Pacchetto telecom rimandato a settembre. La Reding ai ministri Ue: ‘Riforma troppo importante per fallire’ sulle norme anti-pirateria

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Dopo la decisione di ieri di riaffermare il principio secondo il quale “in mancanza di una decisione preliminare dell’autorità giudiziaria non possono essere imposte limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli utenti di Internet”, che – contro ogni previsione dopo i lunghi negoziati e il compromesso raggiunto da Commissione, Consiglio e Parlamento – ha fatto saltare l’intera riforma delle norme europee sulle tlc, la palla è ora nel campo del Consiglio dei ministri delle telecomunicazioni, che dovrà decidere se accettare o meno il pacchetto di riforme.

 

Il compromesso raggiunto con il Consiglio su questo punto stabiliva, invece, che le misure relative all’accesso o all’uso di servizi e applicazioni internet da parte degli utenti finali “devono rispettare i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, anche in relazione alla vita privata, alla libertà di espressione e di accesso alle informazioni e al diritto ad una sentenza di un tribunale indipendente e imparziale istituito dalla legge e che agisca nel rispetto di un processo equo”.

 

L’emendamento, proposto Guy Bono per affermare il principio che il copyright va sì protetto ma non criminalizzando l’uso commerciale dei contenuti o gli utenti, rappresenta secondo la Commissione “una importante riconferma dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione europea”, ma è anche vero, come hanno sottolineato i relatori del testo, che esso rappresenta altresì interessi completamente diversi da quelli della riforma, che riguarda le infrastrutture più che i contenuti.

 

L’emendamento, per molti, ha un alto valore simbolico e politico soprattutto per quanto peserà anche sulle decisioni che il governo francese si appresta a prendere riguardo l’approvazione di una legge anti-pirateria altrettanto controversa con la quale si applicherebbe a chi scarica contenuti dalla rete illegalmente la regola dei ‘tre strikes’, ovvero inviare tre avvisi, e qualora vengano ignorati, tagliare la connessione ad Internet a chi scarica illegalmente contenuti protetti dal diritto d’autore.

Se il Ddl dovesse essere approvato, la Francia si troverebbe in una posizione molto delicata, divenendo il primo paese occidentale a prevedere la sospensione della linea internet, misura discutibile e impopolare ma che la dice lunga sulla posizione di molti governi in fatto di lotta alla pirateria digitale.

 

Dal momento poi che sono i governi e non gli organi comunitari a disciplinare l’accesso a internet, appare dunque molto improbabile che il Consiglio delle Telecomunicazioni del prossimo 12 giugno decida di accettare il testo con l’aggiunta dell’emendamento e di ‘salvare’ così il pacchetto telecom.

 

La ricerca di un compromesso sarà con più probabilità affidata al ‘Comitato di conciliazione’ fra le due istituzioni, rimandando quindi l’inizio delle nuove negoziazioni a settembre, dopo che saranno state formate le commissioni parlamentari della nuova legislatura e sempre se il nuovo Parlamento accetterà il risultato della votazione di ieri.

 

Se però il nuovo esecutivo non riconoscesse come proprio il lavoro svolto finora dai tre relatori della riforma –  la socialista francese Catherine Trautmann, il conservatore britannico Malcom Harbour e la popolare spagnola Pilar del Castillo Vera che probabilmente verranno tutti riconfermati – allora si dovrebbe ricominciare tutto daccapo, posponendo la nascita delle nuove regole al nuovo decennio e vanificando un testo sul quale l’attuale Parlamento ha comunque espresso un ampio consenso.

 

L’istituzione di un nuovo organismo comunitario (BEREC) incaricato di migliorare il funzionamento del mercato interno delle reti e dei servizi di comunicazioni elettroniche, è stata approvata ad esempio con 565 voti favorevoli.

493 i voti a favore della direttiva sulla tutela della privacy, relativa ad aspetti quali le informazioni da fornire agli utenti sull’eventuale compromissione dei loro dati personali e il rafforzamento dei poteri di attuazione e controllo delle autorità competenti, in particolare nella lotta allo spam, e il miglioramento della cooperazione e del controllo transfrontalieri.

605 i voti favorevoli alla modernizzazione delle norme per una gestione più efficiente e coordinata dello spettro radio.

 

Il Parlamento ha anche approvato la riforma della direttiva GSM, che promette di far risparmiare oltre 1 miliardo e mezzo di euro agli operatori mobili i quali potranno fornire e sviluppare tecnologie senza fili innovative in modo più semplice e redditizio, attraverso le frequenze utilizzate dai cellulari GSM.

 

Ai ministri Ue che si riuniranno il 12 giugno si è rivolta quindi il Commissario Viviane Reding, invitandoli a “riflettere su quanto il pacchetto sia importante per uscire dalla crisi”.

“La Commissione Europea assieme al Consiglio vedrà se alla riunione del 12 giugno sarà possibile raggiungere un accordo con gli Stati membri. Questo pacchetto è troppo importante per fallire su un tema del genere”, ha aggiunto la Reding.

 

Anche Malcom Harbour ha sottolineato la necessità di non rimettere in discussione l’intera riforma, ma di concentrarsi solo sull’emendamento contestato: “Si voleva prendere posizione contro il disegno di legge francese…ma si poteva farlo senza compromettere tutto il pacchetto”, ha spiegato Harbour.

 

Delusione per la mancata approvazione della riforma è stata espressa anche dall’Associazione degli operatori europei Etno, che auspica la rapida soluzione della questione sottolineando che “la riforma è necessaria per dare un chiaro segnale a chi vuole investire nelle reti di nuova generazione”.