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Yahoo! apre nuovo centro di ricerca e sviluppo in Cina. Monta intanto la protesta degli utenti contro il software per filtrare i contenuti

Cina


Yahoo! ha aperto in Cina il suo terzo centro di Ricerca e Sviluppo, dopo quelli situati a Sunnyvale (California) e Bangalore (India). Ne ha dato notizia il quotidiano China daily, sottolineando che il centro, che attingerà al folto vivaio di ingegneri e informatici del Paese, si occuperà di nuove tecnologie di ricerca web, di advertising e di cloud computing, ma anche dello sviluppo della piattaforma core del gruppo a livello globale.

 

La compagnia statunitense non ha riferito il montante degli investimenti, né quante persone verranno impiegate, ma Jeff Kinder – senior vice-president, Yahoo Media Products & Solutions – ha spiegato che il novo centro sarà indipendente da Alibaba Group, di cui Yahoo! controlla il 39% ma che, in Cina, controlla le operazioni del gruppo.

Alibaba gestisce il maggiore sito cinese di aste online – taobao.com – e Alibaba.com, una piattaforma di eCommerce business-to-business.

 

I rapporti tra Yahoo! e Alibaba, secondo il China daily, si sarebbero fortemente inaspriti dopo l’ingresso di Carol Bartz alla guida della società statunitense.

Alla manager spetta l’ingrato compito di risollevare le sorti della compagnia, i cui utili sono crollati del 78% nel primo trimestre, a 118 milioni di dollari: tra le misure previste, la sostituzione di molti executives e il taglio dei costi, incluso il licenziamento del 5% dei dipendenti.

 

“La ragione principale che ci ha spinto ad aprire il nuovo centro di ricerca e sviluppo in Cina è la forte presenza nel Paese di ingegneri e informatici”, ha spiegato Kinder, aggiungendo che obiettivo di Yahoo! è anche quello di ottimizzare la struttura dei costi.

 

Monta intanto in Cina la polemica sulla decisione del governo di dotare i computer in vendita nel Paese dal 1° luglio di un software in grado di bloccare l’accesso ai siti pornografici: un sistema che, secondo l’industria e le associazioni in difesa della libertà di espressione, non servirebbe ad altro che a spiare gli utenti e metterebbe in pericolo la stabilità della rete.

 

Le autorità si sono difese sottolineando che non si tratta affatto di spyware, ma soltanto di una maniera per proteggere i minori dalla pornografia online e dai contenuti violenti o inappropriati.

Ma i precedenti del governo di Pechino in fatto di censura, non sono certo una buona base di partenza per convincere l’opinione pubblica dell’innocuità del software ‘Green Dam-Youth Escort‘, per la cui realizzazione il governo avrebbe speso oltre 6 milioni di dollari.

Green Dam-Youth Escort collega il Pc con una ‘lista nera’ di siti costantemente aggiornata, ma non potrebbe essere usato a scopi repressivi – assicurano le autorità – perché si tratta di un software per il riconoscimento delle immagini in grado di individuare soltanto le immagini pornografiche.

 

Si tratterebbe, insomma, solo di un filtro, che tra l’altro potrà essere disattivato in qualsiasi momento. Niente di più. Ma secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano cinese Beijing Times, l’83% degli utenti considera l’inserimento coatto del software nei Pc una violazione della privacy.

Il 74% degli intervistati pensa comunque che questo sistema non funzionerà, mentre il 93% dichiara di non aver intenzione di pagare un costo addizionale per il software.

 

Nonostante lo stringente controllo delle autorità cinesi sul web, il moto di protesta degli utenti si è espresso anche su blog, chat e tramite lettere ai giornali.

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