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Rai: nuovo rinvio per le nomine e su Sky ancora nessuna novità

Italia


Si è chiuso anche quest’ennesimo Cda Rai senza che siano state fatte le nuove nomine per i piani alti di Viale Mazzini. A quanto riferiscono fonti vicine all’azienda, tutta la partita dei nuovi nomi, che dovrebbe investire Tg2, Tg3, Raidue e Raitre oltre al settore della radio, è stata rinviata.

 

Nonostante fossero all’ordine del giorno della riunione, come affermato nei giorni scorsi anche dallo stesso presidente della Rai, Paolo Garimberti, a margine di un’audizione in Vigilanza, nessun curriculum è stato esaminato oggi, in attesa probabilmente dei risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative di domenica e lunedì prossimi quando la Lega Nord , forte del suo 10% alle Europee, farà probabilmente pesare l’atteso ulteriore successo elettorale, chiedendo la direzione di Raidue.

 

Ad anticipare le richieste del Carroccio, il leader storico, Umberto Bossi convinto ora che “se dovesse entrare La Lega allora la Rai cambierebbe davvero“, anche se in una recente intervista, a una domanda se nella tv pubblica ci sarà presto un direttore di marca leghista, Bossi ha risposto con un laconico: “Vedremo“.

 

“E’ chiaro che tutti ci aspettavamo delle nomine. Se non ci sono, vuol dire che qualche problema c’è“, ha ammesso il consigliere di amministrazione in quota Pdl Antonio Verro, che invita i colleghi a non inquadrare la questione dal punto di vista politico: “Bisogna ragionare dal punto di vista aziendale. Ogni ritardo nelle nomine strategiche rischia di arrecare un danno”.

 

I bene informati, parlano di questo braccio di ferro tutto interno alla maggioranza, soprattutto per quel che riguarda la poltrona lasciata libera da Marano: nelle scorse settimane si era parlato dell’inviata del Tg1 Susanna Petruni come probabile candidata alla guida della seconda rete. Ma dopo il successo elettorale la Lega ha cominciato a reclamare più spazi, non nascondendo la delusione per l’affiancamento di altri tre vice dg a Marano. E’ dunque tornato in pista, tra gli altri, il vicedirettore di Libero di fede leghista Gianluigi Paragone. Resterebbe invece al momento in pole per la direzione di Raidue l’attuale direttore del Mattino, Mario Orfeo.

 

In ogni caso non resta che aspettare il Cda della prossima settimana che è stato convocato mercoledì.

 

Sul fronte della delicata trattativa per il rinnovo del contratto con Sky, il direttore generale Mauro Masi ha soltanto svolto un’informativa, spiegando ai consiglieri di aver inviato una lettera alla Pay TV (partita lunedì scorso) che illustra la posizione dell’azienda.

 

Il Dg ha di fatto richiesto a Sky di formulare una nuova proposta, posto che quella avanzata non è stata ritenuta accettabile.

L’offerta, formulata già nel mese d’aprile, è nero su bianco: 425 milioni per sette anni (350 milioni per i 5 canali Raisat e 75 milioni per Rai Cinema).

 

Il vero nodo della trattativa sarebbe il perimetro dell’offerta, in particolare i canali free (i generalisti, Raiuno, Raidue e Raitre, più quelli gratuiti del digitale terrestre, Rai 4, Rai News 24, Rai Gulp, Rai Sport Più, Rai Storia).

Masi vorrebbe due tavoli: uno per RaiSat e l’altro per il resto dei canali free, a partire da RaiUno, RaiDue e RaiTre. Due tavoli distinti per tenersi da una parte i 60 milioni l’anno garantiti da Murdoch per il bouquet pay e dall’altra per riprendersi dall’altra quei canali free. Per Mockridge, invece, il tavolo era e rimane solo uno e ha fretta di capire – visto che il contratto RaiSat scade a fine luglio – quanto la Rai è disposta a chiedere.

Si tratta di una partita importante che prevede la partnership tra il servizio pubblico e Sky e l’opportunità per la Rai di puntare tutto su Tivù, la nuova piattaforma satellitare gratuita messa a punto con Mediaset e Telecom Italia Media, che sarà pienamente operativa a luglio.

Altra ipotesi. La Rai potrebbe comunque lasciare su Sky, Raiuno, Raidue, Raitre, ma senza i contenuti coperti da diritti internazionali (grandi partite, film in prima visione). Oppure potrebbe valutare l’offerta Sky ma togliendo dal pacchetto i cinque ‘nuovi’ canali destinati al digitale terrestre.

Le opzioni sono diverse e l’operazione comunque si dovrà chiudere entro luglio.

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