NGN: ecco nel dettaglio le strategie individuate da Francesco Caio per ‘portare l’Italia verso la leadership europea nella banda larga’

di Alessandra Talarico |

Italia


Franesco Caio

Non se ne sentiva più parlare dal 12 marzo, da quando il rapporto “Portare l’Italia verso la leadership europea nella banda larga. Considerazioni sulle opzioni di politica industriale” era stato presentato al sottosegretario Paolo Romani.

Ora, il cosiddetto rapporto Caio sulla banda larga è rispuntato in rete, su Wikileaks, il sito nato sulla scia di Wikipedia con l’obiettivo di rendere pubblici documenti governativi segretati che hanno impatto sulla sfera pubblica o di denunciare comportamenti poco etici dei governanti o delle corporations.

 

Il documento, di 105 pagine, prevede tre opzioni per investimenti pubblici nella rete Next Generation: la prima ipotesi – per raggiungere la leadership europea con la copertura di 100 città attraverso un mix di fibra ottica e rame – implica un ingente investimento pubblico e la creazione di un’azienda rete nazionale integrata costruita intorno alla struttura di rete di Telecom Italia, per valorizzare l’investimento pubblico ed evitare aiuti di Stato.

 

La seconda ipotesi inclusa nel rapporto permetterebbe al nostro Paese di “non arretrare in Europa” e prevede la copertura di 40-50 città con una rete esclusivamente in fibra ottica, raggiungendo una copertura pari al 25% delle abitazioni.

 

Una terza ipotesi, la più ‘conveniente’ economicamente, prevede un investimento pubblico limitato e possibili partnership con utility locali sul modello scandinavo e implica la costituzione di una o più aziende di rete locali focalizzate sulla costruzione di reti in fibra, con gara per scegliere il/i partner privati ed evitare aiuti di Stato.

 

L’Italia, sottolinea il rapporto, ha un tasso di diffusione e crescita della banda larga tra i più bassi in Europa e non si è dotata negli anni scorsi di significativi programmi di investimento nelle NGN come invece hanno fatto altri Paesi.

Il digital divide penalizza 7,5 milioni di cittadini, pari al 12% della popolazione e la banda larga mobile presenta ad oggi una limitata complementarietà con la rete fissa, coprendo solo l’1% della popolazione non raggiunta dalla rete fissa.

 

In questo contesto – sottolinea il rapporto Caio – “un intervento di finanza pubblica sembra indispensabile per estendere la rete in aree in cui la bassa densità non giustifica l’investimento dei gestori”.

 

Per valutare con precisione il costo dell’iniziativa e stabilire le tecnologie da utilizzare e le specifiche di banda minima da garantire nella zone a più bassa densità, Caio ha chiesto la consulenza dei gestori nazionali e sulla base dell’analisi svolta con il loro contributo, si è stilato un piano che “può essere completato entro il 2011 se avviato entro il giugno del 2009” .

 

Questo piano, che ipotizza 2Mbps di banda minima garantita – adeguati per veicolare i servizi di base e di mettere in gara più piattaforme (Fisso, Radiomobile, Satellite, Hyperlan, WiMax) ma non per una piena interattività di video comunicazione a più alta definizione né per i servizi di IPTV – prevede un investimento di 1,2-1,3 miliardi di euro.

 

Questa sembra la strada preferibile, spiega Caio, poiché “…vista la percentuale di popolazione non ancora raggiunta, ed i piani di e-gov, che portano su internet molti servizi essenziali, si ritiene opportuno dare priorità al fattore tempo e raccomandare un intervento che in tempi rapidi possa portare una copertura minima alla totalità – o quasi – della popolazione”

 

Garantire una velocità di 20 megabit al secondo appare infatti un progetto sproporzionato, a fronte del livello ancora troppo modesto della domanda di banda larga, che in Italia è tra i più bassi d’Europa.

 

Il rapporto sottolinea altresì la necessità nuovo approccio nella pianificazione e gestione degli interventi pubblici e definisce ordini di priorità per gli investimenti e modalità operative alla luce anche delle diverse problematiche identificate, tra cui lo scarso coordinamento tra le iniziative; gli obiettivi e i criteri non condivisi delle reti e dei servizi da implementare; la duplicazione di reti esistenti e la scarsa capacità di pianificazione progettuale.

 

Caio suggerisce quindi di affidare al Ministero dello Sviluppo Economico la regia della definizione degli obiettivi di copertura del digital divide e di qualità della rete a banda larga in Italia e di definire un processo di coordinamento Stato – Regioni, attribuendo a queste il compito di definire obiettivi di copertura/ qualità delle reti locali coerenti con il piano nazionale e di gestire il processo esecutivo di allocazione dei fondi.

 

Al Ministero dello Sviluppo Economico anche il compito di individuare altre possibili iniziative per agevolare la realizzazione dell’infrastruttura, quali “incentivi a ristrutturazioni che prevedano canaline per fibra; permessi per nuovi lotti se prevedono canalizzazioni di allacciamento a dorsali/ centrali in fibra; introduzione nei piani regolatori di un piano di canalizzazione; obbligo per i Comuni di pubblicazione piani di scavi/ canalizzazione e incentivi a Utilities per aggiungere canaline fibra”.

 

Internet è oggi usata regolarmente in Italia da più di 20 milioni di persone e più di 10 tra questi utilizzano una connessione in banda larga.

Ma la rete di accesso in rame, l’unica diffusa su tutto il territorio nazionale, presenta limiti strutturali che “lasciano intravedere la sua incompatibilità con la seconda fase di crescita della banda larga”.

Eppure, è ormai riconosciuto che le infrastrutture di nuova generazione rappresentino “una variabile chiave della competitività del territorio in grado di attrarre capitali e talenti”.

La loro realizzazione inoltre, “può innestare un circolo virtuoso occupazione-investimenti in grado di dare un contributo importante alle iniziative in senso anticiclico”.

 

Obiettivo della strategia messa a punto da Caio è dunque quello di garantire entro due-tre anni al 99-100% della popolazione un servizio in banda larga con caratteristiche adeguate per i principali servizi e di raggiungere entro 5-6 anni una percentuale delle connessioni in tecnologia NGA che collochi l’Italia al livello dei leader mondiali (40-50%).

“La rete a banda larga – ha sottolineato il consulente del governo – è diventata una infrastruttura centrale per la competitività delle imprese e la qualità della vita di milioni di cittadini”.

 

“I giochi – ha aggiunto – si faranno da adesso ai prossimi 3-5 anni” e il nostro Paese “ha ancora una buona base di partenza, anche se negli ultimi anni gli investimenti in fibra hanno rallentato”.

 

“Come dimostrato da una lunga tradizione di innovazioni – ha aggiunto Caio – abbiamo competenze a livello di eccellenza mondiale”, ma bisogna partire subito per non continuare ad accumulare ritardi.

 

Portare l’Italia verso la leadership europea nella banda larga. Considerazioni sulle opzioni di politica industriale

 

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