Domini personalizzati: la prossima rivoluzione del web pressoché ignorata dalle aziende

di Alessandra Talarico |

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Web 3.0

E’ stata preannunciata dall’Icann come la più grande trasformazione della rete da dieci anni a questa parte, ma la personalizzazione dei domini internet è un’opzione ancora pressoché ignorata, soprattutto dalle aziende.

A giugno dello scorso anno l’Icann – ente non profit che si occupa dell’assegnazione degli indirizzi IP – aveva annunciato di voler alleggerire le ferree regole che governano i domini per permettere che le registrazioni non fossero più limitate a singoli paesi – come .it (Italia), al commercio (.com) o alle organizzazioni istituzionali (.net o .org) – ma comprendessero anche un nome proprio o di quello di un’azienda.

 

Ogni persona fisica, a partire dal prossimo anno, potrà dunque registrare un dominio sulla base del proprio nome, mentre le compagnie potranno registrare facilmente indirizzi legati al contenuto del settore in cui operano. Si potranno dunque avere estensioni come .Microsoft o .Nike, o domini specifici per un determinato prodotto, come ‘running.nike’.

 

Come rivela un’indagine condotta di Gandi.net, su 100 manager del settore ecommerce (sia di grosse aziende che di società minori), 75 sono all’oscuro di questa nuova opzione, sostenuta dall’Icann anche per permettere alle società di difendersi dal cybersquatting, che consiste nel registrare nomi a dominio corrispondenti a marchi famosi non ancora registrati dai rispettivi aventi diritto, ai quali poi vengono venduti per somme altissime.

 

Non ci saranno esclusioni di alcun tipo – come si paventava, ad esempio per l’estensione .xxx tanto cara all’industria del porno – ma i criteri di selezione saranno relativamente esigenti, a partire dalla somma richiesta dall’Icann per depositare una candidatura: 185 mila dollari.

 

Ogni registrazione generica di un’estensione, inoltre, dovrà essere basata su criteri quali il rispetto del copyright (l’estensione .microsoft, per esempio, sarà riservata alla società di Redmond) o il divieto di imitare le estensioni esistenti (niente . gooogle o .microsfot, dunque).

 

L’Icann inizierà ad accogliere le richieste di nuovi domini a partire dall’anno prossimo, stimando di ricevere tra le 300 e le 500 richieste nel primo trimestre: una rivoluzione, dunque, molto annacquata rispetto alle premesse, quando l’ente prevedeva sarebbero nate da subito milioni di nuove estensioni personalizzate.

 

C’è inoltre chi pone interrogativi per l’estensione, ad esempio, dei nomi delle città: prendiamo ad esempio la città di Fiuggi, che corrisponde anche a un noto marchio commerciale, o – andando oltre i confini – la città di Orange o di Evian.

A chi verrà assegnata l’estensione, al marchio commerciale o alla municipalità? In questi casi, o anche quando il dominio sarà contestato da due aziende, l’ICANN prevede un sistema di aste tra gli interessati.

Alcuni domini, come ad esempio, .science potrebbero arrivare a valere molto, anche svariati milioni di dollari, scatenando grandi interessi economici, di cui – questo è certo – beneficerà l’ICANN, che, avendo speso per il nuovo sistema oltre 10 milioni di dollari, conta molto su un recupero dei costi.

L’ente, in effetti, riceve una commissione su ogni estensione venduta nel mondo attraverso altre società. un’attività che rappresenta il 95% del fatturato dell’organizzazione che, ricordiamo, è non-profit.