Spamming: Italia prima nella Ue per posta indesiderata. E dopo lo stop di Bruxelles arriva anche quello del Garante Privacy  

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Stop the Spam

Dalla Commissione Ue arriva lo stop alla posta elettronica non desiderata, comunemente detta spam, che ogni giorno affoga le cassette di posta elettronica di centinaia di milioni di cittadini.

Secondo i dati diffusi a Bruxelles, l’Italia è il primo produttore di spam a livello europeo.

L’esecutivo vuole che gli Stati membri adottino “sanzioni civili e penali per combattere la posta indesiderata”, un problema che il 65% dei cittadini Ue considera ancora eccessivo, si legge nel documento adottato ieri dalla Commissione.

 

“Lo spam è una piaga che colpisce quotidianamente il 65% dei cittadini Ue“, ha commentato il Commissario Ue per la Società dell’informazione e Media, Viviane Reding. E, ha spiegato il Commissario, nonostante lo spamming sia “vietato dalla legge, il divieto non viene applicato“. Per questo Reding, assieme al Commissario alla Protezione dei consumatori Meglena Kuneva, ha chiesto “sanzioni più efficaci contro chi invia spam“. Secondo i dati diffusi dalla Commissione, gli Usa producono la maggior parte dello spam mondiale (19,8%), seguita dalla Cina (9,9%) e dalla Russia (6,4%). All’ottavo posto nella top ten dei maggiori produttori di spam c’é l’Italia (3%), il primo Paese europeo per diffusione di posta indesiderata.

 

E proprio in Italia, continua l’azione del Garante Privacy contro lo spamming e il marketing disinvolto.

Nella nota si legge che, anche se i dati sono estratti dalle Pagine Gialle o dai registri pubblici, quando si usano sistemi automatizzati è obbligatorio acquisire prima il consenso dei destinatari.

L’Autorità ha vietato l’ulteriore trattamento illecito dei dati personali a cinque società che inviavano pubblicità tramite fax e posta elettronica senza il preventivo consenso degli interessati. Il Garante è intervenuto a seguito delle segnalazioni di alcuni utenti che continuavano a ricevere eMail e fax indesiderati nonostante non avessero mai manifestato alcun consenso all’uso dei loro dati per questo scopo.

 

Le società coinvolte (due inviavano lo spam tramite posta elettronica, tre tramite fax) in alcuni casi fornivano l’informativa e la richiesta di consenso contestualmente all’invio del primo fax o della prima eMail che avevano già un contenuto di carattere commerciale.

 

Il Garante ha ribadito, invece, che l’uso di sistemi automatizzati per inviare messaggi promozionali, anche quando si tratti di dati estratti da elenchi categorici o da albi, impone la preventiva acquisizione del consenso da parte dei destinatari. Alle cinque società è stato dunque vietato l’ulteriore trattamento illecito dei dati degli utenti interessati, i quali non potranno dunque più essere disturbati. La mancata osservanza del divieto del Garante espone anche a sanzioni penali.

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