo ai telefonini)”.

La giapponese Toshiba invece guadagna due posizioni e si piazza al 5° posto con un punteggio che aumenta di poco a 5,5, a pari merito con Motorola che si è impegnata sul fronte delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

 

Apple, con un punteggio di 4,7, perde una posizione e si piazza all’11° posto: pur avendo eliminato PVC e ritardanti di fiamma bromurati da tutti i suoi prodotti e ridotto i consumi energetici del 3% dal 2006 al 2007, la società potrebbe fare di più riguardo ad altre sostanze tossiche e dovrebbe fornire dati più completi su efficienza energetica e fonti alternative.

 

Clamoroso lo scivolone di Sony, che passa dal quinto al dodicesimo posto con un punteggio ridotto da 5,5 a 4,5.

La società ha infatti rinviato ad oltre il 2010 l’eliminazione di PVC e ritardanti di fiamma bromurati, non sostiene il “principio della Responsabilità Individuale del Produttore” e non ha esteso il programma di ritiro di prodotti usati oltre il Nord America.

 

Brutte notizie anche per HP, Dell e Lenovo che non hanno tenuto fede all’impegno di eliminare PVC e ritardanti di fiamma bromurati entro il 2009.

 

“Gli impegni volontari delle aziende non sono un gioco” e rispettarli è possibile, visto che in molti lo fanno, ha concluso Greenpeace, esortando i grandi marchi a “impegnarsi anche per il clima, riducendo le emissioni di gas serra e facendo pressione sui governi del Pianeta affinché, al Summit sul Clima che si terrà a Copenhagen il prossimo dicembre, si decidano accordi vincolanti per limitare al massimo l’innalzamento delle temperature”.