Google: manca l’interprete, rinviato a settembre processo contro manager della divisione italiana per video sulle violenze contro disabile

di Alessandra Talarico |

E' polemica per la decisione della difesa di tenere il processo, unico nel suo genere e quindi seguitissimo dalla stampa straniera, a porte chiuse.

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È stato rinviato al 29 settembre prossimo il processo con rito abbreviato ai 4 dirigenti di Google Italia accusati di concorso in diffamazione e violazione della privacy per la diffusione del video di un’aggressione ai danni di un ragazzo disabile in una scuola di Torino.

Il rinvio è stato causato dall’assenza dell’interprete che avrebbe dovuto agevolare la testimonianza dell’ingegnere americano di Google che ha contribuito alla realizzazione del servizio Google Video e dalla successiva indisponibilità del giudice incaricato del caso.

I fatti risalgono al settembre del 2006: le immagini incriminate, riprese con un telefonino, mostravano le vessazioni subite da un ragazzo di 17 anni, insultato e percosso nell’indifferenza del resto della classe.

Immagini di umiliazione e violenza che hanno fatto in un batter d’occhio il giro della rete a hanno aperto un acceso dibattito sulla responsabilità, oltre che degli autori del gesto, anche dei siti che ospitano questo tipo di contenuti generati dagli stessi utenti. Per questo ha destato molta perplessità, soprattutto nei media stranieri giunti a seguire un processo per molti versi unico nel suo genere, la decisione dei difensori dei dirigenti Google di imporre un dibattimento a porte chiuse.

Una decisione che da molto da pensare: “Prendiamo atto della trasparenza di Google”, ha infatti commentato il pubblico ministero Alfredo Robledo, che si era detto invece favorevole a un’udienza a porte aperte.

Il video in questione è stato subito rimosso da Youtube: i 4 minorenni autori delle violenze fisiche e psicologiche sono stati indagati per violenza privata e se la sono cavata con un periodo di ‘messa alla prova’.

Anche se il padre della vittima ha quindi ritirato la denuncia contro Google, il comune di Milano e l’associazione Vividown si sono costituite parte civile e ai 4 dirigenti – David Carl Drummond (ex presidente del Cda di Google Italia), George De Los Reyes, (ex membro del Cda), Peter Fleitcher, responsabile delle strategie per la privacy per l’Europa di Google e Arvind Desikan, responsabile del progetto Google Video per l’Europa – i magistrati hanno contestato l’ipotesi di reato di diffamazione e violazione sulla privacy, con riferimento alle norme che riguardano dati “atti a palesare lo stato di salute della persona inquadrata”.

I magistrati hanno stabilito inoltre che i 4 manager “avevano l’obbligo giuridico di impedire l’evento”, disponendo un’informativa sulla privacy ben visibile al momento di caricare il file sul sito.

Secondo il pm Francesco Cajani, però, nessuno dei 4 avrebbe affrontato la problematica relativa alla protezione dei dati personali né effettuato alcun tentativo di prevenire la diffusione del video attraverso un controllo preventivo del suo contenuto: a Drummond e Fleitcher il magistrato ha contestato anche di avere violato la legge sulla privacy per “trarne profitto per il tramite del servizio Google Video”.

Secondo la società, la denuncia penale è totalmente ingiustificata e nasconderebbe piuttosto la volontà di censurare il web: “come dare la colpa alle poste per una lettera di minaccia”, ma i 4 manager Google rischiano fino a tre anni di prigione.

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