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Fine dei processi in Tv: l’Agcom firma con le principali emittenti il Codice di autoregolamentazione

Italia


E’ stato siglato nella sede dell’Agcom, dopo 18 mesi di lavoro intorno ad un tavolo comune, il Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive. A siglare l’intesa sono state le principali emittenti nazionali (Rai, Mediaset, TI Media), la Federazione Radio Televisioni , l’Aeranti-Corallo, l’Ordine nazionale dei giornalisti, la Federazione nazionale della Stampa e l’Agcom. Il Codice entrerà in vigore entro il 30 giugno 2009, dopo la costituzione di Comitato di controllo.

 

“E’ una svolta nella comunicazione – ha detto il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò – Non si vuole limitare la libertà di informazione, ma bisogna rispettare i diritti personali, soprattutto la dignità delle persone” nel trattare argomenti delicati come i processi.

“…C’è voluto tempo – ha ricordato il presidente – ma non volevamo rinunciare ad arrivare ad un’intesa né volevamo agire con un atto d’autorità. Non si vuole limitare assolutamente il diritto di cronaca ma evitare rappresentazioni che possano distorcere il reale andamento dei fatti processuali. Vedere che tutte le emittenti hanno aderito, anche a costo di rinunciare a qualche punto di share, è positivo per tutta la società civile”.

 

Il presidente Rai, Paolo Garimberti, a margine della firma, ha commentato: “E’ un’azione importante  perché eravamo in un piano inclinato che ora abbiamo raddrizzato. Nel giornalismo le discese sono pericolose’.

 

Per il capo di Mediaset, Fedele Confalonieri, “…la cosa bella è che sia un’autoregolamentazione e non un’imposizione dall’alto. Una cosa che abbiamo fatto molte volte in questi anni’.

 

Sul carattere dell’autodisciplina si è soffermato anche Mauro Nanni, di Telecom Italia Media, sottolineando “…la piena condivisione e la volontà di piena applicazione di questo codice”.

 

“…Oggi firmiamo – ha detto Roberto Natale presidente della Fnsi – e insieme traiamo nuovo impulso nella determinazione ad opporci a norme che tendono a limitare il diritto di cronaca, come il ddl intercettazioni”.

 

Il Codice – si legge in un comunicato dell’Agcom – trova fondamento nei diritti – garantiti dalla Costituzione – di libertà di espressione del pensiero da un lato e di rispetto dei diritti della persona dall’altro, riconoscendo la necessità di piena esplicazione del diritto di cronaca degli operatori dell’informazione e, nello stesso tempo, l’inderogabile dovere di rispettare nell’esercizio di tale funzione informativa, i diritti alla dignità, all’onorabilità e alla riservatezza delle persone.

 

Con tale atto – prosegue il comunicato – le parti s’impegnano ad osservare le seguenti regole nelle trasmissioni televisive che abbiano ad oggetto la rappresentazione di vicende giudiziarie in corso:

 

a) curare che risultino chiare le differenze fra documentazione e rappresentazione, fra cronaca e commento, fra indagato, imputato e condannato, fra pubblico ministero e giudice, fra accusa e difesa, fra carattere non definitivo e definitivo dei provvedimenti e delle decisioni nell’evoluzione delle fasi e dei gradi dei procedimenti e dei giudizi;

 

b) diffondere un’informazione che, attenendosi alla presunzione di non colpevolezza dell’indagato e dell’imputato, soddisfi comunque l’interesse pubblico alla conoscenza immediata di fatti di grande rilievo sociale quali la perpetrazione di gravi reati;

 

c) adottare modalità espressive e tecniche comunicative che consentano al telespettatore un’adeguata comprensione della vicenda, attraverso la rappresentazione e la illustrazione delle diverse posizioni delle parti in contesa, tenendo ponderatamente conto dell’effetto divulgativo ed esplicativo del mezzo televisivo che, pur ampliando la dialettica fra i soggetti processuali, può indurre il rischio di alterare la percezione dei fatti;

 

d) rispettare complessivamente il principio del contraddittorio delle tesi, assicurando la presenza e la pari opportunità nel confronto dialettico tra i soggetti che le sostengono – comunque diversi dalle parti che si confrontano nel processo – e rispettando il principio di buona fede e continenza nella corretta ricostruzione degli avvenimenti;

 

e) controllare, nell’esercizio del diritto di cronaca, la verità dei fatti narrati mediante accurata verifica delle fonti, avvertendo o comunque rendendo chiaro che le persone indagate o accusate si presumono non colpevoli fino alla sentenza irrevocabile di condanna e che pertanto la veridicità delle notizie concernenti ipotesi investigative o accusatorie attiene al fatto che le ipotesi sono state formulate come tali dagli organi competenti nel corso delle indagini e del processo e non anche alla sussistenza della responsabilità degli indagati o degli imputati;

 

f) non rivelare dati sensibili, o che ledano la riservatezza, la dignità e il decoro altrui, e in special modo della vittima o di altri soggetti non indagati, la cui diffusione sia inidonea a soddisfare alcuno specifico interesse pubblico.

 

Bruno Vespa, accusato più volte d’aver dato vita a veri e propri processi nel salotto della sua trasmissione, ha dichiarato: “…Poiché la distinzione dei ruoli tra accusa e difesa e il chiarimento di tutte le posizioni processuali è stato sempre alla base dei criteri di comunicazione di ‘Porta a porta’, se questa è la raccomandazione del documento varato dall’Agcom, siamo perfettamente d’accordo”.

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